Le competenze per salvare il liceo classico
di Claudio Gentili (Vice Direttore Politiche Territoriali, Innovazione e Education di Confindustria)
I numeri delle pre-iscrizioni al liceo classico per il prossimo Anno Scolastico (vedi Focus Miur) sanciscono la più incontestabile delle verità: il liceo classico sta morendo. Negli ultimi 7 anni il liceo classico ha dimezzato i suoi iscritti. Gli iscritti per il prossimo anno sono poco più di 30mila in tutta Italia. Soltanto il 6% del totale nazionale. Il liceo linguistico, che negli ultimi anni ha triplicato i suoi iscritti, è protagonista di uno storico sorpasso che sembra irreversibile. Oggi il liceo classico sta morendo non perché il greco e il latino sono lingue morte. Anzi, il loro contributo è ancora indispensabile. Oggi il liceo classico rischia di morire perché, in un mondo sempre più aperto e orientato verso la società della conoscenza, il liceo classico si ostina a rappresentare una scuola chiusa alla realtà, alla sperimentalità, alle competenze, al laboratorio, all’alternanza scuola-lavoro, al rapporto stretto tra la grande cultura greca e latina e la politica, la società e l’economia. La perdita di consenso del liceo classico si può riassumere in 5 ipotesi essenziali:
1. Il liceo classico è lontano dalla realtà. Non aiuta i suoi studenti a mettere in relazione la tradizione con la vita.
2. Il liceo classico insegna un grammaticismo spesso fine a se stesso
3. Il liceo classico ha bandito i laboratori umanistici
4. Il liceo classico ha espulso l’alternanza scuola-lavoro
5. Al liceo classico manca una didattica per competenze ispirata al European Qualifications Frameworks
Il liceo classico: una storia che non basta piu’
Il liceo classico ha una grande storia. Ha formato la classe dirigente del nostro Paese. È stato frequentato da illustri scienziati e pensatori. Tuttavia, progressivamente, quasi senza accorgercene, il liceo classico ha smesso di preparare i suoi studenti alla realtà. E di mettere in relazione i testi che si studiano con il mondo che ci circonda.
Il liceo classico degli ultimi tempi si è dimostrata una scuola che ignora le competenze e il loro significato educativo. Si deve all’influsso di Croce e Gentile, caratterizzato da un sostanziale misconoscimento del pensiero scientifico, l’allontanamento del liceo classico dalla realtà. E gli effetti li ritroviamo anche nella performance degli studenti. Negli ultimi Test Ocse-Pisa infatti, nella competenza in Italiano, il Liceo classico è stato superato dai licei scientifici e linguistici. Il liceo scientifico, opzione scienze applicate, ha avuto un punteggio di 70 nella prova di italiano. Il liceo scientifico tradizionale 68.75. Il liceo linguistico 68.63. Il classico 67. In matematica la distanza tra classico e scientifico è di ben 13 punti.
Il classico non ha più il monopolio dell’umanesimo. In un mondo che cambia il liceo classico è rimasto indietro perché si è limitato a fornire nozioni, e non a formare competenze. Il liceo classico è diventato l’ultimo baluardo del “fordismo scolastico” nel nostro sistema educativo: la conoscenza frutto di un assemblaggio artificioso che non mette al centro lo studente ma il nozionismo.
È dunque sulle competenze che bisogna puntare per rilanciare il liceo classico, il cui patrimonio formativo resta comunque di straordinario spessore. Anche nelle materie del Classico c’è spazio per le competenze, alcuni aspetti metodologici che proprio lo studio del greco e del latino possono favorire. Per 5 diverse ragioni:
1. Le lingue classiche non sono morte, ma morta è l’anima di chi non le capisce. Preferisco parlare di lingue non parlate. Le lingue non parlate, proprio come tali, prive di distrazioni comunicative, sono le uniche a vincolare ad una profonda analisi delle strutture. Oggi, perfino il coltissimo tedesco, con la scusa della lingua parlata, finisce con l’ essere insegnato a formuline e salutini. Restano solo il latino e il greco come prerequisiti di vere competenze linguistiche.
2. A livello più aggregato, le lingue classiche sono l’unico ambito dove ancora si possa affrontare la duplice dimensione retorica e dialettica del linguaggio. Il vir bonus dicendi peritus si educa con la conoscenza di Demostene, Cicerone, Quintiliano (retorica) e dei dialoghi di Platone (dialettica). Si forniranno cosí competenze per alcune professionalità: giornalista, docente, uomo politico, magistrato/avvocato, web designer.
3. La conoscenza delle culture antiche è base irrinunciabile della cultura di chi vuole svolgere attività di conservazione/ promozione/ studio del patrimonio artistico di un paese come l’ Italia. Il liceo classico attuale praticamente disconosce l’alternanza scuola-lavoro (tranne il Visconti di Roma che è una felice eccezione – per saperne di più clicca qui ). Nell’ambito del patrimonio culturale si potrebbero promuovere diverse collaborazioni con le aziende.
4. Specialisti come filosofi, epistemologi, filologi non potranno prescindere dalla conoscenza delle lingue in cui si è svolto il dibattito culturale fino al 1700.
5. La traduzione con vocabolario (il vecchio caro Rocci) ha tantissime analogie con la ricerca in laboratorio scientifico. La stessa filosofia diventa laboratorio se ci si esercita direttamente sui testi dei filosofi e non sulla “storia della filosofia”.
Il liceo classico deve ritrovare la competenza chiave degli studi scolastici: la capacità di narrare e argomentare la realtà. Non va auspicata la “morte” del liceo classico, ma la morte delle cattive pratiche didattiche che lo hanno allontanato dal secolo che stiamo vivendo. Per riformare realmente il liceo classico ci vuole coraggio. Dobbiamo rendere la cultura un bene “utile”, piacevole, interessante, non vecchio, noioso, polveroso, scostante. Vogliamo un nuovo liceo classico: più classico e meno idealista. Che faccia del greco e del latino le competenze distintive dei suoi allievi. Parafrasando il brillante titolo del libro recentemente scritto da Luigi Berlinguer “Ri-creazione”, il liceo classico non deve essere chiuso, non deve essere cancellato, ma deve essere ri-creato.
Vedi anche:
La sentenza sul liceo classico: non arresti domiciliari ma impegno nei servizi sociali di Luciano Benadusi (sociologo dell’educazione, direttore di Scuola Democratica)
“CLASSICI DENTRO”. Le competenze degli studi umanistici e la sfida del Terzo Millennio di Irene Baldriga (Dirigente Scolastico Liceo Classico “Virgilio”, Roma)
Speranze per la scuola del terzo millennio di Laura Correale (Docente di latino e greco presso il liceo classico Giulio Cesare di Roma)
“Scuola: Tra competenze e accountability” da Scuola Democratica N°4 nuova serie – feb 2012 Edizioni Angelo Guerini e Associati (vai a indice – per scaricare intero numero clicca qui)