Il Piccolomini nato duca e morto bandito
Bene ha fatto Paola Benadusi Marzocca, storica e divulgatrice di letteratura per ragazzi, a ripubblicare il ritratto di un “dannato” protagonista del Cinquecento ampliandolo con un nuovo capitolo e ulteriori spunti critici usciti dai faldoni di manoscritti dell’Archivio Storico di Firenze. Vi trovò, giovane ricercatrice che nell’introduzione si cela dietro il nome di Teresa, un corpus di lettere firmate in calce da Alfonso Piccolomini. Del quale narra con vivide pennellate “vita e morte” sullo sfondo di un corrusco e depravato XVI secolo. Cambia il titolo dell’opera pubblicata due anni fa, Benadusi, e va dritta all’identikit del suo protagonista, Il duca bandito (la prima versione si chiamava Lo scandalo del potere, edito da Tav, come la presente). Duca bandito, dunque, quell’impavido nato ad Acquapendente, nell’alto Lazio, signore di Montemarciano e Caposervoli, pronipote di Enea Silvio Piccolomini, il dottissimo Papa Pio II che creò – affidandosi all’estro urbanistico di Rossellino – Pienza, la città ideale del Rinascimento.
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