Back

Reti territoriali per l’apprendimento permanente, l’intesa in Conferenza Stato Regioni

Reti territoriali per l’apprendimento permanente, l’intesa in Conferenza Stato Regioni

di Fiorella Farinelli  (Esperta di sistemi scolastici e formativi)  

Chissà che ne sarà, con la prevista revisione del Titolo V, delle competenze delle Regioni in materia di apprendimento permanente e nella costruzione delle “reti territoriali” in cui, secondo la legge 92/2012 ( anch’essa sempre più esposta a più o meno radicali modifiche), dovrebbero concretizzarsi i tratti distintivi di un moderno lifelonglearning: l’integrazione tra formazione per il lavoro e formazione per la cittadinanza, il riconoscimento dell’apprendimento anche di tipo non formale, il diritto delle persone a far valere anche le competenze acquisite nella vita sociale e nel lavoro. Come si fa in Francia, con il dispositivo VAE –Validation des acquis (VAE ) regolamentato da una legge del 2002, e come invece non si può fare in Italia nonostante il “libretto formativo” introdotto fin dal 2003. Per la banale ragione che da noi gli standard di riferimento non ci sono, né nella formazione professionale regionale (con l’eccezione dell’IeF, dotato almeno di un repertorio nazionale di qualifiche) né nel sistema di istruzione che ancora dibatte appassionatamente sul significato stesso di “competenze”. Per non parlare delle qualificazioni che si acquisiscono nel lavoro, riferite a centinaia di contratti collettivi nazionali diversi.

Comunque sia, il 10 luglio scorso la Conferenza Unificata Stato Regioni ha approvato un documento sulle “Linee strategiche di interventi in ordine ai servizi per l’apprendimento permanente e all’organizzazione delle reti territoriali”. A due anni dalla legge 92, e nonostante la contrarietà espressa da Confindustria, che nel 2012- probabilmente per escludere possibili interferenze pubbliche sulla formazione continua dei Fondi Interprofessionali, chiese ripetutamente la cancellazione dell’articolo 4. Il risultato si deve all’iniziativa congiunta del sindacalismo confederale e del Forum del terzo settore – che si è così candidato a rappresentare, non si sa con quale appropriatezza, l’articolatissimo mondo degli organismi del privato sociale e del volontariato impegnato in campo educativo- , un’iniziativa che ha saputo coinvolgere anche le parti datoriali. Il documento definisce gli obiettivi e le priorità strategiche delle Regioni nella costruzione di reti territoriali per l’apprendimento permanente in cui devono essere assicurati i servizi di informazione/orientamento/accompagnamento e quelli di certificazione delle competenze, oltre a un’offerta formativa integrata di formale e non formale regolamentata in base a criteri di affidabilità e qualità. A questo scopo vengono indicate le istituzioni scolastiche, gli enti formativi, gli organismi con scopi educativi e formativi del volontariato e del privato sociale, evidenziandone i ruoli specifici e sottolineando la centralità del settore pubblico. L’ambizione è quella di mettere al centro le connessioni tra sistemi per l’apprendimento permanente e i piani di sviluppo economico,sociale,civili a livello locale, superando l’autoreferenzialità e i caratteri attuali di sommatoria dell’offerta, collegando formale e non formale, mettendo al centro il diritto a formarsi lungo tutto il corso della vita e a vedersi riconosciute le competenze comunque acquisite delle persone.

Sembrerebbe, a questo punto, che tutto sia pronto per l’avvio di tavoli regionali finalizzati alla costruzione delle reti a cui possano sedersi anche le università popolari, le scuole di italiano per stranieri, le agenzie e gli organismi di privato sociale impegnate a vario titolo nella rimotivazione all’apprendimento e nello sviluppo culturale e professionale dei cittadini. Sarebbe già un buon risultato se dall’emersione dell’offerta e della domanda non visibile venissero, a livello nazionale, input nuovi per colmare i deficit antichi: il repertorio nazionale delle qualifiche, gli standard di competenze nei due ambiti dell’istruzione e della formazione professionale, il rilancio dell’istruzione per gli adulti. Non c’è ricerca sulle competenze della popolazione che non dica quanto grandi (ed eluse ) siano le esigenze del paese in questo campo.

Scuola democratica
Scuola democratica