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Studenti da bocciare o da far sbocciare?

Studenti da bocciare o da far sbocciare?

di Elvio Petrecca (docente di scuola secondaria di I grado)

Oscar, Ciro, Rosalia e Gavino sono stati bocciati come tanti nelle scuole italiane, da un sistema in perenne affanno che non ha voglia di cambiare, che non ha risorse, tempo e spesso affettività da concedere. Oscar, Ciro, Rosalia sono bravissimi nell’usare i loro Tablet, ma la scuola li ha bocciati perché non è capace di usarli e ancor meno, di educarli a leggere, scrivere e studiare, con i loro dispositivi. Oscar in particolare è bravissimo anche nell’usare la cartapesta, ed è stato bocciato perché non è stato messo nelle condizioni di realizzare con la cartapesta, il plastico di una trincea delle Prima Guerra Mondiale. C’è poi Ciro, un grande appassionato del Napoli, anche lui bocciato, perché non è stato messo nelle condizioni di realizzare dei grafici per illustrare e confrontare, gli innumerevoli dati della sua squadra del cuore, per cui stravede. Infine c’è Rosalia, un vero talento per la musica, anche lei bocciata, perché non è stata messa, dalla scuola, nelle condizioni di tradurre in una delle lingue comunitarie, i testi dei brani del suo cantante preferito.

Il “sistema istituzionale” ha bocciato “i nostri allievi” perché non è stato capace di trovare, finanziamenti, metodi e strategie per piani didattici personalizzati, costruiti sui loro interessi, sulle loro motivazioni e inclinazioni.

La scuola non può solo continuare a umiliare Oscar, Ciro, Rosalia, Gavino, con dannose, inutili, inefficaci e costose bocciature come dimostra uno studio Eurydice della Commissione Europea del 2008 e come evidenzia un rapporto dell’Ocse (Education at a Glance, 2010) in cui si sottolinea, che un anno di ripetenza in Italia, costa mediamente 8 mila dollari. La scuola non può aspettare che “passi il cadavere” , per mutazioni interiori e improbabili metamorfosi istituzionali. Deve dedicarsi sempre di più e meglio, con disponibilità, dedizione ai propri allievi, cercando di aiutarli a crescere, vivere e maturare, provando ad educarli “in itinere”, con metodologie didattiche appropriate, finalizzate alla conoscenza dei saperi utili, concreti, pratici, spendibili.

Se si vuole davvero elevare le conoscenze e le competenze di migliaia di studenti e impedire l’aumento del già nutrito numero dei giovani che non studiano e non lavorano, si devono eliminare le bocciature e realizzare ambienti d’apprendimento sicuri e funzionali aperti sempre, capaci di mettere a disposizione, insegnanti aggiornati e le più innovative metodologie didattiche, che rispettano le capacità e le potenzialità di ognuno. Se la politiche regionali vogliono davvero contribuire al cambiamento e ancora svolgere il ruolo costituzionale che le è stato affidato, devono ottimizzare le risorse e rinunciare a razionalizzazioni campanilistiche, all’apertura di microscuole. Devono investire nella realizzazione di poli scolastici, nell’innalzamento del tempo scuola, nella digitalizzazione scolastica, in progetti di formazione e aggiornamento, rivolti alla conoscenza delle nuove necessità e delle nuove tendenze pedagogico-didattiche sull’apprendimento.

Scuola democratica
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