La Libreria delle Cose perdute” di Laura Taylor Namey
a cura di Paola Benadusi Marzocca (esperta di letteratura giovanile per ragazzi)
Ormai gli adulti hanno capito che non bisogna sottovalutare la letteratura per ragazzi perché a volte racchiude verità profonde raccontate in forma limpida e leggera come l’avvincente romanzo di Laura Taylor Namey, “La Libreria delle Cose perdute” (HarperCollins, trad. Gioia Sartori, pp.350, € 17,90).
E’ una storia difficile: una ragazza dalle doti eccezionali che cerca di salvare una madre con seri problemi psicologici. E il fatto più drammatico è che non può aiutarla a uscire dal tunnel in cui vive. Nessun pazzo riconosce di esserlo. Parole come “accumulo compulsivo” non sarebbero in alcun modo comprese, anzi ancora di più accentuerebbero il suo rifiuto del mondo reale. La conseguenza è una vita caotica per entrambe in un modesto appartamento ridotto a una sorta di magazzino polveroso pieno di scatole grandi e piccole sul tavolo e sul pavimento contenenti ogni genere di oggetti, dai cosmetici ad articoli di cancelleria. Ma la giovane protagonista Darcy Wells non solo non vuole abbandonare la madre al suo destino di malata irrecuperabile, ma vuole salvarla dimostrando uno spirito di sacrificio non comune fra i giovani di oggi, abituati più a chiedere che a dare e refrattari ad accettare ogni tipo di frustrazione sia scolastica che familiare. In questo aiutati spesso dai genitori e anche in parte dalla scuola. Ma riuscire a comprendere le perverse dinamiche psicologiche che si possono instaurare soprattutto fra adulti e ragazzi in crescita rientra nell’ambito degli psicologi e psicoterapeuti.
Darcy Wells conosce tuttavia una uscita di sicurezza per il suo equilibrio mentale a fianco di una madre psicopatica che non ha saputo reagire all’abbandono del marito; legge, anzi passa la maggior parte del suo tempo nelle vite degli altri raccontate nei libri; la sua salvezza sta in una fervida immaginazione, anzi nell’immedesimazione dei personaggi che sente più affini e rassicuranti, dimenticando le sue penose vicissitudini quotidiane. Un altro problema incalzante è quello della sopravvivenza, ma lei vive a San Diego in California dove è abbastanza facile trovare lavori saltuari retribuiti, quindi la ragazza riesce a conciliare la scuola lavorando nel tempo libero in un libreria ed ha l’appoggio economico della nonna materna. Ciò non toglie che sia ritenuta dai compagni una ragazza un po’ strana, solitaria e persa dietro indecifrabili fantasie.
Ha trovato nell’intramontabile classico di J. M. Barriet, “Peter Pan”, un punto di partenza per capire se stessa e cosa in realtà sta cercando. Inutile dire che scoprirà l’amore come possibile attuazione di un sogno che diventa a poco a poco reale quando nella libreria dove lavora, entra Asher Fleet, un ragazzo bello e gentile che riuscirà ad aprire uno spiraglio nella cortina di ferro che Darcy si è costruita negli anni per proteggersi. Dopo una vita passata a nascondersi dagli altri, deve uscire fuori dal suo mondo immaginario e accettare di vivere fino in fondo la propria realtà. Anche se decisamente non è una realtà facile. Ma nessuna delle storie che ama sarebbe stata avvincente se avesse potuto svolgersi in modo semplice e senza difficoltà.