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Per avere una buona scuola ci vuole una buona discussione

Per avere una buona scuola ci vuole una buona discussione

 In questo articolo la Direzione di Scuola Democratica invita al dibattito sul documento del Governo La Buona Scuola (leggi pdf ; vedi pagina web ). Puoi rispondere alle questioni evidenziate in questo articolo o utilizzando lo spazio web per i commenti brevi o inviando articoli di risposta a segreteria@scuolademocratica.it.

Il documento del Governo intitolato alla Buona scuola (https://labuonascuola.gov.it) è un punto di partenza per una discussione generale di cui si sentiva il bisogno. Sia nei contenuti e nel linguaggio che per la modalità individuata si tratta di un testo e di una procedura che chiamano cittadini e mondo della scuola ad esprimersi in una discussione generale, non in una discussione generica sulla riforma della scuola. Quella che viene proposta è una discussione che affronta molti dei temi che sono al centro del confronto, ma si propone di farlo senza organicismi e senza soluzioni precostituite su nessun aspetto.

Sembra esservi l’intenzione di rimuovere preliminarmente quello che viene ritenuto fra gli ostacoli più ingombranti per qualunque politica di innovazione (il precariato) e di avviare un confronto (a questo punto libero dai condizionamenti che quella stortura si trascina da decenni) sull’insieme delle diverse questioni per giungere, dopo un’ampia consultazione, alla definizione di altrettante proposte puntuali.

Una conseguenza di questa impostazione (che ci sembra ragionevole e opportuna) è quella di rinunciare alla tentazione di ipotizzare una diversa Buona scuola da porre in contrasto a quella presentata dal Governo. Il primo suggerimento, quindi, è di misurarsi sulle singole questioni presenti nel documento per articolare e approfondire l’analisi e, soprattutto, per avanzare proposte. Analogamente è necessario procedere per quanto riguarda le questioni (e ce ne sono) di cui il documento non parla e che invece è utile o addirittura necessario affrontare.

Sulle esperienze recenti e meno recenti compiute da quanti da viale Trastevere si sono misurati sui temi di riforma ha sempre pesato il macigno della legge del 1923, il riordino della scuola italiana disegnato da Giovanni Gentile e mantenuto con poche correzioni per novanta anni. Più di un Presidente del consiglio e molti ministri si sono avventurati a dire che avevano preparato la nuova “riforma Gentile” (o la stavano preparando o dovevano prepararla), salvo poi cambiare discorso dinanzi agli insuccessi. Oggi comincia ad esser chiaro anche nel dibattito pubblico, ed anche sulla spinta di indicazioni internazionali, che il problema è quello di intervenire sulle (molte) cose che nella scuola non funzionano muovendosi all’interno di una visione generale del ruolo della scuola e della formazione ma non con la velleità di costruire in un colpo solo la nuova scuola.

Se è vero, come sembra, che l’approccio del documento del governo somigli a questo, le prime due domande sono: qual è la visione del ruolo della scuola in cui collocare il dibattito e quali sono, fra le cose che non funzionano, quelle che vanno subito individuate, aggredite e cambiate.

Alla prima domanda la risposta è più semplice: le parole chiave della Buona scuola sembrano essere qualità, merito, integrazione, innovazione, flessibilità. E, soprattutto, una scuola che guardi al lavoro, cioè all’alternanza scuola lavoro, all’apprendistato formativo ed alla preparazione pratica e teorica ai mondi del lavoro. 90 anni di non trasformazione (nelle infrastrutture edilizie, nell’impostazione didattica, nelle concezioni culturali da promuovere) pesano molto e rendono molto difficile l’azione di chi vuole avvicinarsi a una idea di cambiamento pratico e stabile della scuola italiana. Abbiamo bisogno di una scuola che, integrandosi con i percorsi formativi, accompagni studenti e docenti in attività di cui si possa percepire lo scopo, superando così sia il modello trasmissivo del sapere, sedimentato in un nozionismo astratto distante dalla realtà concreta, sia lo spezzettamento in percorsi disciplinari auto-referenziali. Emerge da più parti nella vita sociale e nel dibattito pubblico, e il documento del governo ne prende atto, l’esigenza di concretezza, per una scuola che dia luogo a processi educativi e formativi che configurino la progressiva costruzione di situazioni dove l’apprendimento si fa anche attraverso l’esperienza: una scuola che costruisce competenze, sociali, culturali, professionali e di cittadinanza, perché costruisce una conoscenza che diventa attiva e nel far questo rivela agli allievi la forza che hanno conquistato.

Un punto critico ci pare però necessario fin da ora segnalare: la questione dell’equità. Nel documento essaè ampiamente presente se la si considera come inclusione, ed in particolare come contrasto all’early school leaving, un aspetto certamente importante ma, a nostro avviso, non l’unico al quale varivolta l’attenzione. Ve ne sono altri, del resto classici nel pensiero riformista sulla scuola, come l’eguaglianza sociale delle opportunità, un concetto-chiave che non può non rientrare fra gli obiettivi fondamentali di una scuola democratica. E occorre riproporre l’istanza di una scuola di base comune perché sta tornando di grande attualità la questione della coesione interna delle nostre società oggi investite da un grande processo di diversificazione anche di tipo etnico.

Più complicato è rispondere chiaramente alla seconda domanda. Le cose che non funzionano sono infatti molte e il loro contributo all’enorme deficit di credibilità ed efficacia del nostro sistema educativo non è proporzionale al rilievo che ognuna di esse ha nella struttura della scuola italiana. Un esempio per tutti: l’istituto delle supplenze (siano affidate a docenti della scuola o a insegnanti nominati espressamente) in passato ha avuto come effetto (negativo certo) solo quello di essere inutili per ogni attendibile esito didattico; oggi concorrono alla disaffezione degli allievi, al carico di lavoro dei docenti che per primi ne vedono poi l’inconsistenza, alla dissipazione dell’entusiasmo e della motivazione per giovani docenti chiamati a svolgere un compito che oscilla fra la vigilanza e il ripasso. Un danno, quindi, grande (e costoso). Sembra un punto marginale, ma è quasi una cartina di tornasole per capire come una cosa giusta (garantire la continuità del servizio di istruzione) si possa trasformare in una caricatura. Alla soluzione di questo problema può essere utile l’eliminazione, o almeno la riduzione entro limiti di normalità, dell’enorme sacca del precariato, un’operazione al tempo stesso di pulizia e di giustizia. Da questo punto di vista le indicazioni del documento sulla Buona scuola sono senz’altro coraggiose. Naturalmente non va persa di vista la necessità di un costante raccordo con i bisogni e le qualificazioni concretamente richieste dalle scuole. Ci sono dei rischi? Certo, e come evitarli è uno dei temi su cui ci piacerebbe ospitare futuri interventi al dibattito che stiamo aprendo. Egualmente, la definizione di una carriera di merito per gli insegnanti ci trova consenzienti e impegnati ad un’attenta riflessione per individuare criteri appropriati tali da evitare soluzioni sbrigative e fuorvianti già sperimentate nell’esperienza italiana ed internazionale, ad esempio forme di credenzialismo meccanico (il cumulo di punteggi per la mera frequenza di corsi di formazione) o di premialità indebitamente legate all’esito dei test di apprendimento degli studenti. Anche su questo punto critico il dibattito ci auguriamo che dia stimoli e indicazioni.

I punti da aggredire, i contenuti su cui organizzare la discussione sono peraltro più numerosi, vanno tutti esplicitati e messi in ordine. Riguardano, come si è detto, gli insegnanti (articolazione della funzione docente, valutazione, merito, carriera, aggiornamento obbligatorio, trattamento economico). Riguardano l’organizzazione del lavoro (orario, mantenimento o meno della classe, introduzione di tutor, generalizzazione degli stage e dei tirocini). Riguardano la didattica (curricoli, articolazione disciplinare, diffusione e uso qualificato del digitale, integrazione degli allievi fra di loro, internazionalizzazione dell’esperienza scolastica). Riguardano la governance e il rapporto delle istituzioni scolastiche (in rete!) con i territori. La governance del sistema è un percorso interrotto ma l’autonomia degli istituti scolastici negli ultimi 15 anni ha segnato un solco in cui il sistema italiano, a livello regionale e locale, continua a cercare le sue strade. Come è possibile oggi tenere insieme giuste spinte di ampliamento dell’autonomia e una regia nazionale dei processi di trasformazione? Come tenere allineati i due piani?

La discussione sulla scuola non si è mai interrotta, e questa consultazione di massa ne sarà un passaggio molto importante. Noi vi parteciperemo in diversi modi: come singoli, come rivista, assieme ad altri. Cercheremo di parteciparvi tenendo ben presente che non basta confrontare modelli e che, soprattutto nell’analisi, occorre partire dalla scuola concreta. Vi parteciperemo con questo spirito, ma ovviamente, in coerenza con l’orientamento pluralista della rivista Scuola Democratica e del suo blog, i nostri spazi sono aperti pure a chi volesse proporne un altro.

Cercheremo anche (tentando di sfuggire alla tentazione di aprire il libro dei sogni) di portare nella discussione anche alcune delle questioni che nel documento non sono affrontate. Pensiamo ad esempio al tema della durata del corso degli studi (decisivo per qualunque seria riorganizzazione del rapporto con l’Università) o al tema delle relazioni da sviluppare sul piano pratico fra istruzione e formazione che non può non essere uno degli elementi costitutivi della Buona scuola.

Un’ultima considerazione: il Presidente del consiglio nei giorni che hanno preceduto la pubblicazione del documento sulla Buona scuola ha dichiarato che “ci avrebbe stupito”. Crediamo che, se si guardaalle questioni di sostanza, alla gerarchia dei temi, una certa sorpresa è innegabile. L’alternanza scuola/lavoro presentata come un valore in un paese nel quale ancora adesso una minaccia ricorrente è stata “se non studi ti mando a lavorare”; le reti (di scuole e inter-istituzionali) per le quali si comincia a preparare un ruolo centrale nel decisivo livello intermedio della governance, dopo quindici anni nei quali l’autonomia e le reti sono state misconosciute o addirittura disincentivate; l’esplicito impegno a disegnare una carriera per i docenti individuando e definendo figure che, nella loro successione in termini di esperienza e acquisizione di competenze sempre più ricche, trovano concretezza in termini di riconoscimenti stipendiali e di ruolo. Ed anche, anzi prima di tutto, l’intenzione dichiarata dal documento di mettere davvero l’istruzione al centro dell’agenda di una politica per il rilancio non solo economico del nostro paese.

Basta tutto ciò per dire che si comincia a voltar pagina? La risposta a questa domanda sarà positiva se il mondo della scuola saprà sfruttare l’occasione che gli viene offerta di far sentire le sue molte voci attraverso la grande consultazione che è stata avviata e se su questa base il governo procederà poi rapidamente all’allestimento degli strumenti normativi e finanziari nonché, dopo le necessarie deliberazioni parlamentari, all’attuazione.

La Direzione di Scuola Democratica

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Articoli su “La Buona Scuola” in Learning4:

Per cambiare davvero la scuola! di Stefano Casarino (insegnante di Lettere nei Licei, Presidente della Delegazione di CN dell’A.I.C.C.) – A partire dall’iniziativa del CIDI di Torino su “Sì, allora cambiamo la scuola (davvero!)”, tenutasi mercoledì 11 febbraio, l’autore si interroga su quale idea di scuola si voglia realizzare oggi. Se manca un progetto, una visione sistemica, un insieme coeso ed articolato di valori fondanti, viene meno qualunque seria e credibile possibilità di innovazione. Continua a leggere →

A PROPOSITO DI “Come si finanzia la Buona Scuola” di Anna D’Auria (Dirigente Scolastico I.C. “Via Cassia Km 18.700″ di Roma) – Nell’ evidenziare lo stretto rapporto esistente tra PIL e declino del sistema scolastico italiano, l’articolo di Pastore avanza valide ipotesi che integrano quelle già presenti nella Buona Scuola per evitare sprechi e trovare risorse aggiuntive per l’attuazione del piano di riforma del Governo Renzi. Tuttavia con uno sguardo tutto interno al mondo della scuola, in relazione ai diversi aspetti affrontati nell’articolo, vorrei condividere alcune osservazioni. Continua a leggere →

Come si finanzia la Buona Scuola? di Francesco Pastore (Professore Aggregato di Economia Politica presso la Seconda Università degli studi di Napoli) –  Il prossimo 3 marzo 2015 è prevista la discussione dei provvedimenti collegati alla Buona Scuola. Learning 4 ne ha parlato abbondantemente in diversi autorevoli interventi nelle scorse settimane. Uno dei punti più discussi è quello dei dubbi su dove trovare le risorse per finanziare la buona scuola. Questo editoriale riflette brevemente sulle proposte presentate dallo stesso governo ed avanza alcune ipotesi aggiuntive. Continua a leggere →

Le risorse per la scuola “at a glance”: 1996-2012 di Nicola C. Salerno (economista presso Reforming ) – Per fare buona la scuola servono risorse. Sulla base dei dati del Dipartimento per le Politiche dello Sviluppo (Conti pubblici per funzioni) si analizza la spesa per l’istruzione scolastica tra il 1996 e il 2012, sia nell’aggregato nazionale che nello spaccato regionale. In termini reali, le risorse dedicate al sistema-scuola sono di fatto ferme al 1996. Continua a leggere →

Il contributo alla “Buona Scuola” dell’Osservatorio sull’integrazione scolastica degli studenti stranieri di Fiorella Farinelli (esperta di sistemi scolastici e formativi) – Il Ministro Giannini ha riconosciuto che il documento sulla “Buona Scuola” venisse integrato con analisi e proposte sull’integrazione scolastica degli studenti con background stranieri, ed ha affidato all’Osservatorio sull’integrazione scolastica degli studenti stranieri la stesura di un capitolo integrativo. Continua a leggere →

Scuola buona, scuola imperfetta e scuola da migliorare di Paolo Sestito (Banca d’Italia ed ex commissario straordinario INVALSI) – L’uscita del documento sulla Buona Scuola e la consultazione avviata dal Governo sono iniziative encomiabili. Si è così sottolineata la necessità di affrontare il tema del sistema scolastico nella sua globalità dopo anni di micro-interventi. Inoltre si è sottolineata l’idea che una buona scuola è un investimento, da fare usando oculatamente le risorse, ma per l’appunto da affrontare. Tuttavia, senza pretesa di esaustività, è sugli aspetti che meno (mi) convincono che qui però mi soffermo. Continua a leggere →

Il nodo delle assunzioni GAE. Un boomerang per la Buona Scuola? di Fiorella Farinelli (Esperta di sistemi scolastici e formativi) – Al 27 febbraio, data prevista per il decollo dei provvedimenti attuativi della “Buona Scuola”, manca ormai pochissimo tempo, ma la lunga cavalcata di consultazioni, convegni e incontri non sembra affatto avere sciolto tutti i nodi. è di notevole interesse lo studio della Fondazione Agnelli, anticipato il 16 febbraio da Gianna Fregonara sul Corriere della Sera, secondo cui l’ingresso dei 140.000 delle GAE potrebbe essere “un boomerang per la scuola” . Continua a leggere →

La Buona Scuola e… la carica dei 150.000 di Paolo Ferratini (esperto di sistemi scolastici)  – Gli interventi che si sono susseguiti nel dibattito aperto da Learning4 hanno affrontato ormai tutti gli aspetti salienti della “buona scuola”, evidenziando le palmari omissioni e le debolezze d’impianto del documento del governo. Vorrei qui proporre alla riflessione comune qualche chiosa ulteriore sulla questione che, mi pare, costituisce l’asse portante della proposta – il suo punto di forza, per novità e impatto, e di conseguenza più gravido di rischi. Intendo la “carica dei 150.000”, con il suo carico di esiti previsti (o meglio: dedotti) in termini di realizzazione della scuola dell’autonomia. Continua a leggere →

Per un insegnamento integrato di storia, geografia e scienze sociali di Alessandro Cavalli (Presidente CSRSIS Università di Pavia, Presidente Comitato Scientifico IARD)  – Nel 4° capitolo del Documento “La Buona Scuola” compare un’affermazione importante: l’economia deve essere una disciplina accessibile agli studenti di tutte le scuole di secondo grado. In molti paesi sono invece previsti (con denominazioni varie) insegnamenti non centrati su un’unica o su poche discipline, ma coordinati in un’area tematica che si potrebbe chiamare della storia, della geografia e delle scienze umane. Continua a leggere →

Una buona scuola per gli insegnanti? di Luciano Benadusi (direttore di Scuola Democratica e Learning4) – Il documento governativo su “La buona scuola” sembra volersi proporre come un programma generale di politica scolastica ma in realtà fissa il suo baricentro sui processi che la teoria organizzativa chiama “accessori” o “strumentali” – soprattutto il reclutamento, lo sviluppo professionale e le retribuzioni dei docenti, ma anche aspetti riguardanti i dirigenti e la governance. Qui mi occuperò solo delle linee riguardanti il personale insegnante, cominciando con l’esprimere condivisione su alcuni orientamenti di fondo ma portando l’attenzione su quattro punti che considero critici, cioè bisognosi di approfondimento o di correzione. Continua a leggere →

Contributo ANP sulla Buona Scuola di ANP associazione nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola – Dal punto di vista dell’Anp un’analisi del documento governativo “La Buona Scuola” deve prendere in considerazione quello che questo contiene: 1) dirigenti 2) docenti 3) sistema; ma anche quello di cui si fa scarso o nessun cenno: 4) studenti e, più in generale, le condizioni che fanno di una scuola una “buona scuola” dal punto di vista di chi la frequenta. Continua a leggere →

Istruzione e Formazione professionale: verso un sistema duale italiano di Mimma Giaccari (Direttore Generale ENAIP Nazionale) –  Il recente documento “La buona scuola”, seppur solo verso la fine, assegna al lavoro una nuova centralità, sollecitando una discussione sui nuovi modelli dell’apprendimento. è un passaggio molto innovativo e meritevole di approfondimento per chi come noi si occupa di formazione professionale facendo ogni sforzo possibile per restituirle la dignità che le spetta all’interno del sistema educativo nazionale e sollecitando, sui vari tavoli, una più attenta osservazione legittimata da numeri ed esiti e svincolata da stereotipi e pregiudizi. Continua a leggere →

La buona scuola è… una buona comunità di pratiche di Caterina Manco (Dirigente Scolastico a Monterotondo – RM) –
Una scuola buona, che sia contemporaneamente audace impresa e organizzazione che apprende, non può che fondarsi sulla figura di un Dirigente Scolastico, di cui si intravedano le competenze prima ancora delle conoscenze, e su un progetto di auto sviluppo che renda ogni Istituzione Scolastica luogo e soggetto di produzione della cultura, volano per una nuova azione di sviluppo sociale. Continua a leggere →

La “buona scuola” e la buona formazione degli insegnanti di Alessandro Cavalli (Presidente CSRSIS Università di Pavia, Presidente Comitato Scientifico IARD)  – Il documento sulla “buona scuola” insiste sulla “formazione in servizio” degli insegnanti e meno sulla loro “formazione iniziale”. Nel prossimo decennio, tuttavia, l’elevata età media del corpo docente attuale renderà inevitabile una accelerazione del ricambio generazionale nella scuola e quindi la formazione iniziale di nuovi insegnanti assumerà in ogni caso importanza strategica. Continua a leggere →

La Buona Scuola è… creare un sistema di responsabilità di Ivana Summa (Esperta CIDI) – Senza un riassetto dei poteri e delle responsabilità all’interno delle singole scuole non può esserci una “buona scuola”. Si rende necessaria una contemporanea e coerente ridefinizione dei ruoli professionali e, in particolare, di quello del docente. Non c’è traccia di tutto ciò nel documento della “buona scuola”. Continua a leggere →

Una buona scuola non deve lasciare fuori nessuno di Vittoria Gallina (esperta di politiche formative e di processi educativi in età adulta) – I temi contenuti nel documento sulla Buona Scuola possono diventare azioni reali solo se la scuola non perde “pezzi” lungo il percorso e si definisce come istituzione sempre aperta ed utile sia per chi è in età scolare sia per chi, durante la vita, sente la necessità di essere sostenuto nella acquisizione di nuovi saperi e nell’orientarsi (o ri-orientarsi) in un mondo complicato e spesso poco accogliente. Continua a leggere →

Stabilizzazioni e dintorni di Fiorella Farinelli (esperta di sistemi scolastici e formativi) – Nel caso del documento “La Buona Scuola” non è facile una “buona” discussione. Certi silenzi del questionario attrezzato per la consultazione fanno perfino sospettare che non interessi granché l’approfondimento di alcuni dei nodi più importanti. O che non se ne siano previste le complessità politiche e tecniche. E’ utile tuttavia provare a piantare qualche chiodo. Continua a leggere →

La buona scuola sul letto di Procuste di Paolo Landri (CNR-IRPPS) – Le decisioni del governo in materia di istruzione, ed in particolare quelle contenute all’interno della legge di stabilità, rendono sempre più esplicito il senso della strategia politica del documento ‘La Buona Scuola’ di Renzi/Giannini. Il documento, d’altro canto, non dà adito a dubbi: dedica, infatti, metà dell’attenzione agli insegnanti e condisce il resto con indicazioni generiche riguardanti i curricula, l’introduzione delle nuove tecnologie, l’edilizia scolastica, i meccanismi di finanziamento, la valutazione, etc. L’effetto è una trama a maglie larghe che lascia ‘buchi vistossimi’. Continua a leggere →

La Buona scuola sulla cattiva strada di Giorgio Allulli (esperto della Rete Europea EQAVET) in risposta all’articolo “Per avere una buona scuola ci vuole una buona discussione” –
Il documento sulla buona scuola contiene molte idee condivisibili, che però vengono smentite alla prova dei fatti. L’esempio più clamoroso proviene dal disegno di legge di stabilità, che abolisce le commissioni esterne agli esami di maturità per ritornare alle commissioni interne, smentendo tutte le parole chiave de “La Buona scuola”. Continua a leggere →

La Buona Scuola e la istruzione degli adulti di Massimo Negarville (Presidente di Formazione ’80) – Il documento La Buona Scuola giustamente sottolinea che: “In Italia abbiamo 700 mila disoccupati tra i 15-24enni, e 4 milioni 355 mila ragazzi che non studiano, non lavorano, non sono in formazione (c.d. NEET), in grossa parte alimentati da una dispersione scolastica tra le più alte d’Europa (17,6%)”. Le proposte che il documento avanza vogliono evitare in futuro che questa situazione rimanga e si perpetui: nobile e condivisa intenzione, ma la scuola italiana può fare qualcosa per coloro che sono oggi in questa situazione o questo problema non la riguarda? Continua a leggere →

Buona scuola e Buona Costituzione di Anna Armone (direttore di “Rivista Trimestrale di Scienza dell’Amministrazione scolastica” e formatrice del personale scolastico) – La “Buona scuola”, benché ricca di spunti riformatori, non è coerente con il sistema costituzionale e amministrativo dell’istruzione. La funzione dirigenziale, il reclutamento dei docenti, la valutazione delle scuole e dei dirigenti vengono interpretati e progettati in una dimensione autoconsistente, negando la Governance dell’intero sistema. Continua a leggere →

La “Buona Scuola” : tra buona dirigenza e protagonismo docente di Antonio Valentino (ex dirigente scolastico) – Nel documento sulla Buona Scuola, l’argomento della Dirigenza è toccato in modo non sistematico, con richiami in punti diversi e piuttosto affrettati e con una visione complessiva che, seppure introduca elementi di novità, nell’insieme dà l’impressione di una non adeguata comprensione della sua rilevanza in questa operazione della “buona scuola”. L’articolo prova dunque a mettere in fila i passaggi del documento che riguardano il dirigente scolastico o riconducibili ai suoi campi di azione. Continua a leggere →

Come reclutare per l’insegnamento i migliori futuri laureati (previa una conclusione corretta per il passato) di Giunio Luzzatto (esperto di organizzazione didattica dei sistemi universitari) – Il capitolo della “Buona Scuola” sul reclutamento dei docenti tratta le tematiche da affrontare a regime, previa la soluzione con provvedimenti di emergenza della situazione passata. L’ipotesi di integrale attuazione del progetto Gelmini sull’abilitazione è piuttoto criticabile, e spinge ad avanzare una soluzione alternativa che coinvolga organicamente le procedure di reclutamento. Continua a leggere →

Il modello di valutazione inglese è quello a cui fare riferimento? Proviamo allora a delineare una sintesi delle sue caratteristiche di Alessia Pozzi (Sociologa dell’educazione) – In questi giorni in cui tanto si parla del rapporto “La buona scuola” proposto dal governo Renzi, ho più volte ripensato all’affermazione fatta lo scorso luglio dal Ministro Giannini durante la presentazione del risultati delle prove INVALSI 2014.  Continua a leggere →

Una scuola “buona” per tutti di Scuole Migranti – Non è una “buona scuola” quella che non sappia “vedere” tutte le persone che la popolano, e anche quelle che all’istruzione non riescono ad accedere per mancanza di opportunità o che ne vengono escluse. Continua a leggere →

Una via italiana al modello duale? di Fabrizio Dacrema (esperto di formazione e lavoro- CGIL nazionale) – Quali sono gli aspetti del modello duale tedesco che potrebbero migliorare la situazione italiana? Questa domanda il nostro paese se la sta ponendo anche con il piano del governo sulla “buona scuola” che, nel capitolo “Fondata sul lavoro”, si richiama espressamente al modello tedesco di apprendistato. Continua a leggere →

– Il caso IeF tra sviluppo e rischi di involuzione di Fiorella Farinelli (esperta di sistemi scolastici e formativi) – Da più indagini emerge la maggiore efficacia degli Enti di Formazione Professionale rispetto agli istituti scolastici in termini di successo formativo, di soddisfazione degli studenti e di rapporto con il mondo del lavoro. Ma questi fatti devono essere di poco o nessun conto, come parrebbe dall’assoluto silenzio su questo tema del documento sulla “buona scuola”.  Continua a leggere →

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