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L’alternanza scuola-lavoro: pregi e ostacoli all’attuazione

L’alternanza scuola-lavoro: pregi e ostacoli all’attuazione

di Clorinda Maisto e Francesco Pastore

L’alternanza scuola-lavoro (ASL) è senz’altro una delle innovazioni più importanti degli ultimi decenni delle transizioni scuola-lavoro in Italia. In realtà, l’ASL esiste già da qualche tempo, almeno dagli anni Duemila, e, in effetti, la normativa più recente segue da vicino la falsariga della normativa precedente. La principale novità della riforma della Buona Scuola del 2015 (legge n. 107 del 13 luglio 2015), a riguardo, è consistita probabilmente nel rendere l’ASL obbligatoria per tutti gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado, compreso i licei. In realtà, l’alternanza era già prevista dalla riforma Moratti, ma solo su base volontaria, vale a dire su richiesta di scuole e studenti.

L’ASL non può in nessun modo essere confusa con l’apprendistato che è il fulcro del sistema duale di origine tedesca, ma va, piuttosto, assimilato ad un simile sistema esistente nei paesi scandinavi. A differenza dell’apprendistato tedesco, l’ASL della tradizione scandinava ha una durata di poche settimane l’anno; non è retribuita, anche se, tutti gli studenti delle scuole superiori in Svezia ricevono una borsa di studio annuale di circa 1000 euro; e non costituisce, in ogni caso, un rapporto di lavoro.

Un altro limite del modello dell’ASL rispetto all’apprendistato tedesco è il contenuto formativo inferiore a causa della durata innanzi tutto. Infatti, molti giovani scandinavi mancano di competenze del tipo work-related ed allora viene offerta loro un’esperienza di formazione professionale, possibilmente on the job, subito dopo il completamento del percorso scolastico, se non riescono a trovare lavoro da soli entro 4 mesi dall’inizio della ricerca di un posto di lavoro, secondo i principi della cosiddetta Garanzia Giovani (per un approfondimento fra il regime di transizioni scuola-lavoro scandinavo ed europeo-continentale, cfr. Pastore, 2015; e 2016).

Il sistema Scandinavo, però, non ha uno dei principali limiti del sistema duale tedesco, vale a dire il carattere troppo specifico della formazione professionale ricevuta, che rende difficile la riconversione ad altre attività durante la vita lavorativa, in caso di perdita del posto di lavoro.

L’obbligatorietà prevista dalla riforma della Buona Scuola è importante non solo dal punto di vista quantitativo, ma anche dal punto di vista qualitativo, poiché cambia in meglio la natura del nostro sistema di transizioni scuola-lavoro.

Si accetta la concezione dell’impresa come luogo di apprendimento complementare all’aula scolastica. Attraverso l’ASL, si introietta nella missione del sistema d’istruzione anche la formazione delle competenze lavorative, oltre che dell’istruzione di carattere generale.

L’ASL può essere svolta anche durante la sospensione delle attività didattiche; con le modalità dell’impresa formativa simulata; ovvero all’estero. Inoltre, non si deve solo svolgere in azienda, ma si può svolgere anche presso gli ordini professionali, i musei, le istituzioni artistiche e culturali, gli enti di promozione sportiva riconosciuti.

Un ruolo importante per la realizzazione dell’ASL a livello di singolo istituto scolastico è svolto dal comitato tecnico-scientifico (CTS), che ha il compito di definire i programmi formativi, le sedi di stage, le imprese partner.

L’introduzione dell’ASL obbligatoria per tutti gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado rappresenta un’importante novità, poiché obbliga le scuole a non ignorare più l’ASL, anche se le resistenze sono ancora tante e la fase iniziale di implementazione è lenta e a macchia di leopardo sul territorio nazionale, nonostante l’obbligo di legge. Secondo un rapporto redatto da INDIRE per conto del MIUR sul primo periodo di sperimentazione della riforma, nel corso del 2015, l’ASL, che riguardava solo le classi terze, ha interessato l’80-90% degli studenti degli istituti tecnici e professionali, ma una percentuale inferiore di studenti dei licei. Le percentuali sono abbastanza omogenee in molte, ma non in tutte le regioni. In molte scuole, le attività on the job sono molto inferiori a quelle in aula in termini di ore previste, anche per la difficoltà a trovare imprese disponibili ad avviare attività di stage alle condizioni previste dalla legge. Così, molte scuole tendono a ritenere che lo stage in azienda non sia veramente necessario alla ASL.

Il ritardo nella piena applicazione dell’ASL è dovuto alla presenza di molti fattori, quali ad esempio:

a) l’impreparazione delle scuole, in specie i licei, dove c’è un vero e proprio rifiuto in alcuni casi;

b) la mancanza di risorse adeguate per svolgere tutte le attività previste, compreso la formazione del personale addetto all’ASL nelle scuole1;

c) obblighi burocratici eccessivi per le imprese che aderiscono, ciò che riduce drasticamente le imprese disposte a partecipare, soprattutto nel Mezzogiorno;

d) scarso riconoscimento, delle attività svolte in ASL da parte dei docenti non coinvolti, anche perché non rientra d’obbligo nella valutazione complessiva dello studente.

Il governo è impegnato a rimuovere gli ostacoli ad una piena realizzazione dell’ASL negli anni a venire. È probabile che occorrano ancora alcuni anni perché l’ASL sia pienamente a regime e produca i suoi frutti sull’occupabilità dei giovani, ma non v’è dubbio che si tratta di un cambiamento epocale che non potrà non avere effetti positivi.

Riferimenti bibliografici

Pastore F. (2015), The Youth Experience Gap. Explaining National Differences in the School-to-Work Transition, Springer Briefs, Physica Verlag, Heidelberg.

Pastore F. (2016), Fuori dal Tunnel. Le difficili transizioni scuola lavoro in Italia e nel mondo, Giappichelli, Torino, 2° edizione.

Clorinda Maisto: Avvocato civilista presso l’Ordine di Santa Maria Capua Vetere (CE)

Francesco Pastore: Corresponding Author: Associate Professor of Political Economy at Seconda Università di Napoli and a research fellow of the IZA (Institute for the Study of Labor) of Bonn.

Scuola democratica
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