La scuola alla prova con l’educazione civica: il mondo dei paradossi
di Paola Berbeglia
[l’articolo che segue risponde alla chiamata al DIBATTITO EDUCAZIONE CIVICA ORA. Per vedere l’articolo di avvio del dibattito clicca QUI ]Il 23 giugno scorso Il Ministero dell’Istruzione ha inviato a tutte le scuole le Linee guida per l’insegnamento dell’Educazione civica. A partire dall’anno scolastico in corso, il 2020/2021, questo insegnamento, trasversale alle altre materie, è stato reso obbligatorio in tutti i gradi dell’istruzione, a partire dalle scuole dell’infanzia.
Il decreto è arrivato in piena fase di riorganizzazione legata al COVID 19 ed ha spinto pertanto tutte le scuole a creare un proprio insegnamento.
Se torniamo al testo della Legge del 20 agosto 2019, n.92, come facente parte del terzo settore e rappresentante per l’Italia in alcuni contesti educativi internazionali, personalmente ho accolto davvero con piacere quanto viene scritto nei Principi della Legge:
“1. L’educazione civica contribuisce a formare cittadini responsabili e attivi e a promuovere la partecipazione piena e consapevole alla vita civica, culturale e sociale delle comunità, nel rispetto delle regole, dei diritti e dei doveri.
2. L’educazione civica sviluppa nelle istituzioni scolastiche la conoscenza della Costituzione italiana e delle istituzioni dell’Unione europea per sostanziare, in particolare, la condivisione e la promozione dei principi di legalità, cittadinanza attiva e digitale, sostenibilità ambientale e diritto alla salute e al benessere della persona.”
Nell’art. 3 poi, al punto 1 si fa riferimento alle seguenti tematiche:
b) Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 25 settembre 2015;
e) educazione ambientale, sviluppo eco-sostenibile e tutela del patrimonio ambientale, delle identità…….
g) educazione al rispetto e alla valorizzazionedel patrimonio culturale e dei beni pubblici comuni
Nel punto 2 dell’art.3 si dice che
“2. Nell’ambito dell’insegnamento trasversale dell’educazione civica sono altresì promosse l’educazione stradale, l’educazione alla salute e al benessere, l’educazione al volontariato e alla cittadinanza attiva”.
Nell’art.8 si parla esplicitamente del legame fra scuola e territorio
“1. L’insegnamento trasversale dell’educazione civica è integrato con esperienze extra-scolastiche, a partire dalla costituzione di reti anche di durata pluriennale con altri soggetti istituzionali, con il mondo del volontariato e del Terzo settore, con particolare riguardo a quelli impegnati nella promozione della cittadinanza attiva”.
Ora, nonostante l’esplicito riferimento nell’art.8 il Terzo settore non è mai citato all’interno delle linee guida.
Le linee guida, come ormai noto, sono articolate sulla base di 3 pilastri: costituzione, sviluppo sostenibile, cittadinanza digitale. Si dice che: “Per gli anni scolastici 2020/2021, 2021/2022 e 2022/2023 la valutazione dell’insegnamento di educazione civica farà riferimento agli obiettivi /risultati di apprendimento e alle competenze che i collegi docenti, nella propria autonomia di sperimentazione, avranno individuato e inserito nel curricolo di istituto”.
Ancora una volta il mondo della scuola rischia di organizzarsi intorno a se stesso, attraverso un processo autoreferenziale, che rischia di escluderlo da quelle competenze per il domani, citate esplicitamente dal World Economic Forum i come legate al mondo del lavoro. Per non parlare dell’assenza di quella comunità educante, nonostante il riferimento ai concetti di bene comune, benessere e salute.
Quindi anche se è davvero difficile contribuire al dibattito mentre imperversano decisioni ambivalenti sul mondo della scuola basate su dati contrastanti, la legge sull’educazione civica entra in funzione, ma c’è impossibilità di accedere ad aule scolastiche. I ragazzi vorrebbero andare a scuola mentre gli insegnanti hanno paura; in alcune regioni il trasporto pubblico locale viene raddoppiato per favorire l’accesso alle scuole ed in altre, rallentato. La vita di molte famiglie italiane si svolge in funzione di orari scolastici ed universitari. Con i corsi a distanza, forse la vita delle famiglie è ancora più condizionate da tali orari. Allo stesso tempo i NEET italiani sono il numero più elevato in Europa.
In questo intervento adotterò il punto di vista del terzo settore, di quella società civile che nella prima fase della pandemia ha aiutato a distribuire mezzi di sussistenza, che è stata in grado di utilizzare il “tempo perduto” di un’estate in cui ai migranti era impossibile rientrare nel paese d’origine; che ha saputo far crescere, attraverso corsi di lingua in comuni dispersi in aree rurali, cittadini migranti che hanno scelto come paese d’elezione l’Italia, pur avendo alle spalle quello d’origine; che riesce a stare a fianco a ragazzi BES inventando nuove modalità di didatticaii .
Alcuni anni fa il fenomeno della letteratura della migrazione metteva in rilievo come l’italiano fosse stato scelto da molti concittadini di origine straniera come strumento prescelto per “stare” al mondo, socialmente e fisicamente. Oggi le competenze di cittadinanza globale ci permettono di non dover scegliere, almeno su un piano intellettuale, a quale paese appartenere e vengono indicate dal World Economic Forum come le prime in assoluto per i cittadini di domaniiii.
Ma torniamo all’attuale situazione: l’OCSE ha realizzato più di una rilevazione sulle competenze di cittadinanza globale, accertate attraverso l’indagine PISA, riconosciute quindi alla stessa stregua delle competenze di lettura, scrittura e matematiche. Dal round di indagine effettuato nel 2018 emerge che molti sistemi educativi cercano di creare una società aperta, diversificata e tollerante, poiché l’istruzione può svolgere un ruolo significativo nel contrastare i pregiudizi razziali, etnici e nazionali tra i bambini e gli adolescenti. L’educazione a vivere in un mondo interconnesso e diversificato potrebbe anche contribuire a formare generazioni di cittadini che hanno a cuore le questioni globali e interculturali e che sono capaci e disposti ad agire per lo sviluppo sostenibile e il benessere collettivo.
Nella sua valutazione del 2018, PISA ha valutato le competenze necessarie per vivere in un mondo interconnesso e diversificato. La competenza globale è definita in PISA 2018 come una capacità multidimensionale che comprende: 1) esaminare questioni di rilevanza locale, globale e culturale; 2) comprendere e apprezzare le prospettive e le visioni del mondo degli altri; 3) impegnarsi in interazioni aperte, appropriate ed efficaci tra le culture; 4) agire per il benessere collettivo e lo sviluppo sostenibile.
Queste competenze non si maturano soltanto attraverso aspetti teorici e lo stesso OCSE chiarisce che due attività – l’apprendimento di altre culture e l’apprendimento che persone diverse possono avere prospettive diverse su alcuni temi – comprendono elementi di conoscenza di altre culture e alcune abilità, come il pensiero critico e analitico. In questo senso, è importante che le scuole forniscano agli studenti non solo conoscenze concettuali su altre culture, ma anche abilità che possano adattare e utilizzare in varie circostanze.iv E quindi in sintesi che possano essere sperimentate avendo esperienze concrete di incontro con altri, anche al di fuori della classe.
Riflettiamo ora sull’ultimo DPCM che ha stabilito l’uso obbligatorio delle mascherine in classe alle elementari e alle medie, sempre; la didattica a distanza al 100 per cento alle superiori, con la possibilità di salvare le attività di laboratorio e la presenza degli alunni con bisogni educativi speciali, che possono essere accolti in classe e di lì, insieme all’insegnante, collegarsi con il resto della classe che è a casa.
L’effetto di quest’ultima misura è particolarmente preoccupante: provate ad immaginare un ragazzo o una ragazza BES o diversamente abile, che da solo/a entra a scuola: torniamo ad un’idea di scuola differenziale! Invece di essere un supporto, questa modalità di erogazione didattica marca le differenze. L’autonomia scolastica ha permesso che in alcuni istituti si potessero comporre piccoli gruppi di studenti, mescolati in termini di capacità cognitive, economiche e sociali che potessero stare con i propri compagni maggiormente in difficoltà. Perché questo sistema non viene incluso come una delle buone pratiche da applicare strutturalmente per sperimentare concretamente l’educazione civica?
Perché non si sono attivate quelle comunità educanti con i relativi patti educativi per offrire postazioni e connessioni a chi si trova in maggior svantaggio? Perché non è stato messo in atto quanto dichiarava l’economista Patrizio Bianchi,vcoordinatore del Comitato nazionale degli esperti del Ministero dell’Istruzione per il rilancio della scuola, quando sosteneva che: “Per affrontare i problemi della scuola occorre fare un salto di complessità: non basta essere bravi in Pedagogia, Economia, Organizzazione, perché la scuola è il pilastro del Paese quindi bisogna avere il coraggio di mettere insieme tutte le discipline e andare al di là del proprio specifico…… Invocando la partecipazione di tutti, istituzioni, mondo del volontariato e del Terzo settore, comunità. I ragazzi hanno bisogno di ritrovare una comunità che si stringa attorno alla propria scuola per ricostruirla non nei muri ma nella sostanza. E bisogna metterci dentro più musica, sport, più vita pubblica, tutte attività che si fanno insieme.
Richard Horton, direttore della celebre ed autorevole rivista scientifica The Lancet, chiarisce che piuttosto che di pandemia si deve parlare di sindemia, perché Covid-19 non è la peste nera né una livella: è una malattia che uccide quasi sempre persone svantaggiate, perché con redditi bassi e socialmente escluse oppure perché affette da malattie croniche, dovute a fenomeni eliminabili se si rinnovassero le politiche pubbliche su ambiente, salute e istruzionevi.
Allora è venuto il momento di coinvolgere il terzo settore perché, come ha affermato il prof. Tarozzi davanti alla Commissione Europea a Bruxelles, mentre si illustravano le buone prassi dell’educazione alla cittadinanza globale, il Terzo Settore è l’unico perno stabile, all’interno di un sistema in cui gli altri riferimenti cambiano, in cui la scuola rischia di essere ostaggio della politica e mancano dati certi sui quali programmare; perché la solidarietà, appannaggio del terzo settore, è ancora quel motore capace di mantenere in vita servizi che il pubblico non sta dando.
I filtri nell’accesso ai servizi pubblici in particolare educativi, del lavoro, sociali, specialmente per soggetti svantaggiati, siano ragazzi o adulti analfabeti, in questa fase sono particolarmente gravi, perché segnano disuguaglianze fra chi ha posto fisso e chi è precario, perché lasciano le persone più svantaggiate ancor più disorientate ed indifese e impediscono all’educazione di svolgere il suo ruolo come motore principale di cambiamento sociale. I governi stanno sprecando l’occasione che la pandemia ci sta dando: quella di rivedere sistemi e adottare approcci e metodologie innovativi, in una scuola che tutti criticavano a causa dello scollamento dal sistema lavorativo. E invece la stiamo sprecando.
Da parte loro scuole ed insegnanti devono utilizzare l’occasione delle 33 ore di educazione civica per aprirsi al mondo esterno in maniera sistematica e strutturale, utilizzando i mezzi che la legge dà. Non si tratta di un ostacolo da superare ma di un’opportunità da cogliere. Ed ancora da cogliere sono alcune questioni a cui non so dare una risposta ma che penso ci riguardino da vicino come educatori: come si fa ad educare in educazione civica senza insegnare il senso dei beni comuni? Come si fa a mantenere l’interesse per la scuola, se finisce la sua forza di aggregazione sociale? La scuola è ancora e per tutti un bene comune prioritario?
i WEF Schools of the Future: Defining New Models of Education for the Fourth Industrial Revolution January 2020
iv OCSE Do all students have equal opportunities to learn global and intercultural skills at school?
P r o g r a m m e f o r I n t e r n a t i o n a l S t u d e n t A s s e s s m e n t #109
v Bianchi: “I patti educativi di comunità: ecco il perno della nuova scuola” di Laura Solieri VITA magazine 07 giugno 2020
vi https://www.thelancet.com/commissions/global-syndemic