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America verso la post democrazia anche in educazione


Una rivista con una lunga storia antifascista come Scuola Democratica non può restare silenziosa e indifferente di fronte a quanto sta accadendo a livello globale. È in atto l’affermazione di destre reazionarie e autoritarie che, pur nella loro diversità, presentano tratti culturali comuni con il fascismo. A cominciare dalla disaffezione e finanche il disprezzo verso la democrazia e verso i temi di giustizia sociale che, pur con limiti e contraddizioni, aveva finora accompagnato il cammino della democrazia in Europa (e non solo). Già nel 2019, sull’onda del crescente populismo e nazionalismo, intitolammo la prima conferenza scientifica di Scuola Democratica Education and Post-Democracy, un tema più forte e urgente oggi. Le ricerche elettorali, a livello nazionale e internazionale, indicano che solo una educazione “democratica” risulta costituire il principale antidoto contro le tendenze di nazionalismo e populismo di destra che intanto si sono esponenzialmente moltiplicate. Non solo diminuiscono i paesi ad ordinamento democratico ma addirittura quello che ne rappresentava un baluardo nel mondo – gli Stati Uniti d’America – con l’avvento di Trump sta virando verso un assetto autocratico e verso alleanze esterne con stati autocratici e con pretese imperialistiche, come la Russa di Putin. Tutto ciò dispiega i suoi effetti anche nel campo dell’education. Il clima di caccia alle streghe nei riguardi delle Università e in generale verso la cultura woke dei progressisti tende a far sparire parole quali equità, inclusione, differenze, genere (tema a cui è dedicato questo numero speciale della rivista), mentre molte altre vengono disapprovate se non bandite. Il ciclone Trump si è abbattuto anche sul National Center for Education Statistics portando a distruggere migliaia di dati di ricerca ivi conservati (Tuttoscuola, 10 marzo, 2025) che facevano luce sulle ingiustizie sociali e sui processi di esclusione nel sistema di istruzione.  Un’azione esibita pubblicamente che ha molto impressionato è quella dell’abolizione del Dipartimento per l’istruzione affinché il governo delle scuole non sia più di competenza federale ma dei singoli stati. Una decisione che andrebbe però al di là di quello che in Italia accadrebbe se fosse approvata, Cosa accadrebbe in Italia con la discussa proposta di legge di origine leghista sull’autonomia differenziata? Perché tutto ciò? La retorica dice: perché si deve restituire la scuola alle famiglie, perché la scuola pubblica indottrina i bambini con diavolerie quali l’evoluzionismo, il genere, le scienze sociali e altre discipline corruttive…(così si esprime la stampa di destra in Italia).

Siamo di fronte a delle vere e proprie distopie passatiste e si vogliono tagliare le unghie alle istituzioni – come la scuola e l’università – più resistenti alla normalizzazione della destra post-democratica. La soppressione del dipartimento federale sull’istruzione non sarà di facile attuazione, poiché richiederebbe al Senato americano una maggioranza qualificata di cui i repubblicani sono sprovvisti: qualcosa rimane ancora in vita della divisione dei poteri, uno dei fondamenti della democrazia liberale. Si è allora fatto ricorso ad una mezza misura: il dimezzamento tramite licenziamenti della metà dei suoi dipendenti. A meno che anche questa decisione venga bloccata dalla magistratura, ne potranno scaturire effetti simbolici di condizionamento delle autorità periferiche, incluse quelle democratiche. Ma anche effetti non simbolici poiché tra i programmi amministrati dal Dipartimento ci sono anche quelli previsti dal Title I della legge ESSA (Every Student Succeeds Act), varata da Barack Obama nel 2015,che attualmente destina, attraverso il Dipartimento federale dell’istruzione 18,4 miliardi di dollari di finanziamenti supplementari alle scuole K-12 (primarie e secondarie) ad alto tasso di povertà, e 15,5 miliardi di dollari di sovvenzioni per coprire i costi dell’istruzione per gli studenti con disabilità (Tuttoscuola, 10 marzo, 2025).

Il mito americano delle eguali opportunità educative e sociali era stato già da tempo sfatato da molte ricerche. Oggi con il governo Trump, che dichiara di voler rendere l’America “Great Again”, le opportunità saranno rese ancora più diseguali.

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