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Competenze degli adulti, l’emergenza rimane. Che fare ?

Competenze degli adulti, l’emergenza rimane. Che fare ?

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di Fiorella Farinelli (Esperta di sistemi scolastici e formativi)

I risultati principali dell’indagine OCSE-PIAAC1 sulle competenze degli adulti ( 16-65 anni ) sono stati presentati una prima volta da ISFOL nell’ottobre 2013 (scarica il rapporto Le competenze per vivere e lavorare oggi) . Due mesi più tardi è stato reso pubblico il Rapporto Migliorare le competenze degli adulti italiani 2  realizzato da una commissione di esperti incaricata dai Ministri del lavoro e dell’istruzione di una riflessione sui dati PIAAC finalizzata all’individuazione di politiche adeguate. Tanta tempestività lasciava sperare che sarebbero state avviate rapidamente almeno alcune delle misure proposte . Tanto più che nella legge 92/2012 sul mercato del lavoro (cosiddetta Fornero) è stato messo finalmente nero su bianco un approccio sensato alla costruzione di un sistema per l’apprendimento permanente (v. in particolare articolo 4 comma 51-68 Ulteriori disposizioni in materia di mercato del lavoro). Purtroppo non è andata così.

Nella ri-presentazione dei risultati PIAAC, organizzata il 7 maggio da ISFOL con la partecipazione delle massime istituzioni competenti, è apparso chiaro che, pur nell’unanimità delle preoccupazioni per quanto evidenziato dal confronto con gli altri paesi coinvolti dall’indagine, nessuno degli intervenuti ha potuto vantare, e neppure promettere, una prossima messa in opera di un qualche intervento mirato a porvi rimedio. Nelle parole stesse del ministro del lavoro Poletti – sebbene apprezzabili per l’invito ad utilizzare l’indagine non per il solito sport nazionale di “indicare il colpevole” ma per trovare le soluzioni – di impegni in questo senso non ce ne sono stati. Tant’è che il professor De Mauro, che ha presieduto la commissione dei saggi ( e che da ben prima di PIAAC insiste sui rischi per lo sviluppo economico e per la qualità civile del paese di quote molto consistenti di popolazione inchiodate in competenze troppo basse “per poter vivere e lavorare nell’Europa del terzo millennio” ), ha voluto ironizzare sulle sue personali capacità di “piazzista”, evidentemente troppo scarse per riuscire a convincere al cambiamento chi ha la responsabilità di farlo.

Anche nell’incontro nazionale della rete RIDAP ( i CTP coinvolti nella sperimentazione dei Centri per l’istruzione degli adulti ) del 9 maggio, è apparso evidente il paradosso del non coinvolgimento delle scuole per adulti nel programma europeo “Assicurazione giovani” ( 1 miliardo e 6oo milioni ) in cui pure è esplicitamente prevista, almeno per i NEET privi di diplomi e qualifiche, l’offerta di percorsi di istruzione e formazione finalizzati all’”occupabilità”. Un treno è partito, insomma, e chi doveva salirci non è stato messo nelle condizioni di farlo. Ce ne saranno altri ? E come prepararsi a non rimanere a terra ?

I risultati PIAAC ci presentano del resto un quadro non molto diverso da quello di analoghe ricerche precedenti (v. IALS 1994-98 e ALL 2004-8 ). Continuiamo ad occupare gli ultimi posti per le competenze di base linguistiche e matematiche. Gli adulti con la sola licenza elementare o media sono ancora il 54%, i diplomati il 34%, i laureati il 12% , contro valori medi OCSE rispettivamente del 27, 43,29 % .Il 70,3% del campione è collocato nei due primi livelli ( sui sei della misurazione ), a fronte del 37,1% della Finlandia. Le competenze di basso livello non sono solo prerogativa delle età più anziane, ma sono anche in quelle più giovani, grazie a una dispersione scolastica e formativa quasi doppia della media UE e alla debolezza della formazione in età adulta. Lo svantaggio rispetto alle medie OCSE è particolarmente accentuato tra i diplomati e i laureati . Il divario è, come sempre, molto alto tra il Centro-Nord e il Sud del paese. E,soprattutto, non ci sono miglioramenti sostanziali rispetto a precedenti indagini, perché il restringimento della forbice tra anziani e giovani che si rileva in PIAAC è dovuto unicamente al fatto che dal campione sono scomparse le persone che non hanno potuto usufruire della scolarizzazione obbligatoria di otto anni ; e perché il superamento dello “storico” svantaggio della componente femminile della popolazione è da ascrivere alla trasformazione della condizione sociale delle donne che tra i suoi effetti ha avuto anche la realizzazione della parità nell’accesso all’istruzione ( e anche un maggior successo scolastico e una maggiore “resistenza” delle ragazze ai rischi di dispersione e abbandono ).

Certo in questi dati è possibile rinvenire le conseguenze di antichi ritardi del paese. Ma è evidente anche una duratura incapacità di venire a capo delle numerose criticità del nostro sistema educativo. I saggi della commissione De Mauro ne sottolineano alcune.

Tra le più importanti, una didattica di tipo prevalentemente “accademico” e imperniata più sulla trasmissione di conoscenze che sullo sviluppo di competenze; l’ assenza di dispositivi di valutazione dei risultati di apprendimento capaci di innescare processi di miglioramento ; l’insufficienza quantitativa e qualitativa dell’offerta di istruzione e formazione ( formale e non formale ) per gli adulti.

Va ricordato infatti anche il record negativo dell’Italia nel tasso di partecipazione adulta alle opportunità formative: solo il 24% contro il 52% della media OCSE, segno di una sconcertante debolezza sia dell’offerta che della domanda. Chi partecipa, inoltre, ha di solito un’istruzione di livello medio e alto, segno di un circuito perverso in cui pesano processi di selezione e di autoselezione. A incidere sono molti e diversi fattori, tra cui spicca – secondo PIAAC – “la trappola del low skills equilibrium“, ovvero il profilo di un paese in cui a una domanda di lavoro di qualità medio-bassa corrispondono competenze di base e trasversali dei lavoratori di livello modesto. Siamo infatti anche al penultimo posto  per quota di lavoratori con alti livelli di istruzione e formazione, poco di più del 21%.

Ma c’è di più. PIAAC sottolinea che le competenze degli adulti non dipendono solo dalla qualità e solidità degli apprendimenti scolastici. Le competenze si mantengono e si sviluppano nella vita adulta solo se, dopo i percorsi formali di istruzione e formazione, le persone vivono e lavorano in contesti ricchi di stimoli culturali e relazionali. Il che non accade, o non accade abbastanza in un paese in cui troppi entrano troppo tardi ed escono troppo presto dai contesti lavorativi. Non c’è niente che logori le competenze come il restare a lungo fuori dal lavoro, soprattutto per i maschi ( le donne, si sa, trovano sollecitazioni e opportunità di crescita anche nelle complessità del lavoro di cura) , e vanno dunque considerati come “fattori avversi” l’alto tasso di disoccupati di lunga durata e di pensionati relativamente giovani, i tempi lunghi del primo ingresso nel lavoro, la vastità dell’area NEET e, più in generale, una scarsa e difficile mobilità sociale che scoraggia da processi di miglioramento le fasce più svantaggiate. Si pensi che nel campione italiano è più alta che negli altri paesi la quota di chi nei cinque anni prima dell’intervista non ha mai lavorato.

Non è dunque solo il sistema educativo l’ambito degli interventi necessari al miglioramento delle competenze degli adulti. Né tanto meno il solo sistema di istruzione e formazione di tipo formale. Le strategie europee di maggior successo sull’apprendimento permanente indicano piste più complesse e diversificate che coinvolgono il mondo del lavoro, l’associazionismo e il privato sociale, il welfare locale e che agiscono sul lato sia dell’offerta che della domanda di cultura e di formazione. Ciò che dovrebbe allarmare di più non sono i risultati di PIAAC , ma la straordinaria lentezza – e le diffuse inerzie – del nostro paese nell’elaborare politiche efficaci in questa direzione.

1. Programm for the International Assessment of Adult Competencies. L’indagine è stata svolta nel 2011-2012 in 24 paesi in Europa, Asia, America ( 17 paesi sono dell’area europea ). ISFOL ha curato la parte italiana. Il Rapporto Le competenze per vivere e lavorare oggi è in www.isfol.it (per scaricare il rapporto clicca qui) 

2. Migliorare le competenze degli adulti italiani. Rapporto della commissione di esperti sul progetto PIAAC, liberamente scaricabile dai siti dei ministeri del lavoro e dell’istruzione (per scaricare il rapporto clicca qui)

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