Dall’ottobre 2023, dopo l’attacco terroristico di Hamas, nella Striscia di Gaza sono morti 13.000 bambini e 39.000 studenti hanno perso l’ultimo anno di scuola. Nonostante la recente tregua ‒ faticosamente negoziata e sempre a rischio ‒ le violenze restano in corso nei territori di Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme Est.
Si tratta di eventi tragici che stanno procurando solo dolore e morte. Secondo recenti dati dell’UNICEF e dell’Alto Commissario delle Nazioni Uniti per i Diritti Umani (UN- HRC) nel territorio di Gaza oltre 780.000 studenti hanno dovuto interrompere le quotidiane attività di apprendimento e più dell’80% delle strutture scolastiche sono state distrutte. Le responsabilità dei crimini e dei danneggiamenti, come da molte autorevoli voci internazionali è stato sottolineato, sono da imputare al governo israeliano, che ‒ anche contro la volontà di moltissimi israeliani che pure hanno sofferto e soffrono per la sorte degli ostaggi catturati ferocemente dal gruppo terroristico di Hamas ‒ perpetua crimini, violazioni e abusi del diritto umanitario internazionale, tra cui l’affamamento della popolazione civile, la detenzione arbitraria, l’uccisione e la mutilazione di migliaia di bambini, la distruzione di infrastrutture come ospedali e scuole e della memoria di un popolo e del suo diritto all’esistenza.
La sofferenza collettiva dei palestinesi è sedimentata da decenni di ingiustizie sistemiche, di occupazioni illegittime e dinamiche di potere asimmetriche, radicate nell’area del Medio Oriente ed esacerbate da atti di terrorismo e violenze di gruppi estremisti. Queste dinamiche violente comportano la negazione di un’educazione adeguata ed erodono la capacità di intere generazioni di immaginare e aspirare a futuri alternativi. Alimentano semmai semi di odio reciproco tra due popoli, bruciando la possibilità di riconoscere reciprocamente l’umanità dolente degli altri e di approdare ad un modo di vivere senza più violenze.
La comunità internazionale ha il dovere di usare la propria voce e le proprie risorse per invocare e promuovere percorsi di giustizia e di pace e per assicurarsi che i civili smettano di portare il peso delle decisioni dei potenti, e che i diritti e l’educazione dei bambini, dei giovani e degli adulti siano preservati e valorizzati.
La direzione e la redazione di Scuola democratica
