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Un altro passo verso il sistema duale, ma il percorso è ancora lungo

Un altro passo verso il sistema duale, ma il percorso è ancora lungo

di Sandra D’Agostino (ricercatore Isfol, responsabile di strumenti per le transizioni, certificazione, qualità dei sistemi)

Un altro passo verso l’avvio di un sistema duale in Italia: è stato firmato il 5 giugno scorso il decreto interministeriale che regolamenta le modalità di attuazione dei periodi di formazione in azienda per le scuole secondarie superiori attraverso un contratto di apprendistato di alta formazione e ricerca.

Il Decreto, varato ai sensi dell’art. 8 del Decreto Legge n. 104/2013, definisce in primo luogo le finalità del programma sperimentale di attuazione del nuovo dispositivo che avrà una durata triennale per il periodo 2014-16. L’acquisizione del titolo di diploma di scuola secondaria superiore attraverso un percorso di apprendistato consente di orientare gli studenti nelle scelte di studio e lavoro, sostenere la loro motivazione allo studio, valorizzare gli stili di apprendimento individuale. Per conseguire il titolo di diploma, i giovani devono realizzare il profilo educativo, culturale e professionale del corso di studi frequentato attraverso un piano individuale che – grazie all’utilizzo del 35% di flessibilità dell’orario annuale – consente anche di acquisire «competenze tecnico-professionali indicate dall’azienda e pienamente spendibili sul mercato del lavoro», in modo da assicurare l’occupabilità anche in contesti organizzativi diversi.

Quindi, il decreto definisce i soggetti che possono partecipare al programma sperimentale:

– gli studenti del quarto e quinto anno di tutte le tipologie di scuole secondarie superiori;

– le scuole secondarie di secondo grado, individuate tramite intese fra i Ministeri dell’istruzione e del lavoro e le Regioni;

– le imprese pubbliche o private, o le reti di imprese, che rispettino requisiti di affidabilità formativa (precedenti esperienze di apprendistato e/o altre dispositivi di alternanza, presenza di un tutor), affidabilità economica e di qualità dei processi, capacità occupazione e rispetto delle norme in materia di sicurezza.

La parte più significativa del testo regolamentare è dedicata alla definizione delle modalità di attuazione dei percorsi. In particolare l’avvio dei percorsi necessita di un ulteriore passaggio procedurale, che richiede la stipula di un Protocollo d’intesa fra le Regioni interessate alla sperimentazione e i Ministeri dell’istruzione e del lavoro. Il decreto definisce i contenuti minimi del Protocollo, che deve individuare le sedi e i numeri della sperimentazione, in termini di studenti ammessi a partecipare e di criteri per la loro scelta nonché le ore di formazione da realizzare sul posto di lavoro, oltre che le responsabilità dell’istituzione scolastica e dell’impresa, le modalità di monitoraggio dei percorsi, le possibilità di eventuale rientro nei percorsi a tempo pieno.

Si tratta dunque di Protocolli d’intesa che completano il quadro regolamentare per l’attuazione della sperimentazione con l’inserimento di elementi sostanziali. Il Protocollo d’intesa costituisce la fonte di finanziamento per le imprese, la sede in cui possono essere individuate risorse finanziarie disponibili per remunerare, almeno in parte, l’impegno formativo richiesto alle imprese, a valere sulle risorse che le Regioni hanno per il finanziamento delle iniziative di apprendistato di alta formazione. E’ singolare rilevare che – come già accaduto in relazione alla sperimentazione dell’apprendistato per la qualifica e/o il diploma professionale, così come di quello per l’alta formazione per l’acquisizione di altri titoli di studio – anche in questo caso sia lasciata alla progettazione territoriale la definizione delle ore di formazione in azienda, senza la previsione di livelli minimi e massimi. Il rischio è che si riproducano le situazioni già rilevate di significative disparità regionali.

In ogni caso, la stipula del Protocollo d’intesa non esaurisce i passaggi procedurali previsti per l’avvio della sperimentazione. È necessaria una manifestazione di interesse da parte delle imprese e delle istituzioni scolastiche. Con riferimento alle imprese, presumibilmente nella prima fase sperimentale saranno coinvolte alcune di quelle più grandi, che quindi potrebbero essere contattate da subito dalle amministrazioni regionali per verificarne le disponibilità e le condizioni di fattibilità.

L’ultimo atto formale che segue il Protocollo d’intesa territoriale e la manifestazione d’interesse è la convenzione fra l’istituzione scolastica e l’impresa/ le imprese disponibili ad accogliere gli studenti in apprendistato.

Sin qui i passaggi formali previsti dal decreto interministeriale. Presumibilmente sarà necessario aggiungerne un altro: un accordo fra le parti sociali per definire le modalità di attuazione e remunerazione del rapporto di lavoro in apprendistato per i giovani che partecipano alla sperimentazione. Pertanto, è evidente che sono ancora molti i passi necessari per una effettiva implementazione del DL 104/2013. Si tratta di una costruzione che potrebbe apparire barocca, ma che è quella necessaria per un pieno rispetto delle competenze dei vari soggetti istituzionali e per una piena tutela dei giovani che parteciperanno alla sperimentazione. Ovviamente, ci si aspetta che un risultato della sperimentazione sia proprio l’individuazione di modalità operative più rapide per la realizzazione dei percorsi.

Tuttavia, sarebbe importante dichiarare da subito che il periodo previsto di tre anni è un tempo troppo breve affinché un numero congruo di progetti veda la luce e si completi fino all’acquisizione del titolo di studio da parte dei giovani; salvo progetti già in avanzato stato di definizione, difficilmente si potrà partire con la sperimentazione con l’anno scolastico 2014-15, che invece potrebbe essere dedicato a stimolare e supportare il dialogo a livello territoriale per la ricerca di adeguate modalità di implementazione. Allo stesso modo andrebbe affermato da subito che per una valutazione efficace della sperimentazione è necessario che si attivino e si portino a compimento un adeguato numero di progetti, coinvolgendo diversi percorsi dell’istruzione secondaria e vari territori al fine di verificare le differenziate possibilità di implementazione e compararne i risultati.

Scuola democratica
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