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Organico potenziato. Una rondine non fa primavera

Organico potenziato. Una rondine non fa primavera

di Fiorella Farinelli (Esperta di sistemi scolastici e formativi)

Una rondine, si sa, non fa primavera. E dunque anche una singola decisione, sebbene inappropriata, non si può usare per dire che non va bene niente . I casi specifici, o i dettagli, però qualcosa di utile lo rivelano sempre, tanto più quando ancora manchi un quadro puntuale e attendibile delle modalità concrete e degli esiti di qualche riforma/innovazione. Vediamone uno, di questi dettagli, a proposito delle magnifiche sorti e progressive generosamente donate al nostro sistema scolastico con l’ introduzione del cosiddetto “organico potenziato”, qualche decina di migliaia di insegnanti in più, un bel gruzzolo di spesa pubblica. Un tema, quindi, di un certo interesse, su cui anche questo blog ha invitato e invita a scrivere, per saperne e farne sapere di più.

Raccontiamolo, allora, questo dettaglio. La scena è un recente incontro di formazione di dirigenti e insegnanti di CPIA e di corsi serali di istituti tecnici e professionali del profondo Nord. L’argomento – la certificazione degli apprendimenti non formali e informali – è della massima importanza per le scuole per adulti, un vero e proprio ribaltamento dei paradigmi scolastici tradizionali, cui l’Italia arriva come al solito con ritardo rispetto ad altri paesi UE . E anche di notevoli difficoltà professionali , in assenza – come continua ad essere da noi, nonostante norme e appositi accordi interistituzionali – di criteri di riferimento, standard formativi, procedure e protocolli condivisi. Sarà per questo che in aula nessuno ha voglia di divagare, né i formatori né i numerosi insegnanti e presidi che intervengono uno dopo l’altro nel merito della questione. In questo clima di attenta concentrazione, non c’è da meravigliarsi che in cinque ore di fittissimo lavoro non si alzi una sola voce di richiamo alla pur epocale legge 107 sulla “buona scuola” , né per dirne bene né per criticarla . La quale legge, del resto, si limita a proposito di apprendimento permanente e di scuole per adulti, o a tacere o a confermare l’ovvio, cioè che il nuovo regolamento dei CPIA sarà monitorato da Indire nei prossimi tre anni, e poi si vedrà se procedere ad eventuali revisioni. Ma il sipario a un certo punto si alza un pò, non a caso in uno degli workshop del pomeriggio quando le cose si possono raccontare in modo più diretto, senza le formalità e l’obbligatoria concisione degli interventi in plenaria.

Di passaggio, e solo per dare un’idea delle tante complessità del comparto e del momento, il dirigente di un istituto tecnico con corsi serali dell’indirizzo un tempo definito con l’obsoleta formula “per ragionieri” racconta che nel programma triennale dell’offerta formativa, dove si dovevano rappresentare anche i desiderata in ordine, appunto, al potenziamento dell’organico, si era richiesto un rafforzamento dell’insegnamento di contabilità finanziaria pubblica. Competenza decisiva per il profilo professionale dell’indirizzo. E invece, inaspettatamente ma sicuramente per qualche maligna bizzarria dell’onnipotente algoritmo, alla scuola è stata assegnata un’insegnante di educazione musicale, specializzata per di più in uno strumento molto speciale come l’arpa. Magnifico, potrebbero commentare gli illustri pedagogisti che affidano alla cultura musicale nella scuola, in ogni tipo di scuola, molti compiti decisivi, dalla rimotivazione all’apprendimento allo sviluppo di una buona integrazione degli studenti di altre nazionalità e culture. Peccato che nel caso specifico la scuola, forse troppo attenta ad altri bisogni formativi di studenti per lo più in difficoltà , in biblico tra studio e lavoro, tanti stranieri ( e per lo più solitamente molto interessati a percorsi formativi accelerati ) aveva altre priorità e, nella sua “autonomia”, aveva chiesto tutt’altro. Ma una risorsa in più si deve comunque utilizzare, e il preside pacatamente racconta che la soluzione l’aveva trovata, d’accordo con la docente interessata che gli aveva rivelato e dimostrato di conoscere perfettamente l’inglese, avendo fatto quasi tutti i suoi studi nel Regno Unito. Perfetta, dunque, e disponibilissima – di sicuro più che a saltabeccare da una classe all’altra per coprire le supplenze – ad attivare e gestire, d’intesa con gli insegnanti della disciplina, dei laboratori di conversazione e di apprendimento dell’inglese professionale. Va tutto bene quel che finisce bene. Ma è finita bene ? Non si direbbe, essendo intervenute da più parti obiezioni sulla legittimità e l’appropriatezza dell’incarico in questione a docente di “altra” classe di concorso. Come si può giustificare che un’insegnante di musica possa essere utilizzata come fosse un lettore di lingua straniera, e che titolo culturale e professionale è poi conoscere benissimo l’inglese ? Impeccabile, la vicenda forse è stata più complessa del previsto.

Un’altra nota, per completare il quadro. Il racconto del dirigente, accolto con qualche risolino, non ha però dato luogo a alcun commento. Forse perché ormai nelle scuole si sono abituati a tirare avanti nonostante tutto. O forse perché, come nel fortunato tormentone di un’apprezzata emittente radiofonica nazionale, siamo un paese in cui può capitare di tutto e “proprio perché, quando capita, c’è sempre chi dice ‘sono cose che capitano’ “. Anche con le migliori leggi, anche con quelle che costituiscono, si dice, un colpo d’ala per la stanca e sfibrata scuola italiana. Ma forse non è così. Ci auguriamo smentite, forti e numerose. Ma intanto c’è da riflettere sull’autonomia degli istituti scolastici, sul cosiddetto strapotere dei dirigenti scolastici, sulla terribilità dell’ipotetica “chiamata diretta” dei docenti. E anche sull’irreducibilità del profilo prevalentemente quantitativo delle politiche del personale scolastico. O no ?

Scuola democratica
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