L’Alternanza scuola lavoro e il nuovo regime di transizioni scuola-lavoro
di Francesco Pastore (Professore Associato di Economia Politica presso la Seconda Università degli studi di Napoli)
Introduzione
L’attesa è finita! Il 13 settembre 2016, Francesco Giubileo ha presentato l‘attesissimo primo rapporto EYU sull’alternanza scuola lavoro in Italia. Il rapporto fornisce un rendiconto aggiornatissimo del primo anno di attuazione della riforma della Buona Scuola (legge n. 107 del 13 luglio 2015), con riferimento in particolare al tema dell’introduzione dell’obbligo dell’alternanza scuola lavoro (ASL) per 200 ore complessive nei licei e 400 ore negli istituti tecnici e professionali. Le ore sono da spalmare negli ultimi due anni. L’ASL esisteva già prima come opzione che gli studenti potevano richiedere di fare attivare alla propria scuola, ma la mancanza dell’obbligo aveva fatto nascere solo pochissimi casi nel paese.
Il rapporto è molto ricco e dettagliato. Non cercherò neppure minimamente di riassumerlo, poiché è liberamente scaricabile. Piuttosto che ad un’evidenza statistico-quantitativa, che il MIUR dovrebbe proporre a breve in un rapporto a cura di INDIRE, attinge all’esperienza di alcune aree territoriali italiane molto diverse tra loro, quali la Regione Campania e la Provincia Autonoma di Bolzano, e all’esperienza pioneristica del progetto DESI (Dual Education System in Italy), iniziato già prima della legge della Buona Scuola, di cui può considerarsi precursore.
Pur riferendosi ad aree geografiche molto diverse, le esperienze analizzate evidenziano molto tratti comuni. Certo, il caso della Provincia Autonoma di Bolzano è un’esperienza a se, poiché attinge ad una antica tradizione tedesca di apprendistato e di applicazione del principio duale. Però, la Campania non è da meno. Le scuole campane, pur operando fra mille difficoltà, soprattutto quella di trovare un numero sufficiente di imprese private per tutti gli studenti che dovrebbero andare in alternanza, tuttavia, sembrano essersela cavata molto bene.
Tratti comuni: pros and cons
Alcuni dei tratti comuni importanti sono i seguenti. In primo luogo, le ostilità iniziali nei confronti dello strumento sembrano andare scemando con il passare del tempo. Tutti – docenti, famiglie, imprese – cominciano a capire bene l’utilità dell’alternanza scuola-lavoro, man mano che la realizzano. Sono gli stessi giovani e le loro famiglie a notare il cambiamento di atteggiamenti nei loro figli, le occasioni loro offerte e a richiedere sempre nuovi perfezionamenti. Ci vorrà ancora tempo e tanta pazienza per avere esperienze ideali di ASL, ma, nel frattempo. è importante essere partiti subito, perché solo così si può cominciare a rendersi conto davvero dei punti di forza e di debolezza della legge. In ogni cosa, vale il principio: learning by doing.
Un punto di forza è la volontà di collaborare da parte di tutti, soprattutto negli istituti tecnici e professionali. Un punto di debolezza è la resistenza di alcuni docenti e famiglie, soprattutto dei licei. In alcuni licei, si osservava una opposizione quasi ideologica: “Chi fa il classico non deve lavorare”. Ma pian piano queste sacche di preconcetti si stanno sciogliendo come neve al sole.
In realtà, ci sono tanti modelli diversi di alternanza che emergono dal rapporto di Giubileo: il modello degli istituti tecnici e professionali e quello dei licei, ad esempio; c’è l’ASL presso la grande impresa e quella, meno frequente, presso le piccole imprese; c’è l’ASL presso gli enti pubblici, soprattutto per i licei e nel Sud.
Ci sono, poi, diverse problematiche, come gli oneri eccessivi imposti alle imprese, senza dare molto in cambio. In realtà, nell’apprendistato tedesco, cui si ispira l’ASL, le scuole offrono qualcosa all’impresa: corsi generali collegati al lavoro che i giovani vanno a svolgere nell’impresa. Nella Buona Scuola, invece, si impongono solo oneri alle imprese, come se fossero loro a spingere ad offrire posti agli studenti e non la scuola a doverli trovare presso imprese riluttanti. La legge, in realtà, è scritta tutta dal punto di vista della scuola e poco dal punto di vista delle imprese e del mercato del lavoro.
Un ruolo di intermediazione fra scuola e impresa potrebbe essere svolto dai centri per l’impiego quasi del tutto ignorati dalla legge. I centri dovrebbero essere risuscitati, almeno si spera, dal decreto 150 del Jobs Act e quindi essere importanti giocatori in questa partita.
Il progetto DESI è un progetto pioneristico. Alcune aziende italiane (Lamborghini e Ducati), acquisite, però, dall’Audi e, quindi, divenute parte del gruppo Volkswagen, già a partire da settembre 2014 hanno offerto a 48 giovani la possibilità di fare un’interessante esperienza scolastica/formativa biennale volta ad acquisire competenze trasversali richieste dal mercato del lavoro. É stato forse il primo esempio di ASL in Italia. Ancora ora resta una best practice cui ispirarsi per tutti. Queste aziende portano il modo di ragionare tedesco: noi vogliamo darvi i posti di formazione, non solo per lavorare da noi, ma anche altrove, ma la scuola ci metta a disposizione corsi di carattere generale formativi per i giovani e preparatori all’ASL. Su questo si ritornerà anche in seguito. Giubileo nota come il successo dell’ASL, che non è uno strumento di collocamento, ma piuttosto di formazione, richiede una responsabilità sociale da parte dell’impresa.
Rimando al bellissimo rapporto di Giubileo per ulteriori aspetti che per motivi di spazio non posso affrontare qua.
Per leggere il rapporto dal sito EYU clicca QUI
Per scaricare la guida interattiva MIUR alla ASL clicca QUI