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“Ciao Amore Ciao”

“Ciao Amore Ciao”- Recensione

di Paola Benadusi Marzocca (esperta di editoria per bambini e ragazzi)

Dati sconfortanti: la realtà italiana del mondo giovanile è rimasta ferma a 40 anni fa, forse è anche peggiorata. Parole, convegni, commissioni, non si fa che parlare, ma resta un fatto ineludibile: viviamo in una società ingessata, dove i giovani cercano di evitare la frustrante ricerca di un lavoro che in Italia, anche dopo lauree eccellenti, non c’è se non per pochi fortunati. La giornalista Assunta Sarlo affronta questo argomento più che mai attuale in un libro interessante tra l’inchiesta e la testimonianza diretta sua e di altri genitori disegnando con la precisione di una fotografia in bianco e nero l’immagine dell’Italia dei nostri giorni. “Metà Europa, scrive, sta regalando i proprio figli all’altra metà e al resto del mondo. I miei due, altri ragazzi che mi sono cari, sono tra questi. “CIAO AMORE CIAO-STORIE DI RAGAZZI CON LA VALIGIA E DI GENITORI A DISTANZA (Cairo, pp.,140, € 13,00)  offre un quadro impietoso e accorato di quello che sta avvenendo alle generazioni che si affacciano oggi alla vita per intraprendere il loro cammino in una selva oscura di sentieri non ancora tracciati.

I giovani italiani tra i 18 e i 34 anni che vivono a casa con i genitori sono in crescita contrariamente al resto dell’Europa. Non c’è neppure da porsi la domanda del motivo di tutto ciò: chi non se la sente di affrontare un Paese straniero o non ha i mezzi economici per arrivarci resta in famiglia. I ragazzi che hanno le possibilità per farlo partono con l’aiuto dei genitori, con sostegni economici più o meno consistenti e l’ indiscusso appoggio morale. Così come va il mondo.

I genitori in Italia si stanno abituando all’idea che non c’è speranza se non fuori dai suoi confini, si stanno loro malgrado assuefacendo “all’idea che i figli che hanno studiato, che avrebbero le carte in regola per spendere qui le proprie competenze scommettano su un altrove che dà loro ciò che l’Italia di questi anni sembra oscurare: il sentimento del possibile, quello che è giusto accompagni ogni giovinezza.” . Questo fenomeno dei nostri figli che partono coraggiosamente per Paesi sconosciuti, portandosi dietro l’essenziale, una valigia insieme ai loro sogni e a una certa dose di incoscienza che in certi casi aiuta, è ormai così diffuso che sembra una pratica normale.

Per consolarci si può citare Ernest Hemingway de “Il Vecchio e il mare”, uno dei capolavori della storia della letteratura mondiale, “gli farò vedere che cosa sa fare un uomo e che cosa sopporta un uomo.”. Speriamo bene, ma è impossibile evitare lo struggimento nel vedere questi ragazzi e ragazze che partono e che probabilmente torneranno in Italia solo nel periodo delle vacanze. Merita riportare le parole di Marilù R., siciliana. “Quello che sento io, poi, è una perdita più generalizzata: la perdita dei figli della nostra terra. Non posso pensare che uno Stato che è stato conquistato da tutti non possa conquistare se stesso. Vedrei positivamente il fatto che questi ragazzi tornino, portando con sé le conoscenze e le esperienze acquisite. Ma non è quello che sta succedendo. Se parti per forza sei un emigrante: sei dovuto andare.” La mancanza di scelta rende questo esodo comunque drammatico. La mappa Demos di Ilvo Diamanti ha dimostrato, scrive Assunta Sarno, “come il sentimento di sfiducia nei confronti delle possibilità offerte dall’Italia colpisca al massimo grado proprio la fascia di età tra i 25 ei 34 anni. Chi poi ha compiuto studi umanistici è fuori gioco, chi invece è diventato ingegnere soppesando le possibili offerte di lavoro non ha potuto che prendere l’aereo e andarsene.”

Difficile intravedere un cambiamento, tuttavia dopo aver letto questo libro perlomeno c’è una più chiara percezione, dati alla mano, che i confini del nostro Paese si sono dilatati nell’intera Europa. L’Italia viene da pensare in passato non era un’entità politica, ma almeno era un’entità culturale. Oggi è un monumento a cielo aperto.

Scuola democratica
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