Storie. Le lezioni indimenticate dei classici ad alta leggibilità
di Paola Benadusi Marzocca
Per avvicinare bambini e adolescenti ai grandi classici occorre renderli comprensibili perché sono storie che parlano a tutti e che, come ha scritto Italo Calvino, non hanno finito di dire quello che hanno da dire. Immergono infatti in un passato lontano, quasi perduto al ritmo frenetico della vita quotidiana momentaneamente interrotto da virus in agguato. Sono i classici ad alta leggibilità proposti dal “Battello a Vapore” (Piemme) in versione integrale, studiati con l’apporto di neuropsichiatri, logopedisti e insegnanti per i ragazzi che sono più lenti a leggere, ma graditi anche agli altri per la scorrevole traduzione e i caratteri più distanziati che stancano meno la vista. Sono romanzi che hanno in sé i germi della malinconia della vita che si avverte ancora di più quando le giornate scorrono più lente. Sono romanzi che contengono verità fondamentali, che fanno parte del destino umano, in un certo senso intramontabili. Basti rileggere lo splendido sequel di “Piccole donne” di Louisa May Alcott, “Piccole donne crescono”( ill. Donata Pizzato, trad. Laura Cangemi, introd. Elisa Puricelli Guerra, pp.524, € 8,90), pubblicato alla fine dell’Ottocento nel New England sulla scia del trionfale e inaspettato successo del primo.
Il messaggio del libro era per quei tempi progressista: la donna nuova si sarebbe confrontata con il mondo del lavoro senza rinunciare alla sua vocazione di moglie e di madre. Riflette inoltre gli ideali di individualismo ottimista e insieme romantico propri di quel momento della letteratura americana dopo la devastante guerra civile tra Nord e Sud.
“Il richiamo della foresta” (ill. Paolo Altan, trad. Enrica Zacchetti, introd. Erminia Dell’Oro, pp.185, € 7,90) di Jack London apre un sipario affascinante sul mondo naturale e sugli animali, nel caso Buck, uno splendido esemplare di cane “di forte muscolatura e con il pelo lungo e soffice”, la cui storia è una avventurosa e spietata metafora delle sfide continue alle quali la vita sottopone non solo gli uomini, ma anche gli animali nel loro complesso.
“I viaggi di Gulliver” di Jonathan Swift (ill. Giovanni Manna, trad. Laura Cangemi, introd. Emanuela Nava, pp. 527, € 8,90) non nasce come un libro per ragazzi. Non era nelle intenzioni dello scrittore destinato a loro. Si può considerare un fantasy perché parte da un ipotesi fantasiosa conservandola con una logica perfetta e credibile in modo da dare l’impressione della verità. I “formidabili e coraggiosi viaggi” del signor Gulliver nella vita bello di aspetto, spiritoso, colto e assolutamente infelice, sono frutto di una fantasia miracolosa e di una collera chiaroveggente dinanzi alla miseria e alla meschinità della natura umana, “razza immonda” da ogni punto di vista si voglia considerarla, imparagonabile agli Huyhnhnm, “bai, bianchi, sauri, grigi, leardi e mori, eccellenti cavalli dalle numerose virtù…” , come è scritto nella brillante introduzione.
E infine arriviamo alle “Avventure di Pinocchio” di Carlo Collodi (ill. Cecco Mariniello, introd. Roberto Denti). Il famoso Pinocchio è un burattino di legno scolpito dall’anziano falegname Geppetto. C’era una volta un pezzo di legno che sapeva parlare ma Geppetto non si impressionò e andò avanti nella sua opera. Appena finì la bocca il burattino si mise a ridere e intanto il naso con grande stupore di Geppetto era cresciuto a dismisura.
Pinocchio non è cattivo, è coraggioso, gli piacciono soprattutto gli scherzi, è furbo ma anche tenero e ingenuo. Ha tutte le caratteristiche dell’infanzia dove tutto sembra facile, a portata di mano. Si accorgerà nelle sue disavventure che per sopravvivere nel mondo degli adulti “tutto, come ha scritto Roberto Denti, è molto più difficile e molto poche saranno le speranze di un mondo onesto e sereno.”