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Recensione di LA PIU’ GRANDE, romanzo di D. Morosinotto

: recensione di LA PIU’ GRANDE, romanzo di D. Morosinotto

a cura di Paola Benadusi Marzocca (esperta di editoria per ragazzi)

In un avvincente romanzo Davide Morosinotto racconta la vita di una donna pirata, ispirandosi alla figura storica di Ching Shih e arricchendola di uno spessore umano e psicologico finora assenti. LA PIU’ GRANDE dal titolo del libro (Rizzoli, pp.525, € 17,00), fu famosa anche in Europa e in America, come hanno scritto contemporanei e storici, tanto che nel 2003 Ermanno Olmi nel bellissimo film “Cantando dietro i paraventi”, reinterpretò con grande maestria le avventurose vicende della giovanissima pirata che tra il 1700 e la prima metà dell’800 diventò il capo della più grande flotta corsara di tutti i tempi.

Oggi il termine corsaro ha assunto un significato negativo, ma all’epoca i pirati erano navigatori di notevole bravura e coraggio, avventurieri spesso di nobile nascita. Ching Shih era di umili origini. E soprattutto era una donna. Sappiamo che la storia delle donne è in genere una storia di esseri muti, raramente infatti hanno avuto una posterità. Ching Shih supera in pieno questo assioma fondato sulle sottili distinzioni che già faceva Aristotele fra la naturale predisposizione dell’uomo al comando e della donna all’obbedienza.

La protagonista del romanzo di Morosinotto si chiama Shi Yu, ha solo sei anni, è orfana, vive a Canton in una bettola e lavora per il proprietario Bai Bai, violento e spregevole individuo, che non esita a insultarla e prenderla a frustate. Pagherà caro il suo atteggiamento, ma ancora siamo all’inizio della narrazione. La vita della bambina cambia con l’incontro con Li Wei, un ragazzino che conosce le arti marziali ed è nipote di un grande maestro. La bambina vuole imparare, capisce che per evitare lo squallido destino che l’attende, dovrà cominciare subito a prepararsi ad una lotta senza esclusione di colpi. Predestinata a vivere un’ esistenza straordinaria, subito Shi Yu rivela capacità fuori del comune addestrando il suo corpo con l’ausilio di una mente acuta, una sensibilità inquieta e la incrollabile determinazione a compiere imprese mirabolanti. “La sciabola è una tigre feroce. La spada, una fenice in volo.” E Shi Yu impara davvero a volare. La Cina di quell’epoca non offriva opportunità di riscatto per le donne se non attraverso il matrimonio o la prostituzione. Si salvavano dalla morte e dall’abbandono solo le neonate che si supponeva sarebbero diventate belle. Chi nasceva di sesso femminile infatti era ritenuta un peso per la famiglia e il potere.

Chi fosse in realtà Shi Yu nessuno lo sa, né da dove provenisse, forse da una stirpe guerriera anche se non sapeva niente di se stessa; la sua natura giovane e vigorosa non era portata a scansare il pericolo, bensì a fronteggiarlo. E seppe dimostrarlo. Rapita casualmente dai pirati del temibile Drago d’Oro entrò a fare parte dell’equipaggio per la sua abilità nelle arti marziali. Di sfida in sfida riuscì a raggiungere a 19 anni il comando di una flotta di pirati che in breve tempo contò più di cento velieri. Ma più si diffondeva la sua fama tra il popolo e le alte gerarchie governative, più aumentavano i nemici. Lo stesso imperatore cominciò a temerla. Si sparse la voce che fosse una donna crudele e assetata di sangue, che faceva parte di una setta segreta, una strega che possedeva un libro magico dove erano descritte le tecniche oscure dell’Aria e dell’Acqua. Tante storie fantastiche, come sempre avviene quando mancano indagini rigorose, prove certe tali da dissipare il margine di ambiguità che rende sfocati i contorni di alcune figure del passato e insondabili i loro moventi, tanto più se sono donne. Comunque sia “la più grande” ha compiuto tante e tali gesta da fare divenire irrilevante questa o quell’altra azione attribuitale entrando a pieno titolo nella leggenda.

Scuola democratica
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