Governare la complessità per ottenere scuole nuove e non solo nuove scuole
di Marta Rapallini (Presidente dell’Istituto Gramsci Toscano Onlus)
Dal Seminario annuale di Scuola Democratica “Verso quali scuole”
Introduzione
Abbiamo di fronte una grande occasione per l’edilizia scolastica nel nostro paese: finalmente sono stati stanziati nuovi finanziamenti per la sicurezza, per l’efficientamento energetico, per le ristrutturazioni e per le nuove costruzioni.
Affinché questi finanziamenti siano efficaci, non solo a mettere in sicurezza le scuole -assolutamente necessario- ma anche per realizzare un’innovazione degli ambienti scolastici, capace di favorire l’innovazione del fare scuola, occorre mettere a punto due strumenti:
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Nuova Normativa: E’ urgente rendere operative nuove norme tecniche per l’edilizia scolastica. Siamo fermi al 1975. A mio parere non è un caso che in Alto Adige, dove è stata approvata una nuova normativa del 2009, che attribuisce allo spazio di apprendimento un ruolo nel processo didattico, ci siano numerosi esempi di scuole nuove e innovative.
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Innovazione didattica protagonista. Per sfruttare questa occasione è necessario che gli interventi nelle scuole siano guidati dai più recenti dettati dell’innovazione didattica, anche supportata dalle nuove tecnologie. Si deve evitare da una parte che la didattica resti impermeabile alle nuove tecnologie, dall’altra che le nuove tecnologie vengano utilizzate senza la necessaria innovazione didattica.
Governare la complessità: Per innovare la scuola occorre governare i processi di trasformazione, ovvero occorre governare la complessità. Il processo che porta alla realizzazione di una nuova scuola, o comunque ad un intervento sul costruito esistente, interessa molti diversi soggetti portatori di istanze diverse:
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PROPRIETA’, COMMITTENTE DEI LAVORI: Comune o Provincia (Ente proprietario) che si occupa sia della manutenzione delle scuole sia delle nuove edificazioni;
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ENTE FINANZIATORE: MIUR, USR nel territorio, FONDI SIE, ALTRI FONDI: Non ci sono solo i finanziamenti statali, ma ci sono anche i Fondi SIE (PON Scuola, destinato programmazione 2014-2020 anche alle regioni del centro e del nord del paese e i POR);
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UTENZA: Studenti, Famiglie;
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AUTONOMIA SCOLASTICA: Dirigente, team docente, team collaboratori scolastici;
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PROGETTISTA: Architetto o Progettista e Direttore dei Lavori;
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COMUNITA’: Cittadini che vivono la scuola oltre l’orario delle lezioni.
Questo processo, inoltre, deve comprendere diversi aspetti:
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Progetto pedagogico: l’innovazione non può essere un processo top-down e una scuola potrà fare un salto di qualità solo se investirà molto nel progetto didattico che intende perseguire. Un aspetto importante dell’autonomia scolastica è la possibilità di costruire un progetto pedagogico chiaro, fondato, condiviso e frutto del lavoro della comunità educante. Se l’innovazione didattica e degli ambienti prende le mosse da questo, allora potrà essere efficace, altrimenti sarà solo una patina di fresco su una scuola che rinuncia ad entrare in dialogo con la contemporaneità.
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Formazione docenti. Negli ultimi anni la formazione continua dei docenti si è interrotta. Di conseguenza, in molti casi, i docenti, e anche numerosi dirigenti, non hanno avuto la possibilità di aggiornarsi e di rinnovare le loro competenze, alla luce dello sviluppo della pedagogia, delle tecnologie, degli spazi di apprendimento. Perché l’autonomia scolastica possa realizzare al meglio le proprie potenzialità occorre recuperare questo gap, mettendo a disposizione dei docenti, e del personale della scuola, occasioni di formazione e aggiornamento professionale mirato a ciò.
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Coinvolgimento del Comune. Per poter realizzare nuove scuole o per ristrutturare il patrimonio edilizio esistente, in modo da innovare la scuola e renderla anche un luogo di aggregazione sociale e un punto di riferimento per la comunità, occorre che il Comune proprietario sia protagonista del processo di innovazione. Spesso i sindaci dei piccoli comuni, proprio per l’importanza che la scuola riveste per la vita della loro comunità, sono ferventi alleati della scuola: investono risorse e sono anche motivati a conferirle funzioni di centro civico permettendole di diventare un luogo nevralgico per la comunità. Bisogna valorizzare questa risorsa.
Il processo di rinnovamento: Quando la scuola costruisce e promuove un progetto pedagogico che comprende anche gli ambienti di apprendimento, abbiamo il primo atto per una scuola rinnovata, sia essa nuova o solo ristrutturata. A questo punto interviene il committente (proprietario, ovvero l’ente locale) a cui spetta il compito di garantire la bellezza, la qualità e la funzionalità dell’intervento procedendo con un bando pubblico rivolto ad architetti e ingegneri, per il progetto della nuova scuola.
La qualità del risultato dipende direttamente dalla qualità del processo che si instaura tra il progettista che vince il bando, la scuola con la sua comunità educante, il sindaco del comune e la comunità tutta, soprattutto nel caso di piccoli comuni. Qualità non solo dell’architettura dell’edificio, ma anche della relazione tra l’ambiente, la tecnologia e la didattica nella nuova scuola centrando in pieno l’obbiettivo sostanziale dell’innovazione.
Favorire e guidare il rinnovamentodella scuola. Dei circa 6000 interventi che sono compresi nella Programmazione Nazionale Triennale per gli interventi di edilizia scolastica per il triennio 2015-2017, non tutti sono abbastanza significativi come dimensione da permettere l’innovazione degli ambienti di apprendimento, e quindi da accompagnare al meglio l’innovazione didattica che le nuove tecnologie (e non solo) promuovono. Credo che si debba cercare un modo per sostenere e favorire almeno tutte le realtà scolastiche che hanno la concreta possibilità di innovare la loro scuola con l’intervento programmato. Sicuramente è utile mettere in rete, condividere e investire nelle migliori esperienze che esistono nel nostro paese, ma non basta, occorre anche mettere i semi dell’innovazione laddove il terreno è meno fertile. Non solo, ma occorre anche che una volta che il processo che porta alla ristrutturazione o alla nuova edificazione di una scuola si è avviato, tutti i soggetti coinvolti, che sono così diversi, con competenze così diverse, possano intendersi e cooperare. Per questo occorre una buona mediazione, che deve essere terza rispetto agli stakeholder coinvolti, non può essere lasciata al caso, o alla virtuosità spontanea, ma deve essere in qualche modo codificata e istituzionalizzata.
È quindi necessario intervenire in due fasi: prima dell’avvio del processo, per rendere il contesto in cui nasce la nuova esperienza scolastica più fertile per l’innovazione e dopo, una volta attivato il processo, occorre favorire la mediazione tra i diversi soggetti protagonisti del progetto. Questo compito può essere svolto da una figura istituzionale (o più di una), che sia riconoscibile nel processo, una sorta di promotore di innovazione per la scuola, con la scuola. Solo inserendo questi due contributi essenziali, si potranno valorizzare al massimo gli importanti investimenti che si stanno facendo sul patrimonio di edilizia scolastica del paese.