
Andrea, 15 anni, dopo la scuola media decide di iscriversi, sostenuto dai genitori, a un liceo classico del quartiere. Un quartiere benestante della città, famiglie borghesi, belle case, tutti amanti degli animali, nel vicino parco molti di quelli che hanno cani si incontrano e si parlano, soprattutto della salute e delle abitudini dei loro amici pelosi. Un quartiere borghese della città come ce ne sono tanti. Andrea è il figlio del portiere di uno palazzo di una delle vie principali del quartiere. È figlio unico, il papà si prende cura dello stabile in cui anche loro vivono e la mamma fa l’infermiera nel reparto di chirurgia di un vicino piccolo ospedale di zona. I genitori di Andrea sono di origine rumena, sono arrivati in Italia, ognuno per proprio conto, da diversi anni e si sono conosciuti in città, nelle cerchie di amici della loro stessa nazionalità. Andrea è nato in Italia, è bravo a scuola, ha sempre avuto buoni voti. È gentile e educato, quando ci incontriamo spesso mi racconta della scuola. Alla fine delle scuole medie, come altri compagni della sua classe, decide di iscriversi a uno dei licei del quartiere, un liceo classico noto e ritenuto di qualità.
Una mattina il papà di Andrea è particolarmente nervoso, lo sono spesso i portieri, hanno molte rogne da gestire. Gli chiedo se posso fare qualcosa e mi racconta una piccola storia che voglio riportare. Insieme alla moglie, appena a metà del primo anno del liceo, avevano deciso di trasferire Andrea in un’altra scuola poiché nel liceo scelto non si era trovato bene. Chiedo spiegazioni. Mi racconta che i prof. spesso riprendevano Andrea, durante le interrogazioni, per il suo accento, per il fatto che il suo italiano non fosse perfetto, un italiano, che, a detta dei prof. gli avrebbe impedito di imparare bene il latino e il greco. Non mancava occasione che non facessero notare la loro particolare apprensione per quell’accento ritenuto non adeguato. Un fare che ha man mano influenzato il clima generale della classe e anche i giovani compagni di classe di Andrea hanno finito per riempire di silenzio tutti i momenti delle interrogazioni o delle discussioni in cui Andrea prendeva parola.
In famiglia Andrea non aveva parlato subito di questa situazione ma i genitori avevano notato qualcosa, non andava più a scuola volentieri e non si concentrava più come prima nei compiti a casa. La mamma di Andrea, una donna dolce e discreta ma allo stesso tempo di carattere, riesce a farsi dire qualcosa dal figlio. Ne parlano in famiglia e decidono di andare a parlare con i prof.. Durante il colloquio i docenti, con modi garbati ma senza lasciare adito a dubbi, non tacciono ai genitori di Andrea le loro convinzioni: a loro avviso quella scuola non è adatta per Andrea, non fa al suo caso, Andrea ha bisogno di una scuola capace di valorizzare le sue qualità, magari una scuola professionale, dove avrà certamente modo di impegnarsi con maggiore costanza. Non lasciano molto spazio alla discussione, hanno le idee chiare, è per il bene di Andrea.
Tornati a casa, delusi e anche scontenti, ne parlano con Andrea. Decidono insieme che si, è vero, quella scuola non è adatta. Una scuola svilente e non motivante, non capace di coltivare le qualità di Andrea. Decidono insieme che è meglio pensare a un’altra scuola. Optano per un liceo privato della zona, mamma e papà faranno un sacrificio, Andrea è l’unico loro figlio e cosa non farebbero per lui. Andrea si è diplomato lo scorso anno con buoni voti. Negli anni però è più taciturno, sempre educato nel saluto ma quando ci incontriamo mi pare meno sorridente, come se qualcosa lo avesse deluso.

Assunta Viteritti è professoressa ordinaria di Sociologia dell’educazione presso l’Università di Roma “La Sapienza”. È stata Vicepreside della Facoltà di Scienze Politiche, Sociologia e Comunicazione e componente del Collegio del Dottorato in Scienze Sociali Applicate. Ha ricoperto il ruolo di segretaria nazionale della sezione di Sociologia dell’educazione dell’AIS (2015–2018) e di presidente di STS Italia (2019–2021). È membro del comitato editoriale della rivista Tecnoscienza. A livello internazionale ha rappresentato l’Italia in progetti di ricerca europei e partecipa attivamente a network scientifici come EASST (del cui Consiglio Direttivo fa parte) ed ECER. I suoi principali ambiti di ricerca riguardano la costruzione sociale della scienza e della conoscenza, l’innovazione didattica, gli studi di genere e i processi di trasformazione delle istituzioni scolastiche e universitarie. È co-direttrice di Scuola democratica.