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Raccontare ai bambini l’antisemitismo

Raccontare ai bambini l’antisemitismo

RECENSIONI a cura di Paola Benadusi Marzocca (esperta di editoria per bambini e ragazzi)

–  Lia Levi, UNA BAMBINA E BASTA, HarperCollins

– Sophie Adriansen, IL GIORNO SPECIALE DI MAX, De Agostini

Raccontare ai bambini la storia negli aspetti più mostruosi è estremamente difficile, ma è un dovere farlo da parte degli adulti e della scuola. Purtroppo c’è un’estrema attualità del genocidio degli ebrei avvenuto durante la seconda guerra mondiale e l’antisemitismo, come viene denunciato da vario tempo, serpeggia a volte mascherato, velato da uno lieve strato di nebbia, a volte apertamente dichiarato, insinuandosi segretamente negli anfratti della nostra società. Il giorno della memoria è passato, ma va ricordata costantemente attraverso testimonianze, racconti, romanzi, l’inimmaginabile crudeltà di parte del popolo tedesco e di milioni di cittadini dei Paesi conquistati dalla Germania.

I libri usciti su questo argomento sono innumerevoli, tra questi spiccano per l’approccio poetico, sincero, profondo le memorie di Lia Levi, allora bambina di appena sei anni nella Torino appena investita dalle famigerate leggi razziali approvate nel 1938 in Italia. Si intitola UNA BAMBINA E BASTA – Raccontata agli altri bambini e basta (HarperCollins, pp. 133, € 13,00) ed è illustrata con dovizia di colori e disegni dai tratti leggeri e poetici dalla giovane fumettista polacca Zosia Dzierzawska. E’ stato pubblicato la prima volta 25 anni fa ma conserva intatta la freschezza di osservazione di una bambina timida, di vivace intelligenza che dinanzi ai terribili avvenimenti in cui si trova coinvolta la sua famiglia come quelle di tantissimi altri italiani di origine ebraica, non perde la gioia di vivere e si adatta ad una situazione nuova affrontando i disagi di un paese diviso e in guerra con i rischi e pericoli che tutto questo comporta. Giunta a Roma andrà a vivere in un convento fuori città ospite di suore caritatevoli di animo generoso; dovrà chiamarsi con un altro nome e mai dire che è ebrea. Dovrà seguire regole di sicurezza imprescindibili e dovrà recitare anche le preghiere cristiane come le altre bambine del collegio.

Da questo libro emerge una volta di più come i bambini siano una specie diversa rispetto agli adulti perché riescono a guardare la realtà circostante a distanza ravvicinata con una chiarezza focale fisiologicamente impossibile per gli adulti. Non a caso amano le fiabe immergendosi in una dimensione in cui è normale che anche gli animali e le piante possiedano un linguaggio intelligente con cui comunicare e nella quale il bene e il male sono immediatamente riconoscibili.

Struggente come soltanto può essere la memoria di certi ricordi è il piccolo romanzo di Sophie Adriansen IL GIORNO SPECIALE DI MAX (De Agostini, trad. Maria Bastanzetti, ill. Ilaria Zanellato, pp.127, € 10,90). Scritto con leggerezza e misura racconta attraverso la voce del piccolo protagonista un momento della sua infanzia durante la seconda guerra mondiale nella Parigi occupata dai nazisti.

“E’ la guerra che fa marciare i tedeschi per le strade e stringere forte le mani dei bambini.” Max ha un pesciolino rosso e per il suo compleanno vorrebbe averne un altro. “Chissà, si chiede, se esistono pesci ebrei e altri no?”. Anche se il papà e la mamma cercano di rassicurarlo, Max a otto anni ha perfettamente capito che non è “una bella cosa essere ebrei” in quel periodo. Le sue osservazioni sono apparentemente ingenue perché il bambino percepisce la drammatica realtà che lo circonda. “Quella di Max, scrive l’autrice, non è una storia vera.”, ma è ispirata a fatti realmente accaduti come il rastrellamento del Velodromo d’Inverno di Parigi dove furono rinchiusi gli ebrei tra il 16 e il 17 luglio 1942. Erano intere famiglie con donne e bambini. Nessun bambino ritornò dalla deportazione in Germania.

Scuola democratica
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