La uso non la uso… la LIM
di Assunta Viteritti (Sociologa dei processi educativi)
Una scuola media di Roma (una tra le tante) ha 8 sezioni, in sei di queste, ma solo per le prime, è stata introdotta di recente, lo scorso Settembre, la LIM. Questa campeggia nuova fiammante, in ognuna nelle 6 classi di prima. La docente di Italiano e Storia è l’unica che sa come usarla. La stessa docente insegna in tre sezioni, in prima, in seconda e in terza. Nessuna delle altre colleghe e nessuno degli altri colleghi usa la LIM. La nostra docente di Italiano e Storia è contenta di usarla e si fa aiutare dai suoi studenti e, in particolare in prima B, c’è un ragazzino molto capace che si impegna ad accenderla, a cercare le cose che la maestra richiede, lui poi ha la responsabilità di spegnerla quando finisce l’ora e deve assicurarsi che tutto sia a posto. Il ragazzino si chiama Gianni.
Il dirigente scolastico ha utilizzato 2000 euro per ognuna delle LIM acquistate, quindi ha speso 12 mila euro, è soddisfatto dell’acquisto ma vorrebbe che più docenti la utilizzassero. La nostra docente di italiano (si chiama Elisa) ha imparato da sola, si è vero ha fatto anche un corso di formazione ma in effetti è poi nell’usarla in classe, con gli studenti, che si è accorta di quanto le piacesse e di quante cose si possono fare “certo ci devi perdere tempo”, si ritrova a dire, “ci devi lavorare insieme alla LIM”. La usa per gli esercizi di Italiano e per le ricerche di Storia e in classe sono tutti abbastanza contenti. Certo tra gli studenti e le studentesse coloro che hanno il computer a casa sono più avvantaggiati ma anche le altre e gli altri che non avevano mai usato un computer prima iniziano a divertirsi e non vedono l’ora che la maestra Elisa faccia lezione.
Il preside, all’inizio dell’anno scolastico, ha voluto fare un corso di formazione a cui molti/e docenti hanno partecipato. Il formatore era dell’azienda che ha venduto le LIM e il corso è stato dedicato per lo più ad aspetti tecnici, come funziona la macchina, le accortezze per usarla, ecc. ma il tutto è stato illustrato solo dal punto di vista teorico, nel senso che durante il corso la LIM non era presente, era assente ma si parlava di lei. Quindi, i docenti che non la sapevano usare quando è finito il corso non la sapevano usare. Alla domanda: “ma lei perché non la usa?” la risposta spesso è “non mi trovo, preferisco i metodi con cui ho più esperienza” oppure “tutto sommato non è niente di nuovo”. Le risposte lasciano il dubbio: non la usano perché non la conoscono o la conoscono e non la usano?
Ora facciamo un calcolo, dato che la nostra maestra Elisa insegna solo in tre sezioni questo vuol dire due cose: che lei la usa solo nelle prime delle tre sezioni in cui insegna (nelle seconde e terze la LIM non c’è) e nelle altre 3 dove pure la LIM è presente non la usa nessun docente (perché non la sanno usare). La scuola ha investito 12 mila euro in tecnologie didattiche che sono usate poco, anzi pochissimo. E’ un inizio? E’ già un fallimento? Non lo sappiamo, si vedrà con il tempo, bisognerà vedere quanto l’oggetto digitale sarà capace di entrare nelle pratiche didattiche, quanto si farà vedere, quanto la pratica della maestra Elisa contagerà la pratica degli altri colleghi.
Quello che questa piccola storia racconta è che la LIM non serve a molto se non diventa un oggetto tecnologico sociale e relazionale, ma non usata è solo un oggetto vuoto e inerte, è solo un costo non ammortizzato. Nelle poche classi in cui la LIM viene usata – da un solo docente e per poche ore alla settimana – è una risorsa per la didattica ma poi, alla fine delle ore della maestra Elisa, l’oggetto digitale così osannato dai media e dalla retorica ministeriale viene diligentemente chiusa dal nostro Gianni solerte e ubbidiente.
La LIM non produce nulla se non entra nella politica didattica di una scuola, è un oggetto che ha bisogno di soggetti che la usino, solo così può diventare un alleato creativo per la didattica altrimenti è solo uno spreco che riempie una parete e che presto diventerà obsoleto. La tecnologia richiede partecipazione altrimenti è solo tecnologia non usata, quindi quasi nulla, una mosca fastidiosa sul muro.