Storie. “Divisa in due” di S.M. Draper
Segnalazione di Paola Benadusi Marzocca
Non c’è solo la ricerca della propria identità di un’adolescente un po’ inquieta anche per la inevitabile separazione dei genitori nel romanzo di Sharon M. Draper, DIVISA IN DUE, ( Feltrinelli, trad. Francesca Pe’, pp.247, € 14,00). C’è ben altro. Con stile chiaro e incisivo l’autrice delinea il ritratto ambivalente di una dodicenne, Isabella, che ha la madre bionda, con gli occhi azzurri e il padre, avvocato afroamericano di successo. Così fin dalle prime pagine è esemplificato il problema del razzismo negli Stati Uniti. Anzi dopo quanto avvenuto in questo periodo sembra che il libro rappresenti con chiarezza le contraddizioni e l’atteggiamento della società americana e in particolare della polizia pronta a intervenire con troppa fretta e violenza quando si tratta di fermare un “nero”, sparando con eccessiva disinvoltura.
Tralasciando la cronaca attuale e le giuste rivendicazioni degli afroamericani, va sottolineato che da tempo ormai l’apartheid è stata accantonata, abolita in America negli anni ’50 per merito soprattutto di personaggi umili ma coraggiosi come Rosa Parks. Simile a una crisalide questa giovane donna nera che viveva facendo la sarta nell’Alabama, si trasformò in farfalla divenendo il simbolo della lotta alla segregazione razziale. Rosa fece un semplice gesto: si oppose con voce calma e decisa ad alzarsi dal suo posto in autobus per cederlo a un signore bianco che era rimasto in piedi. Disse semplicemente “No” senza sapere che questo episodio avrebbe contribuito a mutare profondamente la sua vita e quella dei suoi simili, ad assumere una portata sociale dirompente . Più tardi Martin Luther King sottolineò come alcuni di loro avrebbero dovuto addossarsi “il fardello di salvare l’anima dell’America.” Ma quest’anima si è davvero salvata?
Tornando al romanzo la protagonista rimane scioccata come gli altri suoi compagni di scuola quando nell’armadietto della sua migliore amica, una ragazzina di colore come lei, trova sull’appendiabiti un cappio. “Un vero cappio”. Tutti rimangono sconvolti poiché si tratta di un orribile simbolo di odio, ma sia i professori che gli studenti reagiscono contro questo atto di dichiarato razzismo. Isabella tuttavia ha paura, si sente insicura e prende coscienza che è un affronto alla dignità della persona. Reagirà imparando ad essere meno concentrata su se stessa, più attenta ai problemi reali e dedicandosi con passione allo studio del pianoforte. “Ogni volta che suono dimentico me stessa. La musica scivola fuori e diventa oro.” La musica è forza e armonia. Magari la vita si trasformasse in una sorta di fiabesca sinfonia.