Come si costruisce il profilo professionale di chi lavora nella scuola?
di Vittoria Gallina (esperta di Adult Learning e docente presso l’Università di Roma Tre)
Chi parla della scuola per difenderla, proteggerla da attacchi di vario genere, forse anche renderla migliore, finisce spesso per cadere nella ripetitiva retorica dei “docenti eroi”, manipoli di malpagati, sempre pronti a lanciare il cuore oltre l’ostacolo ecc. Meno facile è la descrizione di un lavoro, sicuramente difficile da analizzare e osservare nelle varie dimensioni in cui si s-compone, più che comporsi, per definirne elementi essenziali e caratteristiche che lo distinguono tra molte professioni intellettuali, sempre più complesse nella società attuale.
L’insegnante rappresenta una variabile fortemente correlata con i risultati dell’apprendimento dei giovani, e questo è evidenziato da molte indagini , ma è difficile esplicitare cosa determina la teacher quality. Contributi utili a riflettere sul problema sono tuttavia disponibili. Argentin G. e Giancola O. in Scuola democratica n3 /2013 (vedi Osservatorio Internazionale) affrontano la questione indirettamente, analizzando le modalità di formazione /reclutamento del personale docente in quattro paesi europei: Germania, UK, Finlandia e Italia. Partire da qui significa infatti aggredire un nodo essenziale di questo lavoro: il rapporto tra formazione culturale/ disciplinare e formazione professionale.
Lo studio dei quattro paesi evidenzia due modelli: quello sequenziale (titolo accademico , poi qualifica professionale) e quello simultaneo ( la qualificazione professionale conseguita dentro il percorso accademico) . Il livello di scuola determina, nei sistemi nazionali, la scelta dell’uno o dell’altro. Finlandia, Germania e Italia adottano il modello simultaneo (per la scuola primaria); in UK , a tutti i livelli di scuola, c’è un ibrido tra le due opzioni, anche a causa del carattere fortemente decentrato del sistema scolastico . Per la secondaria la Germania ha un modello rigido fortemente simultaneo, l’Italia quello sequenziale, mentre Finlandia e UK hanno un sistema ibrido. La scelta tra i due modelli dipende dalle tre diverse modalità di accesso all’esercizio della professione, cioè dalle diverse modalità di reclutamento.
Si possono individuare tre situazioni: un primo modello è basato sulla concorrenza del mercato, le scuole gareggiano per accaparrarsi gli insegnanti migliori disponibili; un secondo modello di reclutamento è quello “aperto” ( la definizione è di Eurydice , 2013 ) in cui la scelta è decentralizzata entro elenchi definiti centralmente; infine un modello totalmente centralizzato , che non lascia margini alla singola istituzione, che riceve il docente prescelto. Il modello “mercato” è quello inglese; Germania e Finlandia seguono piuttosto il modello aperto; l’Italia quello centralizzato. L’Italia è, all’interno del modello centralizzato, un caso anomalo: l’ accumulo storico di concorsi, corsi abilitanti, graduatorie di vario tipo spezzettano percorsi che dovrebbero essere lineari e trasformano il reclutamento in processi di stabilizzazione del personale. Una causa tra le tante che hanno contribuito a creare questa situazione è che si è persa la nozione di “vincitore di concorso” ( concetto che tiene strettamente collegato il punteggio conseguito al numero dei posti disponibili all’atto della definizione del bando), che è stato omologato alla condizione di “idoneo” ( un concorrente è stato promosso, ha i titoli, ma non ha raggiunto il punteggio necessario a collocarsi tra i vincitori). La logica vorrebbe che queste persone , per un certo numero di anni, godessero di un punteggio da far valere in un concorso, ma invece, in Italia, entrano in graduatorie di durata infinita, che spezzettano la condizione di aspirante al posto fisso nella scuola, e di fatto sono uno degli elementi che blocca lo svolgimento di concorsi a cadenza regolare. Il tutto in spregio ai molti studi ormai disponibili che dimostrano quanto, la lontananza da un certo tipo di lavoro, provochi l’ obsolescenza di competenze, che pure in un certo momento si possedevano ( l’ultima indagine OCSE –PIAAC, suggerisce qualche riflessione sul tema). Una professione non è definibile solo in termini di “accesso all’esercizio” , ma soprattutto di adeguatezza , nel tempo, a rispondere a ruolo e domanda sociale che a questi sono connessi ( problema tanto più significativo quando un lavoro ha la finalità di consentire a un cittadino di esercitare un diritto costituzionale- questa la funzione della scuola in Italia). Allarghiamo allora la riflessione a un gruppo più ampio di paesi (dati forniti da FLC-CGIL): Portogallo , Spagna, Inghilterra e Galles , Francia, Germania , Svezia e Norvegia. Nei primi quattro la progressione di carriera è il risultato di un momento di valutazione , realizzata in vari modi, ma comunque sempre legata a corsi di formazione + valutazione operata da chi dirige la scuola cui si aggiunge quella di un valutatore esterno + visita alla classe e osservazione del rendimento scolastico degli alunni. Questo permette al singolo docente di arrivare più rapidamente a fasce stipendiali più elevate e nello stesso tempo di indirizzare il proprio lavoro verso modalità e discipline diverse ( articolazioni contrattuali differenziate e livelli di scuola , tipologia di discipline). Negli ultimi tre paesi lo sviluppo della carriera è automatico, ma in tutti i casi è possibile svolgere funzioni diverse e passare da una scuola all’altra ( previa verifica di possesso di competenze) il che consente esoneri e /o diverse retribuzioni e una struttura salariale che affianca ,a una retribuzione contrattata dai sindacati, anche una contrattazione individuale. Ultimissima considerazione: il docente ha le caratteristiche di un professionista che “vale e si fa valere” nei paesi in cui i percorsi di studio degli studenti sono più flessibili, dove cioè accanto al curricolo standard lo studente, soprattutto quello della secondaria superiore, deve scegliere, giustificandolo nel curricolo personale, le materie opzionali anche andandole a seguire in una scuola diversa da quella frequentata.