Cos’è questa voglia di scuola?
A Milano dopo il Manzoni occupato martedì 12 dicembre, questa mattina sono stati occupati il classico Tito Livio e lo scientifico Severi-Correnti, per chiedere di tornare a scuola in presenza il prima possibile.
I media iniziano a parlare degli “strani casi” in cui gli studenti “occupano scuola per poterci tornare”: https://www.corriere.it/podcast/daily/21_gennaio_15/occupare-scuola-poterci-tornare-strano-caso-liceo-manzoni-tutto-quello-che-ci-manchera-londra-post-brexit-1c7fcbb8-5679-11eb-a149-06fa3816b199.shtml
Per i giornalisti è una notizia inusuale, assimilabile al classico caso dell’uomo che morde il cane. Non si tratta infatti di occupazioni per sospendere il corso ordinario delle lezioni ma per riprenderlo.
Forse qualcuno si sarebbe aspettato piuttosto una occupazione da parte dei genitori di ragazzi di scuola primaria interessati a ribilanciare i loro tempi di vita e di lavoro, riaprendo le scuole per poter lasciare i propri figli e dedicarsi ad altro.
Invece no, si tratta di studenti che occupano proprio per fare scuola. Ma che tipo di scuola?
Siamo sicuri che si tratti solo di riprendere l’ordinario corso delle lezioni o invece non si tratti di modi provare a autogestire più direttamente la rimodulazione delle pratiche scolastiche pur riconoscendo tutte le straordinarietà della situazione attuale?
Quali esperimenti sono in corso? E che tipo di interazione c’è tra studenti, genitori, docenti nel pensare e svolgere queste pratiche di appropriazione?
Appropriazioni di cosa? Non certo dei semplici edifici scolastici. Riappropriazione del diritto allo studio, innanzitutto del suo senso.
Si è parlato molto di come la pandemia e le misure per contrastarla hanno esacerbato le diseguaglianze. E molto si è parlato di come la scuola a distanza sia stata più difficile per alcune categorie.
Tuttavia l’occupazione nel senso dell’autogestione delle pratiche scolastiche sembra cercare risposte non solo sulla spinta di un segmento più svantaggiato sul fronte tecnico, che nel distanziamento fisico sarebbe a ben vedere anche purtroppo il più isolato e meno capace di organizzarsi.
Chissà che quello che manca agli studenti che occupano non sia la scuola come era prima, ma la scuola come potrebbe essere.