“CLASSICI DENTRO”. Le competenze degli studi umanistici e la sfida del Terzo Millennio
di Irene Baldriga (Dirigente Scolastico Liceo Classico “Virgilio”, Roma)
La questione dell’attualità del Liceo Classico e, più in generale, degli studi umanistici nella formazione scolastica è in queste settimane oggetto di una riflessione che esce, finalmente, dalle veloci e inevitabilmente superficiali notizie della cronaca. Se ne stanno facendo promotori tre importanti licei della capitale – il Virgilio, il Visconti e il Giulio Cesare – con il deciso sostegno dell’Ufficio Scolastico Regionale per il Lazio e la collaborazione dell’Associazione Insegnanti di Storia dell’Arte (ANISA).
La prima tappa di “Classici Dentro”, (per scaricare locandina clicca qui) un articolato percorso – che contempla un “Processo al Liceo Classico” e un convegno propositivo che punta ad individuare idee ed obiettivi raggiungibili in un futuro vicino – si è svolta il 12 marzo presso il Liceo Virgilio, con un incontro rivolto principalmente agli insegnanti: un seminario di aggiornamento incentrato su uno dei temi chiave della scuola di oggi, ovvero la didattica per competenze.
Il punto è cruciale, perché proprio nella scuola della teoria, dei contenuti e della riflessione è ormai divenuto strategico e ineludibile stimolare un confronto con la questione della pratica e dell’applicazione. Al Liceo Classico si contesta principalmente l’impostazione antiquata, poco aperta alle novità e ai bisogni di una società in continua trasformazione, proverbialmente (?) incapace di favorire un rapido e sereno inserimento nel mondo del lavoro e persino la trasmissione di abilità ormai obsolete e non spendibili negli scenari economico-sociali in corso di evoluzione.
Il seminario del Virgilio ha messo insieme esperti di discipline e di competenze, con lo scopo esplicito di farli dialogare e di stimolarli nella elaborazione di percorsi di reciprocità: la disciplina sulla competenza, la competenza verso la disciplina. Un’impresa non facile, questo va precisato, perché se nell’area dell’apprendimento delle lingue straniere e delle materie scientifiche si sono maturati molti progressi e validissime sperimentazioni, lo stesso è difficilmente asseribile per l’area specifica delle discipline umanistiche, e ancor di più per le lingue classiche. Di tali difficoltà chi vive nel mondo della scuola ha piena contezza: basta aver frequentato le riunioni dei dipartimenti di Lettere di qualche liceo classico per comprendere appieno lo smarrimento diffuso e le difficoltà metodologiche che l’elaborazione di una didattica per competenze può suscitare in tanti docenti, per non parlare poi della sua curvatura in termini valutativi e di programmazione strutturata.
Ai relatori invitati ad offrire un contributo al seminario di “Classici Dentro” è stato chiesto innanzitutto di pensare in chiave di competenza, cioè di restituzione pratica di un sapere trasmesso in modo situato, esperienziale: dunque…conoscere per essere, certamente, ma anche conoscere per fare, senza pruriti snobistici che puntino ancora ad isolare in modo insensato la cosiddetta cultura “alta” dalla sfera praticissima, sanguigna e meramente “utile” della quotidianità e dell’impresa. Non a caso, a moderare la giornata di studi è stato invitato Claudio Tucci, giornalista del Sole 24 ore, quotidiano notoriamente impegnato in favore di un rapporto sempre più sistematico tra il mondo della scuola e quello del lavoro.
Accanto ad interventi di vera “tecnologia” didattica, come quelli di Stefano Quaglia e Michele Pellerey, totalmente incentrati sull’apprendimento per competenze e correlati dalla dovuta cornice metodologica, si sono così susseguiti contributi più specialistici. Ester Cerbo, studiosa di filologia con alle spalle una ricca esperienza di insegnamento nella scuola, ha illustrato la versatilità del processo di traduzione ed il suo potenziale formativo, quale terreno di esercizio dell’interpretazione semantica che può approdare – nel caso del testo teatrale– ad esiti di autentica creatività. Prodigioso, da questo punto di vista, diventa l’apprendimento rivolto alla tragedia, accompagnato alla interpretazione scenica che trasforma il rapporto con il testo in un momento “agito” con efficacissimi risvolti nell’acquisizione delle competenze dei più giovani.
Marcello Barbanera ha illustrato un percorso incentrato sulla “continuità” della cultura classica e sulla sua forza identitaria rinnovabile nel tempo, comunque sempre attuale, tale da trovare – nel caso della storia delle arti figurative – sorprendenti echi nella piena modernità.
L’intervento di Alessandro Fo, dedicato al rapporto singolare tra letteratura classica e prigionia (nel senso proprio della funzione consolatoria che i testi della tradizione antica possono esercitare nei più oscuri momenti dell’esistenza), ha toccato implicazioni importanti sul ruolo etico della cultura, sulla sua capacità di educazione e di ispirazione delle coscienze. Più tecnici, ma di grande respiro, sono stati i contributi di Luca Bettarini sulla relazione tra struttura del linguaggio e forma del pensiero (con evidente riferimento all’allenamento logico innescato dallo studio delle lingue classiche) e, infine, quello di Pietro Vannicelli dedicato all’attualità dei principi di demokratia partendo ovviamente dal Dibattito costituzionale in Erodoto (III 80-83). Da qui, evidente, il ruolo determinate della lettura delle fonti per lo studio e la comprensione della storia, disciplina che in tale prospettiva assume il valore di nerbo pedagogico per la pratica delle inferenze e delle connessioni interdisciplinari.
Il seminario del Liceo Virgilio, che ha visto un’ampia partecipazione di docenti provenienti da scuole dell’Italia centrale, ha innanzitutto rivelato la possibilità di una proficua e ancora non sufficientemente valorizzata sinergia tra scuola e università, anche sulla questione sostanziale della riflessione metodologica. La costruzione del programma e l’individuazione dei relatori puntava in qualche modo a mettere al banco di prova esperti del mondo accademico sui temi caldi della didattica odierna, stimolando proposte pratiche, esposizioni concrete di temi e di percorsi. Ed è molto importante che il tentativo abbia sortito un esito decisamente positivo, con docenti in gran parte entusiasti della qualità dei contenuti, ma anche delle proposte messe sul tavolo. I valori di cittadinanza attiva, di competenza, di trasversalità disciplinare, di innovazione e di “esperienza” si sono tutti esplicitati – in vario modo – negli interventi dei docenti universitari, suscitando interesse e curiosità, e dimostrando che tali valori appartengono in modo implicito al vastissimo – direi inesauribile – patrimonio della cultura umanistica. Alla scuola spetta il compito, non facile, di declinarli in modo coerente e attuale, di trasmetterli attraverso canali rinnovati, ma anche di concettualizzarli per elaborarne una consapevolezza che non si arresti al fascino ineffabile della Classicità – quello che ammutolisce di fronte al mistero di un capolavoro – e ne dichiari a chiare lettere il senso irrinunciabile per il millennio appena iniziato.
v. anche
“La sentenza sul liceo classico: non arresti domiciliari ma impegno nei servizi sociali” di Luciano Benadusi (sociologo dell’educazione, direttore di Scuola Democratica)
“Scuola: Tra competenze e accountability” da Scuola Democratica N°4 nuova serie – feb 2012 Edizioni Angelo Guerini e Associati (vai a indice – per scaricare intero numero clicca qui)