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Apprendere i valori quando gli insegnanti non sono un buon esempio.

Storie. Apprendere i valori quando gli insegnanti non sono un buon esempio.

Recensione di “ASCOLTA IL MIO CUORE” di Bianca Pitzorno

a cura di Paola Benadusi Marzocca (esperta di editoria per bambini e ragazzi) 

Commovente e irresistibile il romanzo di Bianca Pitzorno, ASCOLTA IL MIO CUORE ( ill. Quentin Blake, pp.432, € 11,00) è l’esempio calzante del fenomeno “crossover” ovvero il superamento dei limiti di fasce d’età da sempre esistito, ma di cui si parla soprattutto oggi. E’ stato riproposto in una edizione a tiratura limitata da Mondadori a dieci anni dalla nascita della famosa collana Oscar Junior, caratterizzata da piccoli libri agili e maneggevoli, sicuramente adatti alla scuole e divisi per genere per orientarsi meglio.

Che cosa ha di tanto speciale il libro della Pitzorno? Apparentemente niente. Eppure è un libro che riesce a cogliere la parte più vera e inaccessibile della vita di tutti i giorni, lo slancio nascosto delle piccole e ripetute azioni dell’esistenza quotidiana. Scritto in modo incisivo e avvincente racconta le esperienze di un gruppo di bambine che frequentano la quarta elementare alle prese con una maestra che più antipatica è difficile incontrare. Arpia Sferza, come è soprannominata dalle sue alunne, è servile con i potenti, ipocrita con gli alunni, arrogante fino alla perfidia con i più deboli, soprattutto se sono di origine modesta.

Ebbene Prisca, Elisa e Rosalba sanno distinguere bene il limite da non superare tra ciò che si può fare o meno. Dinanzi ai soprusi il loro cuore batte precipitosamente e loro lo ascoltano e sono pronte a dare battaglia. Come ha detto la scrittrice “hanno poca fiducia negli adulti, anche in quelli più benevoli, perché al momento opportuno mettono sempre i propri interessi in primo piano. Esse hanno già un sistema di valori che le fa fremere davanti all’ingiustizia, che fa riconoscere loro l’ipocrisia, che le fa vergognare della vigliaccheria.”

I fatti narrati nel romanzo sono realmente accaduti nella scuola elementare frequentata dalla Pitzorno in Sardegna. La maestra è rappresentata proprio com’era, un esemplare umano che sapeva insegnare a scrivere e a leggere, ma non a capire ed educare i suoi alunni al rispetto degli altri e alla conoscenza di se stessi. Fatto questo ancora possibile ai nostri giorni nelle scuole, casomai non per motivi di classismo, piuttosto per incerta competenza. In quanto alle protagoniste nel romanzo sono sicure di sé e pronte alla ribellione, ma come ha detto la scrittrice in realtà “io e le mie amiche eravamo più timide e timorose. La rivincita finale l’abbiamo sognata, non attuata come nel libro. E soprattutto io non sono Prisca: io ero una bambina molto arrabbiata e piena di bollenti spiriti, ma all’esterno sembravo un topo silenzioso.”

Scuola democratica
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