Tutto fa Scuola. Una scuola per corsi
di Francesco Cappello (docente del Liceo Artistico F.Russoli di Pisa)
Riorganizzare le nostre scuole superiori passando da una organizzazione per classi a una per corsi? Un vantaggio tra tanti: l’abolizione del ripetente.
Dalle classi ai corsi
Nel nostro sistema scolastico la valutazione del rendimento e l’avanzamento nella carriera scolastica si basano esclusivamente sull’età. La valutazione dei singoli studenti è espressa dal consiglio di classe al completo su tutte le materie contemporaneamente. Di conseguenza si viene ammessi o meno all’anno successivo solo se si è raggiunta la sufficienza in tutte le materie. In caso contrario si sospende il giudizio e si attivano opportuni corsi di recupero. Se la sufficienza non viene raggiunta nemmeno agli esami di settembre, il risultato pratico è che si viene “bocciati” su tutte le discipline e si è costretti a ripetere l’anno.
Un cambiamento di struttura possibile consisterebbe in una organizzazione secondo modalità, in parte, universitarie e una organizzazione per corsi suddivisi in tre livelli fondamentali: base, intermedio e avanzato. Ogni singolo corso potrebbe avere scansione trimestrale, semestrale con avanzamento ritmato dal superamento delle relative prove d’esame. Le prove d’esame sarebbero collocabili a fine corso o ritmate dalla scansione trimestrale o semestrale. Sarebbe così possibile una valutazione autentica dei livelli diversi di competenza raggiunti e maturati dagli studenti nelle singole discipline.
Corsi con un tetto massimo di venti studenti faciliterebbero il superamento di didattiche trasmissive, prerequisito all’adozione di metodi educativi di tipo maieutico-comunicativi, in grado di valorizzare e coltivare la creatività individuale e di gruppo.
Pianificazione della formazione e della ricerca individuale
Un’organizzazione per corsi permetterebbe un’avanzamento di carriera secondo progetti di ricerca e formazione in forma di veri e propri piani di studio. La scelta e l’adozione dei progetti di studio potrebbe ispirarsi integralmente a piani di studio “consigliati”, ovvero già confezionati, suggeriti dallo specifico territoriale in cui vive la scuola secondo indicazioni provenienti da enti locali, associazioni, strutture produttive, imprese, organizzazioni di categoria, di comunità ecc., ma potrà anche essere affidata all’iniziativa e proposta del singolo studente cui sarebbe concesso di sottoporre alla valutazione di una apposita commissione, progetti di studio e ricerca personalizzati.
In questo modo si affiancherebbero, ai percorsi più tradizionali, piani di studio in continuo divenire. La comunicazione tra i molteplici soggetti che abitano il territorio potrebbe generare una grande varietà di composizioni possibili per i piani di studio adottabili. Se ne ricaverebbe una riduzione del rischio di obsolescenza e saturazione.
Un insopprimibile vincolo nella formazione dei piani di studio personali, dovrebbe garantire una base formativa comune di tipo cognitivo-contenutistico incentrata sulle conoscenze disciplinari più tradizionali. Tale formazione di base avrebbe il compito di conferire, oltre a un comune substrato culturale, una sorta di identità nazionale al Sistema Scolastico Italiano, da declinare localmente sulla base delle particolari specificità territoriali di ordine culturale, storico e antropico.
Non solo formazione individuale
Il successivo rapporto con il sistema di formazione post-secondario potrebbe in parte prefigurarsi come il luogo in cui oltre all’approfondimento del percorso scelto si avrebbe l’opportunità di esplorare le naturali possibilità di convergenza tra piani di studio individuali. I percorsi di formazione avrebbero la possibilità di evolversi in progetti di piccolo gruppo, maturando in forma di cooperative, microimprese, associazioni no profit ecc., con il vantaggio di venire alla luce in situazione protetta. La formazione di gruppi, oggi troppo affidata al caso, sarebbe coltivata spostandola all’interno della istituzione formativa. Le “possibilità del fare” sarebbero così indagate sistematicamente al fine di verificarne la possibile tenuta nella futura realtà operativa.
A contorno, un adeguato circuito informativo faciliterebbe la conoscenza dell’offerta formativa esistente. Una attività di coaching diffuso aiuterebbe lo studente a “individuarsi” cercando risposta agli interrogativi fondamentali: chi sono, chi desidero diventare, che sogno desidero concretare, quali le mie potenzialità, come realizzarle, insieme a chi?
La scelta dei corsi dovrebbe essere aperta a un ventaglio di possibilità variabile secondo l’offerta formativa proveniente da un ambito non ristretto al tradizionale contesto scolastico e indotta anche dalle esigenze di formazione direttamente espresse dagli studenti e dai loro progetti formativi. In questo modo potrebbero nascere ma anche declinare nuclei di interesse specifici e non prevedibili a priori.
Agli studenti sarebbe dato decidere personalmente il proprio ritmo di studio e la sequenza delle materie su cui impegnarsi e fino a quale livello di approfondimento (unico vincolo le propedeuticità naturali). Facilitando l’individuazione della loro vocazione si sancirebbe la fine di passerelle ed esami di idoneità.
Ogni sede scolastica sarebbe caratterizzata dallo spettro dei corsi che sarebbe in grado di offrire insieme a quelli tradizionali.
Ogni studente sarebbe libero di seguire i corsi di studio e formazione scelti nelle sedi che riterrebbe più opportune per praticità e qualità degli stessi con relativa possibilità di scelta anche del docente del corso.
A ogni docente sarebbe data l’opportunità di proporre corsi sugli argomenti più diversi. L’attivazione e stabilizzazione dei corsi sarebbe vincolata al numero dei richiedenti e partecipanti effettivi al corso;
Stage di formazione, corsi presso altri istituti formativi, singoli corsi presso sedi universitarie, o presso aziende potrebbero integrare l’offerta formativa delle tradizionali sedi scolastiche.Tutto farebbe scuola.