Speranze per la scuola del terzo millennio
di Laura Correale (Docente di latino e greco presso il liceo classico Giulio Cesare di Roma)
Nell’assistere al convegno “Speranze per la scuola del terzo millennio” (terzo appuntamento dell’iniziativa Classici Dentro organizzata dai licei romani Visconti, Giulio Cesare, Virgilio), mi sono trovata a riflettere come siano spesso le persone migliori, le più oneste intellettualmente a esercitare una continua e sistematica autocritica, a farsi carico e a imputare a se stesse le difficoltà, le manchevolezze e gli insuccessi. E come purtroppo questo esercizio autocritico sia colto con entusiastico opportunismo da chi non dispone o non vuole disporre di una simile attitudine. Mettiamo sotto processo il liceo classico, mettiamoci sotto processo, guardiamo con rigore i nostri difetti e le nostre inadeguatezze. “Perdiamo iscrizioni”, “forse siamo inattuali”. Molta onestà intellettuale e alcune verità in queste domande. Ma possiamo dire altrettanto di chi in un’analisi spesso non del tutto circostanziata del nostro liceo sembra dimenticare il dissesto, il purtroppo innegabile decadimento del sistema educativo italiano nel suo complesso?
I nostri alunni faticano sempre di più nell’apprendimento del latino e del greco e al nostro liceo viene rimproverato l’eccesso di grammaticismo: è vero. Ma in questi decenni la scuola italiana, tutta, dalla scuola primaria in poi, ha visto un progressivo e radicale decadimento dello strumento fondamentale e imprescindibile per qualunque processo di apprendimento: quello linguistico. Tutti ne siamo testimoni, ogni giorno.
Che cosa è stato fatto per porre rimedio a questo che dovrebbe essere il punto di partenza di qualunque riflessione? Nella pur giusta ansia di adeguarci ai sistemi europei, si sono ridotte le ore dell’insegnamento dell’italiano. La scuola è avulsa dal contesto della realtà? Ma sì, certo: togliamo un’ora di geografia dall’insegnamento del biennio. Nell’assenza quasi totale delle istituzioni, il liceo classico negli ultimi decenni si era autoriformato, con l’aggiunta dell’inglese al triennio e della storia dell’arte al biennio. Poi è arrivata la riforma e la storia dell’arte se ne è andata. Di nuovo, con la pazienza delle formiche la scuola, da sola, cerca di porre rimedio e la storia dell’arte in qualche liceo ricompare.
Si rimprovera al liceo classico l’eccessiva separazione tra materie umanistiche e materie scientifiche, ma l’idea vera di liceo classico si fonda sull’unità del sapere, umanistico, filosofico e scientifico. In questi ultimi decenni l’insegnamento scientifico, la sperimentazione didattica, la costruzione e l’uso di laboratori hanno raggiunto un livello di eccellenza in alcuni licei. Pochi probabilmente, i migliori: questo è il vero problema.
Forse correggere i difetti, raggiungere ed eliminare con precisione chirurgica, come si usa dire adesso, i malfunzionamenti, è troppo difficile. E’ più facile ragionare in grande.
Torniamo a noi, all’insegnamento del latino e del greco, quello che di fatto caratterizza il nostro liceo. Veniamo all’eccesso di grammaticismo che ci viene rimproverato. Ma a quale scuola pensano i nostri accusatori, forse a quella della loro adolescenza? Quanti anni sono che non aprono un libro di testo di latino o di greco? Avrebbero visto come negli ultimi anni, nel bene e nel male, l’insegnamento delle lingue, sempre più affiancato dall’ausilio della traduzione italiana, è essenzialmente e giustamente finalizzato alla conoscenza della cultura, della letteratura della storia delle civiltà antiche. E questo anche a detrimento della capacità di traduzione degli alunni, anche dei migliori. Ma è un prezzo che forse è giusto pagare.
La sentenza emessa ieri concede al liceo classico di sopravvivere purché sappia rinnovarsi: a questo punto, visti i precedenti, speriamo che ci lascino fare da soli, che possiamo autoriformarci senza altri di quegli interventi legislativi con cui dobbiamo faticosamente fare i conti ogni giorno.
Il prof. Berlinguer auspica che la cultura classica e umanistica sia più presente in tutti gli indirizzi e non rimanga patrimonio esclusivo del liceo classico. Mi permetto di esprimere una preoccupazione: che più cultura classica e umanistica in tutti i licei significhi di fatto una minor conoscenza delle lingue classiche in tutti il licei. Insegnare il mondo antico a prescindere dalla conoscenza delle lingue classiche e dalla lettura dei testi rischia di diventare una sintesi acritica e professorale. Non vorrei che proprio chi invoca una scuola fondata più sull’apprendimento che sull’insegnamento dimenticasse che l’approccio linguistico, la disciplina e il rigore richiesti dallo studio delle lingue classiche, sono alla base di quelle capacità critiche e di quell’autonomia intellettuale che sono il vero scopo della scuola delle competenze.
Vedi anche:
La sentenza sul liceo classico: non arresti domiciliari ma impegno nei servizi sociali di Luciano Benadusi (sociologo dell’educazione, direttore di Scuola Democratica)
“CLASSICI DENTRO”. Le competenze degli studi umanistici e la sfida del Terzo Millennio di Irene Baldriga (Dirigente Scolastico Liceo Classico “Virgilio”, Roma)