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Come fare Educazione civica nell’attuale anno scolastico?

Come fare Educazione civica nell’attuale anno scolastico?

di Giunio Luzzatto

I contributi sollecitati su learning4, così come il numero speciale 3/2020 di Scuola Democratica (prossimamente in distribuzione) dedicato al tema dell’inserimento della Educazione Civica (E.C., nel séguito) nei curricoli scolastici, vogliono contribuire a far sì che la qualità di questo inserimento sia la più alta possibile. Qui non entro nel merito dei contenuti di tale insegnamento, ma cerco invece di comprendere che cosa si può fare, in concreto, affinché il tema non sia trascurato nel quadro dell’attuale difficilissima ripresa delle attività scolastiche.

Va rilevato, preliminarmente, che nei dibattiti su tale ripresa viene del tutto ignorato che la legge 92/2019 prevede che questo insegnamento sia presente dall’anno scolastico 2020-21. Certo, non erano previsti il Covid-19 e le conseguenze di esso, sicché non si può pretendere che una innovazione (difficile, per molti motivi!) venga immediatamente. attivata nelle scuole che devono faticosamente ripartire; ma sarebbe sbagliato anche “far finta di niente”.

La prima considerazione da fare è che le vicende dell’anno scolastico 2019-20 hanno impedito alle scuole di prepararsi per questo nuovo contenuto didattico. Una eventuale introduzione ora dell’attività nelle classi sarebbe perciò non solo realisticamente poco proponibile, ma anche di pessima qualità perché non progettata nel quadro della programmazione scolastica: esigenza particolarmente decisiva per un insegnamento del tutto nuovo e definito come “trasversale”.

Ne consegue che nell’attuale a.s. l’inizio delle attività di E.C. deve consistere non nell’insegnamento rivolto agli studenti, bensì in un intenso lavoro preparatorio da parte di Collegio dei docenti e Consigli di classe: le équipes docenti che nelle singole classi dovranno collegialmente gestire, a partire dal 2021-22, l’insegnamento di E.C., sono oggi chiamate a predisporre in maniera altrettanto collegiale le future modalità di lavoro: guai se, dal punto di vista dello studente, il “programma” di E.C. risultasse il mero collage di qualche capitolo, opportunamente selezionato, estratto dall’insegnamento di ognuna delle diverse materie coinvolte.

La trasversalità è un elemento del tutto nuovo in un sistema didattico tradizionalmente costituito dalla sommatoria di insegnamenti indipendenti tra loro: rappresenta una sfida a questa tradizione a carattere individualistico. Occorre perciò pensare, quest’anno, anche ad attività di formazione dei docenti specificamente finalizzate: per non sprecare risorse, è auspicabile che gruppi di scuole territorialmente vicine concordino iniziative congiunte. Ciò può comprendere anche scuole di livello diverso: sarebbe stimolante, per insegnanti di scuola secondaria, vivere una attività di formazione insieme ai colleghi di primaria, e viceversa (pur se alcuni aspetti, come le modalità di cooperazione tra docenti di materie diverse, riguardano soprattutto la secondaria). Certo, la legge prevede anche iniziative nazionali sulla formazione degli insegnanti a questo nuovo compito; ma, nella logica dell’autonomia, eventuali ritardi del “centro” non devono costituire pretesto per non operare a livello locale.

Vi è poi l’insieme delle indicazioni che nella legge 59 sottolineano l’esigenza che l’attività di E.C. dell’istituzione scolastica sia essa stessa “civica”: scuola non chiusa nelle sue mura, ma connessa col territorio nel quale essa opera. Anche per questo aspetto, una efficace collaborazione con gli Enti territoriali (Comuni e loro “Municipi”) e con Associazioni del “Terzo Settore” richiede che fin d’ora le modalità collaborative vengano attentamente studiate attraverso intese tra i diversi soggetti coinvolti: questi rapporti non solo sono doverosi, ma possono anche dare un forte aiuto alle scuole, perché in alcuni casi i citati interlocutori hanno già sviluppato esperienze di formazione (extrascolastica!) diretta ai giovani nel campo dell’E.C., o almeno di aspetti di essa.

La proposta qui formulata non è affatto una ipotesi di “rinvio” della introduzione della E.C. nel sistema scolastico italiano: all’opposto, essa segnala che bisogna lavorare sùbito su questo tema, perché inserire nuovi contenuti formativi negli ordinamenti non può ridursi a prevedere che un insegnante entri in aula curando qualche ampliamento, o qualche sostituzione, all’interno della propria materia, Come dicevamo all’inizio, portare quest’anno l’E.C. nelle classi costituirebbe tale negativa scelta; occorre invece diffondere la convinzione che per introdurre una innovazione didattica occorre far precedere l’attuazione di essa da una adeguata progettazione, e agire di conseguenza. Tutti danno per scontato che per costruire un edificio o un ponte si ha prima il progetto, poi l’esecuzione: per le opere scolastiche, invece, viene spesso data troppo scarsa attenzione alla prima fase.

Come fare Educazione civica nell’attuale anno scolastico?

Abstract Nell’attuale situazione scolastica, attuare la legge sull’insegnamento di Educazione Civica significa impegnare subito le scuole nella preparazione per introdurlo nelle classi l’anno prossimo: non è un rinvio, ma una seria progettazione.

Parole chiave: Educazione Civica, Anno scolastico 2020-21, Progettazione, Anno scolastico 2021-22, Rapporto scuola-territorio

I contributi sollecitati su learning4, così come il numero speciale 3/2020 di Scuola Democratica (prossimamente in distribuzione) dedicato al tema dell’inserimento della Educazione Civica (E.C., nel séguito) nei curricoli scolastici, vogliono contribuire a far sì che la qualità di questo inserimento sia la più alta possibile. Qui non entro nel merito dei contenuti di tale insegnamento, ma cerco invece di comprendere che cosa si può fare, in concreto, affinché il tema non sia trascurato nel quadro dell’attuale difficilissima ripresa delle attività scolastiche.

Va rilevato, preliminarmente, che nei dibattiti su tale ripresa viene del tutto ignorato che la legge 92/2019 prevede che questo insegnamento sia presente dall’anno scolastico 2020-21. Certo, non erano previsti il Covid-19 e le conseguenze di esso, sicché non si può pretendere che una innovazione (difficile, per molti motivi!) venga immediatamente. attivata nelle scuole che devono faticosamente ripartire; ma sarebbe sbagliato anche “far finta di niente”.

La prima considerazione da fare è che le vicende dell’anno scolastico 2019-20 hanno impedito alle scuole di prepararsi per questo nuovo contenuto didattico. Una eventuale introduzione ora dell’attività nelle classi sarebbe perciò non solo realisticamente poco proponibile, ma anche di pessima qualità perché non progettata nel quadro della programmazione scolastica: esigenza particolarmente decisiva per un insegnamento del tutto nuovo e definito come “trasversale”.

Ne consegue che nell’attuale a.s. l’inizio delle attività di E.C.deve consistere non nell’insegnamento rivolto agli studenti, bensì in un intenso lavoro preparatorio da parte di Collegio dei docenti e Consigli di classe: le équipes docenti che nelle singole classi dovranno collegialmente gestire, a partire dal 2021-22, l’insegnamento di E.C., sono oggi chiamate a predisporre in maniera altrettanto collegiale le future modalità di lavoro: guai se, dal punto di vista dello studente, il “programma” di E.C. risultasse il mero collage di qualche capitolo, opportunamente selezionato, estratto dall’insegnamento di ognuna delle diverse materie coinvolte.

La trasversalità è un elemento del tutto nuovo in un sistema didattico tradizionalmente costituito dalla sommatoria di insegnamenti indipendenti tra loro: rappresenta una sfida a questa tradizione a carattere individualistico. Occorre perciò pensare, quest’anno, anche ad attività di formazione dei docenti specificamente finalizzate: per non sprecare risorse, è auspicabile che gruppi di scuole territorialmente vicine concordino iniziative congiunte. Ciò può comprendere anche scuole di livello diverso: sarebbe stimolante, per insegnanti di scuola secondaria, vivere una attività di formazione insieme ai colleghi di primaria, e viceversa (pur se alcuni aspetti, come le modalità di cooperazione tra docenti di materie diverse, riguardano soprattutto la secondaria). Certo, la legge prevede anche iniziative nazionali sulla formazione degli insegnanti a questo nuovo compito; ma, nella logica dell’autonomia, eventuali ritardi del “centro” non devono costituire pretesto per non operare a livello locale.

Vi è poi l’insieme delle indicazioni che nella legge 59 sottolineano l’esigenza che l’attività di E.C. dell’istituzione scolastica sia essa stessa “civica”: scuola non chiusa nelle sue mura, ma connessa col territorio nel quale essa opera. Anche per questo aspetto, una efficace collaborazione con gli Enti territoriali (Comuni e loro “Municipi”) e con Associazioni del “Terzo Settore” richiede che fin d’ora le modalità collaborative vengano attentamente studiate attraverso intese tra i diversi soggetti coinvolti: questi rapporti non solo sono doverosi, ma possono anche dare un forte aiuto alle scuole, perché in alcuni casi i citati interlocutori hanno già sviluppato esperienze di formazione (extrascolastica!) diretta ai giovani nel campo dell’E.C., o almeno di aspetti di essa.

La proposta qui formulata non è affatto una ipotesi di “rinvio” della introduzione della E.C.nel sistema scolastico italiano: all’opposto, essa segnala che bisogna lavorare sùbito su questo tema, perché inserire nuovi contenuti formativi negli ordinamenti non può ridursi a prevedere che un insegnante entri in aulacurando qualche ampliamento, o qualche sostituzione, all’interno della propria materia, Come dicevamo all’inizio, portare quest’anno l’E.C.nelle classi costituirebbe tale negativa scelta; occorre invece diffondere la convinzione che per introdurre una innovazione didattica occorre far precedere l’attuazione di essa da una adeguata progettazione, e agire di conseguenza. Tutti danno per scontato che per costruire un edificio o un ponte si ha prima il progetto, poi l’esecuzione: per le opere scolastiche, invece,viene spesso data troppo scarsa attenzione alla prima fase.

Giunio Luzzatto

Scuola democratica
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