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Scuola, università e valutazione

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citazione da “La vita d’Adele”, minuto 88:20

– “Non che il sistema scolastico mi sia piaciuto… ma so che la scuola è stata importante per me.. mi ha insegnato tante cose… Ecco, la scuola mi ha permesso di scoprire cose che ad esempio i genitori non mi avevano detto e neanche gli amici…”

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di Giunio Luzzatto (esperto di organizzazione didattica dei sistemi universitari)
La discussione pubblica sulla valutazione delle Università italiane ha preso finora in esame quasi esclusivamente il tema della ricerca scientifica (analisi VQR dell’ANVUR, e superficiali riferimenti mediatici alla collocazione dei nostri Atenei in graduatorie internazionali). Qui discutiamo invece, distinguendo i livelli (globale, o europeo, o italiano), quanto si sta muovendo circa la valutazione della didattica.

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di Paolo Sestito (Banca d’Italia ed ex commissario straordinario INVALSI)
Le critiche alla misurazione, e l’evidenziazione dei possibili pericoli della misurazione, sono essenzialmente legate al fatto che le misure sono, quasi per definizione, imperfette e parziali. Tuttavia il rifiuto tout court della misurazione per via dei suoi possibili limiti può apparire “oscurantistico”. E’ proprio grazie a PISA e alla messa a disposizione dei suoi dati che si è avuto un fiorire di studi empirici sul sistema educativo, che sta portando a sostituire opinioni e pregiudizi con elementi conoscitivi fattuali.

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di Marco Manariti (Responsabile Forma Mentis Innovazione e Sviluppo)
Quanto costa rinunciare ai nostri talenti? Il Decreto lavoro, le previsioni europee e le possibili risposte alla fuga di talenti

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di Luciano Benadusi (Direttore di Scuola Democratica e Learning4)
Ritorno sul manifesto pubblicato dal Guardian sul programma PISA dell’OCSE, raccogliendo l’invito di Paolo Landri , apparso in questo blog, a trarre spunto dalle critiche e proposte ivi contenute per sviluppare anche in Italia un dibattito su come migliorare il sistema di valutazione. A tal fine non giova certo la contrapposizione manichea, così frequente in Italia, fra chi esalta l’OCSE e l’INVALSI e chi ne considera l’azione gravemente mortifera per la scuola.

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di Elvio Petrecca (docente di scuola secondaria di I grado)
Aspettando la costruzione di nuove scuole e interventi legislativi che modificano l’attuale vergognosa situazione, attualmente molti studenti italiani frequentano scuole fatiscenti ammassati in “classi pollaio” pericolose per la loro integrità fisica e inadeguate per garantire il diritto all’istruzione.

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di Ugo Marani (professore di Politica Economica presso l’Università di Napoli Federico II, presidente di RESeT)
Un qualunque diplomato che non studi, non lavori o non si formi è, allo stesso tempo, uno spreco di potenziali risorse e un onere di bilancio pubblico, in termini di sussidi, indennità, imposte e contributi sociali non versati. I cultori dell’austerità, regionali e nazionali, dovrebbero fare attenzione. E invece no: il bilancio pubblico non si migliora includendo generazioni perdute ma escludendone altre, come se fosse meglio una maggior contraddizione domani che un tentativo di miglioramento oggi.

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di Paolo Landri (Primo Ricercatore CNR-IRPPS)

Nel clima surriscaldato delle polemiche sulla somministrazione delle prove INVALSI merita attenzione la lettera di un gruppo internazionale di accademici pubblicata da The Guardian e indirizzata al responsabile del programma OCSE-PISA, Andreas Schleicher. La lettera è fortemente critica ma ha anche una interessante pars construens in cui vengono avanzate serie proposte per migliorare i processi di valutazione dei sistemi educativi e per poter modificare il programma OCSE-PISA in modo più pluralistico.

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di Fiorella Farinelli (Esperta di sistemi scolastici e formativi)
I risultati dell’Indagine PIAAC ci presentano un quadro non molto diverso da quello di analoghe ricerche precedenti. Certo, è possibile rinvenire le conseguenze di antichi ritardi del paese. Ma è evidente anche una duratura incapacità di venire a capo delle numerose criticità del nostro sistema educativo. PIAAC sottolinea che le competenze degli adulti non dipendono solo dalla qualità e solidità degli apprendimenti scolastici. Le strategie europee di maggior successo sull’apprendimento permanente indicano piste più complesse e diversificate che coinvolgono il mondo del lavoro, l’associazionismo e il privato sociale, il welfare locale e che agiscono sul lato sia dell’offerta che della domanda di cultura e di formazione. Saremo mai in grado di trarne insegnamento?

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ORGANIZZATO DA: ICS eSpazia DATE: 14 maggio 2014 LUOGO: Monterotondo (RM) L‘Istituto Comprensivo eSpazia celebra i suoi primi cinque anni di scuola senza zaino. Via XX Settembre, 42, Monterotondo (Roma)  

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di Sandra D’Agostino (ricercatore Isfol, responsabile di strumenti per le transizioni, certificazione, qualità dei sistemi)
Non c’è pace per il contratto di apprendistato: a circa due anni dall’entrata in vigore dell’ultimo disegno normativo del Testo Unico dell’Apprendistato è in via di approvazione il terzo intervento di ri-definizione. Venendo meno il piano formativo individuale, cosa resta della formazione in apprendistato, al netto della componente per l’acquisizione delle competenze di base e trasversali?

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di Paola Benadusi Marzocca (esperta di editoria per bambini e ragazzi)
“A me professò sto discorso del merito mi fa rodere. La meritocrazia, la meritocrazia.. ma che significa? E chi non merita? E noi altri che stiamo indietro , noi che non je la famo, noi non contiamo niente?” queste le parole di uno dei personaggi di VENTO FORTE TRA I BANCHI, il libro dello scrittore Marco Lodoli, insegnante della scuola superiore, che attraverso riflessioni e aneddoti apre uno squarcio su un aspetto della nostra società che in genere è sconosciuto a chi non la frequenta, ignorato da chi dovrebbe occuparsene.

Scuola democratica
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