Back

Finanziare la buona scuola: risorse e strategie

close-up-of-womans-hand-putting-coins-into-piggy-bank-9

di Francesco Pastore (Professore Aggregato di Economia Politica presso la Seconda Università degli studi di Napoli) –
Il prossimo 3 marzo 2015 è prevista la discussione dei provvedimenti collegati alla Buona Scuola. Learning 4 ne ha parlato abbondantemente in diversi autorevoli interventi nelle scorse settimane. Uno dei punti più discussi è quello dei dubbi su dove trovare le risorse per finanziare la buona scuola. Questo editoriale riflette brevemente sulle proposte presentate dallo stesso governo ed avanza alcune ipotesi aggiuntive.

boomerang-throwing-400x250-6970867

di Fiorella Farinelli (Esperta di sistemi scolastici e formativi) – Al 27 febbraio, data prevista per il decollo dei provvedimenti attuativi della “Buona Scuola”, manca ormai pochissimo tempo, ma la lunga cavalcata di consultazioni, convegni e incontri non sembra affatto avere sciolto tutti i nodi. è di notevole interesse lo studio della Fondazione Agnelli, anticipato il 16 febbraio da Gianna Fregonara sul Corriere della Sera, secondo cui l’ingresso dei 140.000 delle GAE potrebbe essere “un boomerang per la scuola” .

keys-large1-400x250-3576405

di Fabrizio Dacrema (esperto di formazione e lavoro- CGIL nazionale) – Il potenziamento del rapporto scuola lavoro non può che essere parte di una strategia generale di innalzamento delle competenze dei cittadini e dei lavoratori. Anche la politica scolastica deve convergere su questo obiettivo. La ripresa di una politica di investimenti nella scuola pubblica deve accompagnarsi a un progetto a medio e lungo termine finalizzato a superare i limiti strutturali del sistema formativo italiano.

piggy-bank-with-glasses-m-300x250-8575629

di Nicola C. Salerno (economista presso Reforming )
Per fare buona la scuola servono risorse. Sulla base dei dati del Dipartimento per le Politiche dello Sviluppo (Conti pubblici per funzioni) si analizza la spesa per l’istruzione scolastica tra il 1996 e il 2012, sia nell’aggregato nazionale che nello spaccato regionale. In termini reali, le risorse dedicate al sistema-scuola sono di fatto ferme al 1996.

di Associazione TreeLLLe –
Il documento sulla “buona scuola” è molto ricco di stimoli e proposte su diversi argomenti. TreeLLLe lo apprezza nel complesso ed intende appoggiarlo in ogni sede pubblica. Ritiene però utile soffermarsi in questa sede su alcuni aspetti, quelli sui quali più si è esercitata in passato la sua ricerca e riflessione.

di Valeria Fabretti (sociologa) –
Diversi fenomeni alimentano ormai da decenni l’intensificarsi del pluralismo religioso anche nel nostro paese. Sono molte le questioni che interessano oggi i sistemi scolastici pubblici (o statali) europei (ma non solo) e che richiedono di trovare modi per assicurare compatibilità tra il rispetto di credenze, pratiche e norme di condotta quotidiana, da un lato, e la regolamentazione ma anche le routines della vita comunitaria scolastica, dall’altro.

di Paolo Sestito (Banca d’Italia ed ex commissario straordinario INVALSI) in risposta all’articolo “Per avere una buona scuola ci vuole una buona discussione” – L’uscita del documento sulla Buona Scuola e la consultazione avviata dal Governo sono iniziative encomiabili. Si è così sottolineata la necessità di affrontare il tema del sistema scolastico nella sua globalità dopo anni di micro-interventi. Inoltre si è sottolineata l’idea che una buona scuola è un investimento, da fare usando oculatamente le risorse, ma per l’appunto da affrontare. Tuttavia, senza pretesa di esaustività, è sugli aspetti che meno (mi) convincono che qui però mi soffermo.

di Alessandro Cavalli (Presidente del Centro Studi e Ricerche sui Sistemi di Istruzione Superiore dell’Università di Pavia e del Comitato Scientifico dell’Istituto IARD) in risposta all’articolo “Per avere una buona scuola ci vuole una buona discussione”

Nel 4° capitolo del Documento “La Buona Scuola” compare un’affermazione importante: l’economia deve essere una disciplina accessibile agli studenti di tutte le scuole di secondo grado. In molti paesi sono invece previsti (con denominazioni varie) insegnamenti non centrati su un’unica o su poche discipline, ma coordinati in un’area tematica che si potrebbe chiamare della storia, della geografia e delle scienze umane.

di Paolo Ferratini (esperto di sistemi scolastici) in risposta all’articolo “Per avere una buona scuola ci vuole una buona discussione” – Gli interventi che si sono susseguiti nel dibattito aperto da Learning4 hanno affrontato ormai tutti gli aspetti salienti della “buona scuola”, evidenziando le palmari omissioni e le debolezze d’impianto del documento del governo. Vorrei qui proporre alla riflessione comune qualche chiosa ulteriore sulla questione che, mi pare, costituisce l’asse portante della proposta – il suo punto di forza, per novità e impatto, e di conseguenza più gravido di rischi. Intendo la “carica dei 150.000”, con il suo carico di esiti previsti (o meglio: dedotti) in termini di realizzazione della scuola dell’autonomia.

di Luciano Benadusi (direttore di Scuola Democratica e Learning4) in risposta all’articolo “Per avere una buona scuola ci vuole una buona discussione” – Il documento governativo su “La buona scuola” sembra volersi proporre come un programma generale di politica scolastica ma in realtà fissa il suo baricentro sui processi che la teoria organizzativa chiama “accessori” o “strumentali” – soprattutto il reclutamento, lo sviluppo professionale e le retribuzioni dei docenti, ma anche aspetti riguardanti i dirigenti e la governance. Qui mi occuperò solo delle linee riguardanti il personale insegnante, cominciando con l’esprimere condivisione su alcuni orientamenti di fondo ma portando l’attenzione su quattro punti che considero critici, cioè bisognosi di approfondimento o di correzione.

di ANP associazione nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola, in risposta all’articolo “Per avere una buona scuola ci vuole una buona discussione” –
Dal punto di vista dell’Anp un’analisi del documento governativo “La Buona Scuola” deve prendere in considerazione quello che questo contiene: 1) dirigenti 2) docenti 3) sistema; ma anche quello di cui si fa scarso o nessun cenno: 4) studenti e, più in generale, le condizioni che fanno di una scuola una “buona scuola” dal punto di vista di chi la frequenta.

di Mimma Giaccari (Direttore Generale ENAIP Nazionale) in risposta all’articolo “Per avere una buona scuola ci vuole una buona discussione” – Il recente documento “La buona scuola”, seppur solo verso la fine, assegna al lavoro una nuova centralità, sollecitando una discussione sui nuovi modelli dell’apprendimento. è un passaggio molto innovativo e meritevole di approfondimento per chi come noi si occupa di formazione professionale facendo ogni sforzo possibile per restituirle la dignità che le spetta all’interno del sistema educativo nazionale e sollecitando, sui vari tavoli, una più attenta osservazione legittimata da numeri ed esiti e svincolata da stereotipi e pregiudizi.

di Caterina Manco (Dirigente Scolastico a Monterotondo – RM) in risposta all’articolo “Per avere una buona scuola ci vuole una buona discussione” –

Una scuola buona, che sia contemporaneamente audace impresa e organizzazione che apprende, non può che fondarsi sulla figura di un Dirigente Scolastico, di cui si intravedano le competenze prima ancora delle conoscenze, e su un progetto di auto sviluppo che renda ogni Istituzione Scolastica luogo e soggetto di produzione della cultura, volano per una nuova azione di sviluppo sociale.

di Alessandro Cavalli (Presidente del Centro Studi e Ricerche sui Sistemi di Istruzione Superiore dell’Università di Pavia e del Comitato Scientifico dell’Istituto IARD) in risposta all’articolo “Per avere una buona scuola ci vuole una buona discussione” – Il documento sulla “buona scuola” insiste sulla “formazione in servizio” degli insegnanti e meno sulla loro “formazione iniziale”. Nel prossimo decennio, tuttavia, l’elevata età media del corpo docente attuale renderà inevitabile una accelerazione del ricambio generazionale nella scuola e quindi la formazione iniziale di nuovi insegnanti assumerà in ogni caso importanza strategica.

di Ivana Summa (Esperta CIDI) in risposta all’articolo “Per avere una buona scuola ci vuole una buona discussione” –
Senza un riassetto dei poteri e delle responsabilità all’interno delle singole scuole non può esserci una “buona scuola”. Si rende necessaria una contemporanea e coerente ridefinizione dei ruoli professionali e, in particolare, di quello del docente. Non c’è traccia di tutto ciò nel documento della “buona scuola”.

di Vittoria Gallina (esperta di politiche formative e di processi educativi in età adulta) in risposta all’articolo “Per avere una buona scuola ci vuole una buona discussione” –
I temi contenuti nel documento sulla Buona Scuola possono diventare azioni reali solo se la scuola non perde “pezzi” lungo il percorso e si definisce come istituzione sempre aperta ed utile sia per chi è in età scolare sia per chi, durante la vita, sente la necessità di essere sostenuto nella acquisizione di nuovi saperi e nell’orientarsi (o ri-orientarsi) in un mondo complicato e spesso poco accogliente.

4df23c08340ff_big-482x250-8644516

di Fiorella Farinelli (esperta di sistemi scolastici e formativi) in risposta all’articolo “Per avere una buona scuola ci vuole una buona discussione”-
Nel caso del documento “La Buona Scuola” non è facile una “buona” discussione. Certi silenzi del questionario attrezzato per la consultazione fanno perfino sospettare che non interessi granché l’approfondimento di alcuni dei nodi più importanti. O che non se ne siano previste le complessità politiche e tecniche. E’ utile tuttavia provare a piantare qualche chiodo.

di Paolo Landri (CNR-IRPPS) in risposta all’articolo “Per avere una buona scuola ci vuole una buona discussione” –
Le decisioni del governo in materia di istruzione, ed in particolare quelle contenute all’interno della legge di stabilità, rendono sempre più esplicito il senso della strategia politica del documento ‘La Buona Scuola’ di Renzi/Giannini. Il documento, d’altro canto, non dà adito a dubbi: dedica, infatti, metà dell’attenzione agli insegnanti e condisce il resto con indicazioni generiche riguardanti i curricula, l’introduzione delle nuove tecnologie, l’edilizia scolastica, i meccanismi di finanziamento, la valutazione, etc. L’effetto è una trama a maglie larghe che lascia ‘buchi vistossimi’.

Scuola democratica
Scuola democratica