di Ivana Summa (Esperta CIDI) in risposta all’articolo Discutiamo lo sviluppo della Buona Scuola –
Gestire una scuola non coincide tout court con l’amministrarla, bensì con l’organizzare tutte le risorse- quelle disponibili e quelle da acquisire – verso le finalità istituzionali. E’ necessario chiederci se, dopo un quindicennio di autonomia scolastica, non sia giunta finalmente l’ora di cambiare rotta a cominciare proprio dai capi d’istituto. Proviamo allora ad analizzare i riferimenti normativi esistenti e poi quelli contenuti nel ddl citato. Possiamo trasformare le fattezze del capo d’istituto ma se davvero vogliamo che sia in grado di agire in modo efficace è necessario un coerente quadro di sistema.
di Stefano Casarino (insegnante di Lettere nei Licei, Presidente della Delegazione di CN dell’A.I.C.C.) in risposta all’articolo Discutiamo lo sviluppo della Buona Scuola-
Ogni ipotesi di cambiamento deve partire dalla constatazione della situazione presente, dalla ricognizione esatta dei punti di debolezza, ma anche dei punti di forza, di ciò che ci si accinge a modificare.
di Anna Armone (funzionario della Presidenza del Consiglio dei Ministri e Direttore responsabile della Rivista Trimestrale di Scienza dell’Amministrazione Scolastica) in risposta all’articolo Discutiamo lo sviluppo della Buona Scuola –
L’introduzione del Piano Triennale dell’offerta formativa introduce un elemento di programmazione strategica che già le Amministrazioni Pubbliche utilizzano nella fase successiva alla programmazione economico finanziaria. Per applicare un tale modello della scuola bisogna creare un tessuto connettivo che renda effettivo il controllo da parte del MIUR non solo dal punto di vista finanziario ma anche della coerenza con gli obiettivi ordinamentali da perseguire ex art. 2, comma 3 del ddl.
di Loredana Leoni (dirigente scolastica) in risposta all’articolo Discutiamo lo sviluppo della Buona Scuola –
Un Disegno di Legge per far rinascere l’autonomia scolastica. Questo potrebbe essere il titolo del processo avviato dalla Buona Scuola e che approderà nei prossimi giorni alla Camera. Un Disegno di Legge che si presenta abbastanza diverso dal documento di partenza: all’inizio molti aspetti apparivano, al di là degli slogan, piuttosto burocratizzati. Un documento ministeriale. L’attuale Disegno di Legge ribalta decisamente l’approccio.
di Federica Roccisano (Università Cattolica di Milano) in risposta all’articolo “Discutiamo lo sviluppo della Buona Scuola” –
Leggendo il ddl sulla Buona Scuola presentato lo scorso 12 marzo dal Governo Renzi e dalla Ministra Stefania Giannini è difficile nascondere alcune perplessità su punti controversi che rischiano di colpire il tessuto sociale delle aree più deboli e quindi di tutte le regioni meridionali.
Si riapre il dibattito. Dopo il confronto sul documento “La buona scuola” è tempo di discuterne lo sviluppo avvenuto con il disegno di legge delega del governo che dà uno sbocco sul piano normativo al processo avviato da quel documento e proseguito con la consultazione e con le ulteriori elaborazioni ministeriali.
di Fiorella Farinelli (Esperta di sistemi scolastici e formativi) –
Perché il piano straordinario di assunzioni si materializzi il prossimo 1 settembre, i lavori parlamentari dovrebbero essere velocissimi, non più di qualche settimana. Ci sono però punti caldi che obbligano alla massima attenzione.
di Anna D’Auria (Dirigente Scolastico I.C. “Via Cassia Km 18.700″ di Roma) Commento all’articolo “Come si finanzia la Buona Scuola” di Francesco Pastore pubblicato su Learnig4
Nell’ evidenziare lo stretto rapporto esistente tra PIL e declino del sistema scolastico italiano, l’articolo di Pastore avanza valide ipotesi che integrano quelle già presenti nella Buona Scuola per evitare sprechi e trovare risorse aggiuntive per l’attuazione del piano di riforma del Governo Renzi. Tuttavia con uno sguardo tutto interno al mondo della scuola, in relazione ai diversi aspetti affrontati nell’articolo, vorrei condividere alcune osservazioni.
di Francesco Pastore (Professore Aggregato di Economia Politica presso la Seconda Università degli studi di Napoli) –
Il prossimo 3 marzo 2015 è prevista la discussione dei provvedimenti collegati alla Buona Scuola. Learning 4 ne ha parlato abbondantemente in diversi autorevoli interventi nelle scorse settimane. Uno dei punti più discussi è quello dei dubbi su dove trovare le risorse per finanziare la buona scuola. Questo editoriale riflette brevemente sulle proposte presentate dallo stesso governo ed avanza alcune ipotesi aggiuntive.
di Associazione TreeLLLe –
Il documento sulla “buona scuola” è molto ricco di stimoli e proposte su diversi argomenti. TreeLLLe lo apprezza nel complesso ed intende appoggiarlo in ogni sede pubblica. Ritiene però utile soffermarsi in questa sede su alcuni aspetti, quelli sui quali più si è esercitata in passato la sua ricerca e riflessione.
di Paolo Sestito (Banca d’Italia ed ex commissario straordinario INVALSI) in risposta all’articolo “Per avere una buona scuola ci vuole una buona discussione” – L’uscita del documento sulla Buona Scuola e la consultazione avviata dal Governo sono iniziative encomiabili. Si è così sottolineata la necessità di affrontare il tema del sistema scolastico nella sua globalità dopo anni di micro-interventi. Inoltre si è sottolineata l’idea che una buona scuola è un investimento, da fare usando oculatamente le risorse, ma per l’appunto da affrontare. Tuttavia, senza pretesa di esaustività, è sugli aspetti che meno (mi) convincono che qui però mi soffermo.
di Paolo Ferratini (esperto di sistemi scolastici) in risposta all’articolo “Per avere una buona scuola ci vuole una buona discussione” – Gli interventi che si sono susseguiti nel dibattito aperto da Learning4 hanno affrontato ormai tutti gli aspetti salienti della “buona scuola”, evidenziando le palmari omissioni e le debolezze d’impianto del documento del governo. Vorrei qui proporre alla riflessione comune qualche chiosa ulteriore sulla questione che, mi pare, costituisce l’asse portante della proposta – il suo punto di forza, per novità e impatto, e di conseguenza più gravido di rischi. Intendo la “carica dei 150.000”, con il suo carico di esiti previsti (o meglio: dedotti) in termini di realizzazione della scuola dell’autonomia.
di Luciano Benadusi (direttore di Scuola Democratica e Learning4) in risposta all’articolo “Per avere una buona scuola ci vuole una buona discussione” – Il documento governativo su “La buona scuola” sembra volersi proporre come un programma generale di politica scolastica ma in realtà fissa il suo baricentro sui processi che la teoria organizzativa chiama “accessori” o “strumentali” – soprattutto il reclutamento, lo sviluppo professionale e le retribuzioni dei docenti, ma anche aspetti riguardanti i dirigenti e la governance. Qui mi occuperò solo delle linee riguardanti il personale insegnante, cominciando con l’esprimere condivisione su alcuni orientamenti di fondo ma portando l’attenzione su quattro punti che considero critici, cioè bisognosi di approfondimento o di correzione.
di ANP associazione nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola, in risposta all’articolo “Per avere una buona scuola ci vuole una buona discussione” –
Dal punto di vista dell’Anp un’analisi del documento governativo “La Buona Scuola” deve prendere in considerazione quello che questo contiene: 1) dirigenti 2) docenti 3) sistema; ma anche quello di cui si fa scarso o nessun cenno: 4) studenti e, più in generale, le condizioni che fanno di una scuola una “buona scuola” dal punto di vista di chi la frequenta.
di Mimma Giaccari (Direttore Generale ENAIP Nazionale) in risposta all’articolo “Per avere una buona scuola ci vuole una buona discussione” – Il recente documento “La buona scuola”, seppur solo verso la fine, assegna al lavoro una nuova centralità, sollecitando una discussione sui nuovi modelli dell’apprendimento. è un passaggio molto innovativo e meritevole di approfondimento per chi come noi si occupa di formazione professionale facendo ogni sforzo possibile per restituirle la dignità che le spetta all’interno del sistema educativo nazionale e sollecitando, sui vari tavoli, una più attenta osservazione legittimata da numeri ed esiti e svincolata da stereotipi e pregiudizi.
di Alessandro Cavalli (Presidente del Centro Studi e Ricerche sui Sistemi di Istruzione Superiore dell’Università di Pavia e del Comitato Scientifico dell’Istituto IARD) in risposta all’articolo “Per avere una buona scuola ci vuole una buona discussione” – Il documento sulla “buona scuola” insiste sulla “formazione in servizio” degli insegnanti e meno sulla loro “formazione iniziale”. Nel prossimo decennio, tuttavia, l’elevata età media del corpo docente attuale renderà inevitabile una accelerazione del ricambio generazionale nella scuola e quindi la formazione iniziale di nuovi insegnanti assumerà in ogni caso importanza strategica.
di Ivana Summa (Esperta CIDI) in risposta all’articolo “Per avere una buona scuola ci vuole una buona discussione” –
Senza un riassetto dei poteri e delle responsabilità all’interno delle singole scuole non può esserci una “buona scuola”. Si rende necessaria una contemporanea e coerente ridefinizione dei ruoli professionali e, in particolare, di quello del docente. Non c’è traccia di tutto ciò nel documento della “buona scuola”.
di Vittoria Gallina (esperta di politiche formative e di processi educativi in età adulta) in risposta all’articolo “Per avere una buona scuola ci vuole una buona discussione” –
I temi contenuti nel documento sulla Buona Scuola possono diventare azioni reali solo se la scuola non perde “pezzi” lungo il percorso e si definisce come istituzione sempre aperta ed utile sia per chi è in età scolare sia per chi, durante la vita, sente la necessità di essere sostenuto nella acquisizione di nuovi saperi e nell’orientarsi (o ri-orientarsi) in un mondo complicato e spesso poco accogliente.