L’anno prossimo, l’Educazione Civica in tutte le scuole italiane. Perché occorre occuparsene fin d’ora
di Giunio Luzzatto
[l’articolo che segue risponde alla chiamata al DIBATTITO EDUCAZIONE CIVICA ORA. Per vedere l’articolo di avvio del dibattito clicca QUI ]Potrebbe apparire fuori tempo, in un momento nel quale si stanno ancora dibattendo le procedure con le quali si concluderà l’attuale anno scolastico, esaminare le modalità con le quali nell’anno prossimo si dovrà non solo recuperare qualche cosa di ciò che in quest’anno non si è riusciti a completare, ma addirittura procedere a una importante innovazione. Peraltro, si dice spesso che proprio le crisi possono dare uno stimolo a non limitarsi a ripristinare, puntando invece a miglioramenti.
Fin dal momento dell’entrata in vigore della legge 92/2019, “Introduzione dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica” (v. http://integrazionescolastica.it/upload/art1482/Legge%20n.%2092.pdf ), era noto che essa sarebbe divenuta operativa non nell’attuale anno scolastico, bensì nel successivo; ciò avrebbe consentito una attuazione attentamente progettata. Le modalità attuative sono infatti tutte da definire, ed era perciò opportuno, anzi necessario, sviluppare quest’anno una impegnativa azione di preparazione, non solo a livello di Enti responsabili (Amministrazione della P.I. e Istituzioni scolastiche), ma anche attraverso un ampio confronto culturale. Poiché le competenze civiche delle nuove generazioni avranno effetti rilevantissimi sul futuro dell’intero Paese, tale confronto deve rappresentare un dialogo reale col Paese stesso, nel quale vengano coinvolti sia le forze politiche, sia gli Enti territoriali e le Associazioni di cittadini che sul tema hanno riflettuto e prodotto utile documentazione, nonché le istituzioni scientifiche e le Associazioni professionali degli insegnanti. Va però rilevato, con molto rammarico, che nel periodo “normale” precedente la “emergenza coronavirus” di tutto ciò non si è visto quasi nulla.
Al momento in cui siamo, essendovi indubbiamente l’esigenza di dedicare molta attenzione ad una programmazione ben meditata dell’anno scolastico prossimo, si tratta di collocare pienamente in tale programmazione l’inserimento del nuovo insegnamento.
Una finalità di grande attualità
Proprio nelle attuali circostanze si è infatti rilevato quanto sia importante una delle finalità che la Educazione civica deve proporsi, e precisamente l’attrezzare il futuro cittadino a difendersi dalla disinformazione. Infatti, nella società contemporanea i cittadini, e in particolare i giovani, ricevono notizie dalle provenienze più varie, e sono quindi esposti ai forti rischi derivanti dalla diffusione di fake news e dalle pseudoscienze. Tra i compiti principali del sistema scolastico vi è perciò, altrettanto fondamentale quanto il dovere di fornire informazioni valide, quello di rendere il futuro cittadino capace di verificare l’attendibilità delle fonti e il fondamento documentale di ciò che vede in rete oppure legge.
La legge che stiamo discutendo affronta il tema all’interno della “cittadinanza digitale”, limitatamente perciò a quanto viene appunto comunicato attraverso canali digitali. Agganciandosi a questa norma specifica, l’insegnamento di Educazione Civica può svilupparsi come quello attraverso il quale la scuola fornisce agli studenti, in termini complessivi, le competenze atte a difendersi dalla disinformazione.
Prepararsi ora: il livello nazionale
Nell’immediato, la prossima scadenza è costituita dalla formulazione da parte del MIUR di “Linee Guida” (LG, nel séguito), che tra l’altro delineeranno, a livello centrale, “specifici traguardi per lo sviluppo delle competenze e obiettivi specifici di apprendimento” da conseguire nell’insegnamento in questione. E’ probabile, sulla base di esperienze analoghe, che tali LG (pur nel doveroso rispetto dell’autonomia scolastica)forniranno anche indicazioni relativamente a questioni non pienamente definite nel testo. Tra queste, la necessità che la contitolarità dell’intero gruppo di docenti dotati delle diverse competenze necessarie, contitolarità che la legge dispone esplicitamente per le scuole del primo ciclo scolastico, valga anche per quegli istituti del secondo ciclo nei quali non è presente un docente dell’area giuridico-economica; per gli istituti nei quali un tale docente vi è, la legge gli affida la titolarità, ma la varietà delle competenze necessarie richiede che sia garantita una organica collaborazione di altri docenti.
Tra gli adempimenti ministeriali è anche previsto che “Il Piano nazionale della formazione dei docenti … è aggiornato al fine di comprendervi le attività …” di formazione all’insegnamento dell’educazione civica; si tratta di una questione centrale per consentire un futuro buon insegnamento, e richiede una forte interazione con i settori universitari nei quali operano quegli studiosi che hanno approfondito a livello scientifico la presente tematica.
Non può sfuggire l’importanza di evitare una redazione affrettata, o comunque meramente burocratica, di questi interventi del MIUR, ed è pertanto auspicabile che il Ministero ponga mano ad essi dopo aver svolto proficui confronti: confronti con le forze politiche, in particolare con quelle della maggioranza governativa, perché attuare bene l’insegnamento dell’Educazione Civica -da lungo tempo atteso- ha anche un valore politico; confronti con le Associazione degli insegnanti e con le Associazioni impegnate nella cittadinanza attiva; e confronti con le Università, in particolare sul tema cruciale, già ricordato, della formazione di insegnanti preparati sul tema in questione.
Prepararsi ora: il livello territoriale
Le singole istituzioni scolastiche dovrebbero fin d’ora studiare il proprio approccio a ciò che dovranno attuare l’anno prossimo, impegnandosi nella relativa progettazione. Tale esigenza è particolarmente evidente a causa degli elementi innovativi che sono presenti: predisporre, in una realtà didattica tradizionalmente poco collegiale, un insegnamento “trasversale”, spesso in contitolarità, costituisce un impegno rilevante per il corpo docente; e una attività di “educazione”, non di mera “istruzione”, impone che vengano studiate le modalità atte a favorire la diretta partecipazione degli allievi, col superamento dell’insegnamento solo ex cathedra attraverso quelle soluzioni che sono attualmente suggerite anche in via generale come opportune prassi didattiche.
Questo lavoro preparatorio richiede anche un fruttuoso rapporto delle scuole con le realtà istituzionali e “civiche” presenti nel territorio. Tale coinvolgimento della società esterna, comunque auspicabile di per sé, è esplicitamente richiesto dall’articolo 8 della legge, che fa riferimento a “reti anche di durata pluriennale” e ad altre iniziative. Una ipotesi di scuola chiusa in se stessa, che “educhi civilmente” senza rapportarsi con il mondo circostante, sarebbe una vera e propria contraddizione. In molti casi non si parte da zero, perché le istituzioni scolastiche hanno già realizzato in passato, autonomamente, esperienze di interazioni positive con Enti locali, con Associazioni di volontariato e di cittadinanza attiva, con ambienti universitari. E’ un patrimonio da valorizzare per far sì che l’iniziativa che ora è istituzionale raggiunga pienamente i suoi obiettivi: difficili, dicevamo, ma necessari.
Gli insegnanti protagonisti di tali esperienze possono costituire oggi, unitamente a quegli studiosi che, a livello accademico, si sono impegnati sulla tematica della “Educazione alla cittadinanza”, i formatori dei colleghi.
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