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Istruzione e Formazione professionale: verso un sistema duale italiano

Istruzione e Formazione professionale: verso un sistema duale italiano

di Mimma Giaccari (Direttore Generale ENAIP Nazionale)

Contributo in risposta all’articolo “Per avere una buona scuola ci vuole una buona discussione”

Il recente documento “La buona scuola”, seppur solo verso la fine, assegna al lavoro una nuova centralità, sollecitando una discussione sui nuovi modelli dell’apprendimento.

Per chi come noi si occupa di formazione professionale e ne sollecita, sui vari tavoli, una più attenta osservazione, svincolata da stereotipi e pregiudizi, di contro legittimata da numeri ed esiti, per chi come noi sta facendo ogni sforzo possibile per restituire alla formazione professionale la dignità che le spetta all’interno del sistema educativo nazionale quale strumento di qualificazione per l’inserimento lavorativo e di recupero dei giovani dispersi, è un passaggio molto innovativo e meritevole di approfondimento.

Partiamo dal contesto. Si sta progressivamente consolidando il mutamento delle preferenze di giovani e famiglie della scuola secondaria superiore. Sono oggi infatti oltre 300 mila i giovani iscritti che hanno scelto la IeFP evidenziando una crescita ininterrotta dall’avvio delle sperimentazioni del 2003 fino alle ultime iscrizioni del 2014 e che conferma il dato che la filiera IeFP rappresenta il canale formativo attraverso il quale oltre l’11% dei giovani partecipa all’istruzione secondaria di secondo grado assolvendo gli obblighi di legge (Fonte: ISFOL, Indagine 2014).

E’ questo uno degli indicatori del cambiamento, probabilmente accelerato dalla crisi economica ed occupazionale, che evidenzia una rimodulazione delle scelte nella direzione di rafforzare le competenze professionali dei giovani per facilitarne l’inserimento nel mercato del lavoro, scegliendo quelle filiere che danno maggiori opportunità occupazionali.

Con queste caratteristiche si presenta oggi in Italia la filiera dell’IeFP che rappresenta la prima e fondamentale gamba di ogni sistema duale; l’altra è l’apprendistato. Tuttavia la dinamica di questi due attori, che sono chiamati a cooperare sempre più sinergicamente per dare una marcia in più al difficile percorso del rilancio dell’occupazione giovanile in Italia, è stata divaricante. Al crescere della prima, corrisponde oggi un forte calo dell’apprendistato che va ben oltre all’andamento congiunturalmente negativo del mercato del lavoro giovanile, evidenziando elementi strutturali di crisi. Parlare quindi della costruzione di un sistema duale italiano – dibattito aperto su cui finalmente, con questo governo, qualcosa si muove – significa implicitamente affrontare le ragioni di debolezza dei due principali sistemi che ne caratterizzano l’esistenza.

I dati relativi ai rapporti di lavoro in apprendistato di questi ultimi anni evidenziano con chiarezza la strutturale riduzione di consenso verso questa forma contrattuale che oggi raggiunge appena 469.855 apprendisti di cui, l’insignificante numero, di 3.842 minori. Nel volgere di pochi anni l’apprendistato ha perso oltre il 40% di addetti, indice di come la politica non ha saputo declinare unitariamente le politiche dell’apprendistato con un parallelo rafforzamento della formazione. Infatti le imprese, particolarmente quelle piccole, si sono trovate a fronteggiare ostacoli e complicazioni, anche legati alle incombenze di ordine amministrativo e ai farraginosi vincoli procedurali, che hanno scoraggiato il ricorso a questa forma contrattuale. Le procedure di svolgimento della formazione sono state vissute dalle imprese certamente troppo complicate e difficili proprio per la mancanza di una tradizione consolidata di relazioni tra sistemi formativi e imprese.

Dopo un decennio di crisi l’apprendistato, e quindi la stessa possibilità di costruire un sistema duale in Italia, è arrivato ad una svolta ineludibile. O una profonda innovazione ne potrà garantire il futuro, oppure bisognerà prendere atto dell’inesorabile sconfitta di ogni prospettiva di sistema duale; anche perché l’apprendistato rappresenta oggi l’unico contratto a causa mista che incorpora obbligatoriamente i percorsi formativi.

In attesa di far maturare un percorso nuovo non resta che sperimentare qualche nuova formula innovativa. Il MIUR ha messo in campo una intesa con ENEL per la realizzazione di percorsi duali in apprendistato per 150 giovani; lo stesso Ministero del Lavoro metterà in campo nei prossimi mesi un piano di azioni per favorire nei territori nuovi modelli sperimentali di gestione dell’apprendistato in particolare di quello di primo livello.

Anche altre forme rappresentano modalità di sviluppo del sistema duale. All’interno delle scuole secondarie superiori si è andata consolidando l’esperienza di apprendimento in alternanza, soprattutto nei 4i e 5i anni. Ancora la percentuale di studenti coinvolti è limitata, attestandosi all’8% circa del totale degli iscritti, ma il trend certamente è in continua crescita. A rispondere con maggiore slancio a questa importante innovazione vanno sicuramente sollecitate le stesse imprese, ma va anche profondamente educata la classe insegnante, per superare un consolidato convincimento che solo la scuola è il luogo dell’apprendimento. Risulta invece stabile il ricorso allo stage in impresa nella FP, che riguarda oggi l’intera platea degli allievi iscritti nei percorsi di qualifica.

Infine i Tirocini curricolari. Questa travagliata esperienza, più volte soggetta a variazioni, deve ancora dispiegare le propria potenzialità. Non mancano le contraddizioni, la principale delle quali riguarda un uso spesso sostitutivo del rapporto di lavoro e l’indebita concorrenza con l’apprendistato.

Merita non ultimo, un rapido accenno alla cornice di riferimento dentro cui vanno iscritte tutte queste forme di dual system del modello italiano. Si tratta di un tema di forte attualità perché inserito dentro ai recenti provvedimenti del Job Act in discussione alla Camera e che sarà oggetto dei successivi decreti attuativi. Si tratta di ridisegnare in una corretta relazione di rete i rapporti che devono contraddistinguere i diversi soggetti che operano nell’ambito delle politiche attive. C’è una forte necessità che l’intero sistema di istruzione e formazione assuma una funzione strutturata e sistematica verso le giovani generazioni nel gestire tutte quelle misure che sono parte integrante dei processi di intermediazione nel mercato del lavoro. Orientamento, certificazione delle competenze, offerta di percorsi formativi di specializzazione o riqualificazione mirata al lavoro, gestione dell’alternanza, dei tirocini e della formazione in apprendistato. Tutto ciò deve diventare servizio permanente e qualificato rivolto all’intera platea dei giovani che frequentano le istituzioni scolastiche e formative, nonché riferimento per le imprese perché segnalino i propri fabbisogni.

E’ probabilmente questo il passaggio più importante per la costruzione di un vero sistema duale italiano: comporre reti di servizi, nella gestione delle politiche attive, dove sotto la regia dei Centri per l’Impiego, certamente da migliorare, si sviluppino forti sinergie per contrastare la più pesante piaga del mercato del lavoro rappresentata dall’enorme e insostenibile disoccupazione giovanile.

Scuola democratica
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