La “Buona Alternanza”: una riflessione tra “tutor “e “Figura strumentale”
di Alessandra Benadusi e Monica Bernard (I.I.S. “Paolo Baffi” – Fiumicino)
Ormai da diversi anni, e in particolare a seguito del D.P.R di Riforma degli Istituti Tecnici e Professionali, l’I.I.S. ” P.Baffi” di Fiumicino adotta in modo sistematico l’alternanza scuola-lavoro come strategia metodologica che consente di realizzare percorsi formativi d’integrazione tra la didattica curricolare ed esperienze “esterne” in contesti differenti.
Attualmente, 46 classi e 800 studenti, dalla classe terza alla quinta, sia degli indirizzi Tecnici che Professionali, vivono un’esperienza di stage in azienda durante l’anno scolastico. Un numero di studenti coinvolti così significativo ha portato a sviluppare una vasta rete di convenzioni di tirocinio con prestigiose realtà del settore alberghiero, enti pubblici e importanti aziende del territorio. La necessità di vivere tali relazioni in modo più consapevole , aprendo ai nostri studenti reali aperture verso la realtà lavorativa, ci ha condotto ad una serie di scelte operative tra le quali il potenziamento di una rete di docenti che, assumendo la funzione di tutor scolastici, quotidianamente creano ponti tra le diverse realtà aziendali e la normale esperienza didattica.
Un altro passo importante è stata inoltre la costituzione, nello scorso anno scolastico, del Comitato Tecnico Scientifico, composto da docenti ed esperti del mondo del lavoro, delle professioni e della ricerca scientifico-tecnologica. Come sottolinea il Protocollo d’Intesa, il Comitato ha funzioni consultive e propositive, rappresenta l’apertura della scuola al mondo del lavoro e la volontà di rimodulare i percorsi formativi dei nostri giovani direttamente sulla base della situazione sociale del territorio di appartenenza, del quale si intendono contemporaneamente valorizzare gli alti profili professionali già presenti e operanti. Dal corrente anno scolastico, su forte sollecitazione del Dirigente Scolastico Prof. Roberto Tasciotti, la centralità dello stage si è ulteriormente rafforzata prolungando la sua durata a cinque settimane per le classi quarte e quinte e tre settimane per le terze; le classi coinvolte sono 46 e si distribuiscono su otto turni dal 15 settembre al 12 giugno. Si può affermare quindi che nelle classi del triennio, l’esperienza in azienda non è più vissuta come un’occasionale supporto all’offerta formativa, ma ne diventa invece il fulcro e la continua occasione di verifica . Questa nuova dimensione, al di là di trionfalismi troppo semplicistici o di normali resistenze di docenti old style che ancora si appellano al baluardo del “programma”, apre il varco ad una serie di interrogativi che pongono l’accento su alcune criticità ormai evidenti.
Da un informale scambio di opinioni, in un pomeriggio d’autunno, tra una”docente tutor” e la “Figura Strumentale dell’Alternanza Scuola Lavoro” sono emersi in particolare alcuni domande:
Come far incontrare realmente le esigenze e i tempi, spesso frenetici, dell’ambiente di lavoro, con quelli sicuramenti più lenti e ponderati della formazione e dell’apprendimento delle pratiche professionali ?
In questo preciso momento storico e politico, come sfuggire alla tentazione più evidente di rendere l’esperienza dello stage – ancor più quando è prolungata, estiva o addirittura si tratta di tirocinio post-diploma – una fornitura di manodopera a basso costo, come renderla cioè davvero una buon affare per tutti: per la scuola che non delega ad altri il proprio ruolo educativo, per l’azienda che può partecipare in prima persona alla costruzione di percorsi formativi efficaci e per il giovane che al di là di una cartellina piena di “certificati di stage” si trovi realmente ad acquisire competenze “alte” e non solo un semplice addestramento al lavoro;
E ancora: come docenti stiamo contribuendo a costruire una generazione di operatori precisi, docili e flessibili alle richieste delle diverse realtà aziendali o … lavoratori maturi, consapevoli e orgogliosi di entrare a far parte di una precisa “comunità professionale” già conosciuta e sperimentata durante le esperienze di alternanza?
In conclusione, quali vie seguire perché l’esperienza dell’Alternanza Scuola Lavoro, sicuramente ormai irrinunciabile, sia anche “Buona Alternanza”?
Il percorso sul quale ci stiamo incamminado in questi mesi è rivolto sempre più ad attivare procedure di feedback sull’esperienza di tirocinio da parte di tutti i coinvolti: la prima novità è che gli studenti stagisti verranno richiamati a metà del periodo di stage per relazionare a tutto il Consiglio di Classe sull’esperienza che stanno vivendo, sottolineandone eventuali criticità o aspetti poco compresi. Il Consiglio di Classe è chiamato dunque a intervienire per sostenere lo studente a rielaborare l’esperienza in modo personale, ma anche per riorientare meglio l’azione didattica delle singole discipline. L’altro momento di feedback è quello conclusivo nel quale ai ragazzi viene somministrato un questionario di autovalutazione e nel quale il tutor aziendale compilerà una scheda di valutazione sulle competenze acquisite che concorrerà anche alla definizione del credito scolastico. Tale scheda è stata riformulata seguendo le linee guida della USR delle Marche per farne uno strumento più efficace per il contesto.
La gestione di situazioni di disagio o addirittura di conflitto all’interno dell’esperienza di tirocinio è gestita dal tutor; è importante tuttavia che eventuali momenti di criticità possano diventare momenti di crescita, indirizzando il giovane a relazionarsi in modo corretto ma sempre nella piena consapevolezza dei propri diritti. A tale proposito, è importante , per esempio, che in tutti gli indirizzi di studio venga approfondita la legislazione dello stage e il diritto del lavoro.
Nella ridefinizione di nuovi percorsi formativi svolgerà anche un ruolo fondamentale, il nuovo Comitato Tecnico Scientifico, non più organo onorifico ma luogo d’incontro e di scambio periodico tra scuola e realtà aziendali.
Ci sembra che si aprano dunque scenari nuovi e ricchi di prospettive di crescita, tuttavia la gestione pratica e la continua riflessione e rielaborazione di occasioni formative e l’apertura di prospettive lavorative autentiche e praticabili per i nostri giovani richiamano con urgenza ad una successiva riflessione su queste nuove figure professionali – tutor scolastici e tutor aziendali – che richiederebbero ormai un percorso formativo adeguato, e non solo occasionale e affidato alla sempiterna buona volontà, oltre ad una loro adeguata valorizzazione come professionalità specifiche… e quindi, ancora una volta…risorse, risorse, risorse per la scuola e la formazione.